Sergio Aimasso e Lucia Sconfienza hanno il dono della cromaticità, ossia del colore specificato nella sua purezza, indipendentemente dalla luce. Difficile? No, basta osservare una delle opere. Sono percezioni che arrivano direttamente dal colore steso sulla tela, o sulla scultura. Sinergie di toni che catapultano in visioni che sono veri e propri viaggi in mondi lontani, fantastici.
Sconfienza e Aimasso sono due artisti di Giaveno che approdano, in un sodalizio artistico che dura da circa un quarantennio , a un’ arte che mette insieme le esperienze di una lunga ricerca e sperimentazione. Un arte fatta di elementi astratti e surreali, classici e romantici mescolati in una ingegnosa miscela. Ordine e improvvisazione, parte razionale e immagini fantastiche, sinergie che danno vita ad opere con una ragione che va a cercare spunti nell’inconscio.
Sconfienza e Aimasso: bisogna osare
“Per favorire l’ispirazione bisogna anche osare praticando una sorta di temerarietà intellettuale. Lo spirito va oltre al balbettio della mente..è possibile dare corpo alle parole“. Cosi si descrivono, Aimasso e Sconfienza, raccontando la loro vita creativa in Sinergia appunti sull’arte, Edizioni della Lumaca, 2021.
Per entrambi comunque l’arte è il tentativo di spostare più in là l’immaginario. Infatti il bello di guardare le loro opere è che si finisce sempre in un “altrove”, in un luogo dove i due artisti fanno immaginare quello che con gli occhi non è possibile vedere. Per loro sono perfettamente calzanti le parole di Oscar Wilde :” nessun grande artista vede mai le cose come realmente sono. Se lo facesse, cesserebbe di essere un artista“.
Aimasso, cosa può essere l’opera d’arte?
Sergio Aimasso racconta di come la sua arte sia stata forgiata alla scuola del pittore Raffaele Pontecorvo, incontrato intorno agli anni ’70, tramite un mercante d’arte. E di come Pontecorvo lo invitò a rivedere delle opere seguendo le tracce che man mano gli forniva. Forse proprio questo continuo divenire e imparare sull’arte, dall’arte stessa, porta Sergio a chiedersi “che cosa può essere l’opera d’arte?” Intrigante la sua risposta : “un’ilusione nella grande illusione dell’essere“.
Ma Aimasso, per spiegare l’arte, cita anche Mondrian come uno dei più grandi indagatori sulla razionalizzazione del colore. Perché il colore “è razionalizzabile solo nei primi passaggi, nei quali si sceglie la temperatura cromatica dell’immagine“, “dopo è affidato all’intuizione e all’istinto dell’autore: il famoso estro artistico” .
Sconfienza : Accogliere il momento
Lucia Sconfienza invece si affida, per narrare la sua arte, alle parole di Duchamp: “apprezzare l’importanza del caso”. Nel senso di non mandare i colori a spasso nel caso, ma guidare la casualità. “Accogliere il momento, non preordinato, non pensato, sconosciuto ma presente“.
“Ci sono diversi modi per ottenere un’immagine scultorea – spiega Lucia -. Io procedo per assemblaggio di fogli di compensato di diverso spessore per ottenere i diversi piani, naturalmente partendo da un disegno precedentemente costruito. Dopo aver incollato si gratta per arrotondare, o appuntite, o ondulate. Si scava per definire. Si leviga per chiarire e veder nascere la scultura immaginata, realizzata nei minimi particolari“.
Le parole del curatore Bruno Portigliatti
Da poco si è conclusa l’ultima loro mostra, Percezioni, alla pinacoteca Francesco Tabusso di Rubiana a cura di Bruno Portigliatti che così li descrive. “I colori che si estendono sulla superficie delle tele e sul modellato delle sculture sono vivi e brillanti. Un vero trionfo di policromie potenti e audaci. È un lungo cammino quello che ha condotto questi due artisti alla ricerca dell’impossibile, di una conoscenza per certi versi ormai perduta”.
Nel video qui sotto, Marco Marzi curatore della Pinacoteca Tabusso presenta e racconta quest’ ultima mostra insieme ai due artisti.