“Accetto miracoli”: la straordinaria storia di Emanuela

Uno stato su whatsapp, “Accetto miracoli” e poi il buio la inghiotte per mesi. Quando si risveglia in una stanza di ospedale, fuori c’è il lockdown, il covid e niente è più come prima. Questa è la storia di Emanuela

26 febbraio 2020. Mentre tutti stanno ancora chiedendosi dov’è finito Bugo, i tg cominciano a dire che c’è un brutto virus influenzale. Una sera come tante. Non fa particolarmente freddo ma le luci gialle delle finestre fanno intravedere le ombre delle mamme che stanno per mettere in tavola la cena. Una di quelle sagome è di Emanuela, mamma di due splendide ragazze, un marito che adora e che l’adora.

Forse sarà la stanchezza del lavoro, forse solo un pò di stress, all’improvviso la sua sagoma sparisce da dietro i vetri. Emanuela ha un piccolo mancamento da cui si riprende quasi subito. “Non fa nulla, mettiamoci a tavola, che tra poco inizia ‘Chi l’ha visto'”.

Mette uno stato su whatsapp prima di dormire, “Accetto miracoli”, punta la sveglia per il giorno dopo e spegne la luce.

Una storia color…porpora

La mattina non si sente un granchè in forma e infatti, dopo poco cade di nuovo a terra, ma questa volta è più serio. Ha la febbre alta e non connette. La corsa in ospedale, incosciente. E’ il 27 febbraio 2020.

9 marzo 2020. Data storica, indimenticabile. L’Italia entra in lockdown. Le strade sono spettrali, nessuno in giro. La gente canta dalle balconate, mette bandiere e lenzuola. “Andrà tutto Bene”. Le tv trasmettono bollettini che sembrano di guerra. Ospedali pieni, terapie intensive al collasso, medici e infermieri diventano gli eroi degli italiani. Non si era mai visto un periodo così, senza essere in guerra. E’ il covid, è ovunque e uccide.

Ma Emanuela non lo sa, sta dormendo il sonno profondo del coma.

Diagnosi: Porpora di Shöenlein-Henoch.

Un caso raro per un adulto, poichè è un virus che colpisce maggiormente i neonati.

Mentre nell’ospedale si scatena l’inferno per i malati di covid, in terapia intensiva c’è anche lei. I medici non hanno molta scelta. Serve vascolizzare il cervello. Si penalizzano le estremità. Mani e piedi cominicano a non ricevere più sangue.

Emanuela dorme, non si accorge di nulla. Emanuela dorme.

Il risveglio

La primavera è ormai inoltrata, ma il lockdown non è ancora finito. Emanuela si sveglia in questo scenario. Immaginate cosa può voler dire. Per tutti noi è stato uno shock stare chiusi in casa, non poter vedere i famigliari, non potersi abbracciare. Una condizione che ha sconvolto le nostre vite e ci ha turbato psicologicamente.

Ora immaginate questa donna che si addormenta a casa e si sveglia in ospedale. Non può parlare e non può muoversi. La solitudine è totale.

Le figure intorno vestiti come i RIS, nessun famigliare che viene a trovarla. Come si fa a spiegare il covid, il lockdown e tutto il disastro che c’è fuori? Come fai a spiegare perchè non può avere un abbraccio, perchè non può vedere la sua mamma, le figlie e il marito?

Ma soprattutto, mettetevi per un attimo nei suoi panni, come si fa a credere a tutto ciò?

E poi viene il momento in cui bisogna anche spiegarle come sta. Si perchè Emanuela si sente tutta intera, ma non è così. Non ha più le dita dei piedi, ne i talloni. Non ha più due dita delle mani e le necrosi sono avanzate lungo le estremità.

E’ quasi estate. Accetto miracoli.

In cammino verso la consapevolezza

Finalmente Emanuela lascia la terapia intensiva. Il personale del reparto le ha acceso la TV e adesso Emanuela comincia a capire. Le cure sono costanti e amorevoli. E’ diventata la mascotte dell’ospedale. L’unica ad essersi guadagnata un posto in terapia intensiva prima di tutti gli altri. La prendono in giro bonariamente, ma sono convinta che è lei, la dentro, a far sorridere tutti. Perchè Emanuela è così, un clown con un sorriso di scorta in tasca per ogni evenienza, anche quando i suoi occhi sono velati dalle lacrime.

Non può ancora tenere il telefonino in mano, le bende non glielo permettono, ma lì sono tutti gentili e grazie all’aiuto degli infermieri, è riuscita a sentire la voce della sua famiglia.

Emanuela piange di gioia e di dolore.

E’ quasi estate ma non potrà andare al mare, come tutti gli anni. Ha una camera prenotata in un altro ospedale.

L’estate sta finendo

Il calvario continua. Le cure anche. E inizia la fisioterapia. Fuori dalla finestra le giornate cominciano ad accorciarsi. Le foglie cominciano a colorarsi di giallo. 21 settembre 2020. Inizia ufficialmente l’autunno.

Buongiorno eh…buongiorno una cippa! Sono sveglia e finalmente posso parlare“. L’audio su whatsapp è come un tappo di champagne nella notte di capodanno. Non me l’aspettavo e sono talmente felice che non posso aspettare. La chiamo e la mezz’ora di chiacchierata vale quanto dieci mesi di psicanalisi.

L’ascolto mentre mi racconta tutto fin dall’inizio. Mi manda foto e video. E’ cambiata tanto, ma non dentro, se non in meglio.

Mentre l’ascolto penso a quante lamentele sprechiamo ogni giorno, quante piccole cose non catturano la nostra attenzione e invece sono perle nella nostra vita.

Penso a quante cose abbiamo condiviso, penso a quante volte abbiamo preso un caffè veloce e ci siamo scambiate battute su Baglioni, cantante che lei adora e penso a quando ho rischiato il pass a Sanremo per fargli avere l’autografo sul suo cd preferito.

Mentre parla vedo ancora il suo stato su whatsapp “accetto miracoli”, e penso al suo ultimo post su facebook, scritto il giorno prima di tutta questa brutta avventura.

A tutte le mie amiche

A tutte le mie amiche dai 45 anni in su… la maggior parte di noi sta attraversando la seconda fase della nostra vita. Siamo in quell’età dove vediamo le rughe, i capelli grigi e forse i chili extra. La menopausa può essere apparsa o sta solo aspettando dietro l’angolo. Vediamo le belle 25enni e ricordiamo.

Ma ne abbiamo avuto anche noi 25, proprio come un giorno loro avranno la nostra età. Portano in tavola la loro giovinezza e la loro scorza, noi portiamo la nostra saggezza, esperienza e i ben guadagnati capelli grigi …Abbiamo cresciuto figli, gestito famiglie, pagato le bollette, trattato con malattie, tristezza e tutto il resto che la vita ha voluto assegnarci.

Siamo sopravvissute… siamo guerriere nella quiete… siamo donne… come un’auto classica o un vino pregiato.Abbiamo anche riso, gioito, amato, cantato, ballato, e ancora amiamo farlo. E se i nostri corpi potrebbero non essere quello che erano una volta, portano le nostre anime, il nostro coraggio e la nostra forza. Tutte noi entriamo in questo capitolo della nostra vita con umiltà, grazia e orgoglio su tutto ciò che abbiamo passato e non dovremmo mai sentirci male per invecchiare. È un privilegio che si nega a molti”.

Accetto miracoli!

Emanuela non è una superstar del web, non è un’influencer, non è un’attivista politica. Emanuela non ha una storia di violenza domestica ne di stalker. La storia di Emanuela è una storia che nasce in periodo di Covid ma non c’entra con il Covid. Ma la sua storia è lo stesso un esempio di coraggio e di forza, di straordinaria determinazione e voglia di vivere.

E sono proprio quella sua determinazione e voglia di vivere ad accompagnarla ogni singolo minuto nel lungo percorso di riabilitazione. “Accetto miracoli” aveva scritto, e con la sua grande fede è andata incontro al suo.

E’ sempre stata una donna con carattere straordinario, una generosità infinita e una straordinaria fede in Dio. Una di quelle piccole figure pacioccone, che quando le abbracci sono morbide e profumano di buono. Due occhi tondi, grandi e sinceri di cui ti fidi a prescindere fin dal primo momento.

Emanuela è così.

Oggi è il 6 novembre 2020, e finalmente, Emanuela torna a casa.

Accetto miracoli
Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”