Alex D’Herin Live…e mi bevo un caffè…col pubblico

Il lungo periodo di lockdown, tra le altre restrizioni, ha imposto il blocco totale dell’attività live, e per chi vive di questo, come il sottoscritto, questo è stato probabilmente l’aspetto più duro da digerire. Sei mesi senza musica dal vivo, senza concerti da recensire, senza spettacoli da andare a vedere: una condanna a morte. Il lungo periodo di lockdown forse è alle spalle, ed è con vero piacere che son “tornato al lavoro”, assistendo allo show di un grande artista, un amico: Alex D’Herin live.

Quasi come una liberazione, è arrivato finalmente il momento di tornare a fare quello che amo di più al mondo: andare a un concerto, naturalmente ascoltare chi si esibisce (potrà sembrare ovvio, ma per tanti colleghi non lo è), scriverne un articolo, meglio ancora con una chiacchierata con il protagonista.

Risalendo il fiume

La location, per questo ritorno alla normalità (si, vabbè, più o meno), è decisamente interessante, e non priva di fascino: il foyer del Pala Alpitour, adattato ed arredato in perfetto stile lounge bar, e un piccolo palcoscenico, dove si esibiranno diversi artisti, per una serie di spettacoli organizzati da Mixto Events Torino.

Non sarà facile comunque, ritornare alla normalità: la distanza da palco, la distanza tra i presenti, previste dalle normative vigenti, saranno scogli difficili da superare, almeno inizialmente, per gli artisti e per il pubblico. Starà alla bravura, al feeling che si verrà a creare tra artista e platea, l’accorciare queste distanze, imposte da terzi: distanze forse impercettibili, ma decisamente tangibili. Alex D’Herin, con il suo live, c’è riuscito perfettamente. Ma di questo parleremo durante l’intervista.

Alex D'Herin in un primo piano sorridente con un mixrofono sulla destra

Alex D’Herin live

Uno spettacolo diviso in diversi segmenti, rigorosamente unplugged, “one man band”, tra voce e piano e chitarra acustica.

Una prima parte, voce e piano, che mette in evidenza la vena da chansonnier del cantautore torinese, molto swingante e colorata, una parte voce e chitarra, che manifesta l’anima più cantautorale, a base di tenere ballate, condite dall’armonica a bocca.

Ma non è tutto, anzi è il contrario di tutto.

Sì, perché nella seconda parte dello show, da buon giocatore di carte, tipo uno che “faceva il grano col tresette”, Alex D’Herin cala l’asso nella manica: un segmento voce e piano completamente cantautorale, e il successivo blocco di canzoni, per voce e chitarra, swingante e ritmato. Sorpresa gradita.

Diverse anime in un unico corpo. Una serie di canzoni, che sono poi nient’altro che storie vissute, esperienze, a volte amare, di vita, raccontate con quella voce scura, profonda, rauca come quella di chi ha fumato “mille sigarette”: un vero marchio di fabbrica.

Alex D'Herin live nella foto in bianco e nero seduto davanti a un microfono con chitarra in mano

E mi bevo un caffè…col pubblico

Una serie di canzoni che entrano subito in testa, da “Tunga tunga” a “Les papillons” (bellissima, uno dei momenti più alti dello show), passando per “Barcelona” e “Tango tinto”, piuttosto che “Il sogno americano” o “Baila”.

Alex D’Herin passa con grande disinvoltura dal pianoforte alla chitarra acustica, senza dimenticare l’armonica a bocca, e una serie di ammennicoli a pedale (stomp box), che non fanno rimpiangere la batteria vera e propria. Un grande performer: chansonnier, cantastorie, cantautore, fate voi. Non rimarrete delusi.

E non poteva certo mancare “E mi bevo un caffè”, il nuovo singolo, proposto per la prima volta in versione live, rigorosamente acustica: se possibile, visto il successo che sta riscuotendo, ancora più intrigante.

“…ma la vita è tutta qui, sono già stanco ed è solo lunedì…”: finisce così una splendida serata, col pubblico che canta il ritornello. E da qualche parte, lassù, Fred e Gipo applaudono.

Alex D'Herin live nella foto Alex sta suonando una tastiera e canta

L’intervista

Dopo lo spettacolo non poteva mancare una chiacchierata col protagonista. Viste le cose che abbiamo in comune, avremmo potuto chiacchierare per ore, da buoni amici. Abbiamo cercato di contenerci…state tranquilli…ma abbiamo toccato diversi argomenti interessanti, qualcosa vi ho già accennato poco sopra, e c’è una sorpresa per voi.

No vi resta che guardare, e ascoltare.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.