Allevamenti di polpi: il crudele business della food industry

Si torna a parlare di allevamenti di polpo, ma questa volta la notizia non arriva dall’Australia o dalle Hawaii. Il primo allevamento di polpi sarà pronto per l’estate e sarà la Spagna a detenere il primato.

E’ notizie di questi giorni, che la multinazionale spagnola Nueva Pescanova (NP)ha annunciato di essere riuscita a generare le condizioni per allevare i polpi e che che inizierà la commercializzazione dei prodotti d’allevamento nella prossima estate. Si parla di una produzione di circa 3mila tonnellate di polpo all’anno.  

Infatti allevare polpi non è così facile.

Perchè è difficile allevare polpi?

Il polpo è un alimento molto usato nella cucina spagnola e, per far fronte alle richieste della food industry, allevarlo risulta essere la soluzione più vantaggiosa, dal punto di vista della domanda e del prezzo.

Non è facile allevare polpi. Ci hanno già provato in Australia, in Messico e alle Hawaii. Le difficoltà riscontrate sono molteplici.

Il polpo raggiunge in tempi brevi lo stadio adulto ed ha un ciclo di vita altrettanto breve: poco più di un anno. La difficoltà nell’allevarlo in cattività sta nello stadio larvale.

Già nel 2015 in Australia ci fu un tentativo di organizzare degli allevamenti di polpi. Tentativo che fallì proprio perchè non si riusciva ad alimentare le paralarve. Stessa cosa per le Hawaii dove l’azienda Kanaoloa Octopus Farm sta mettendo a punto un sistema di coltivazione di mangime , lo zooplancton, per sostenere le paralarve. Inoltre, la stessa azienda, per sostenere i costi di produzione e pagare le bollette, organizza regolarmente visite a pagamento, allo stabilimento e alle vasche di allevamenti. L’effetto ottenuto però non sembra dare riscontri positivi. Anzi, produce l’effetto opposto. L’azienda stessa ammette che 9 visitatori su 10 escono dal “tour” con la convinzione di non nutrirsi dei polpi cresciuti in cattività.

Infine, i polpi sono animali carnivori. Per nutrire una produzione come quella auspicata dall’azienda spagnola, occorrono 3 chili di sardine, aringhe e crosacei, per ogni chilo di polpo allevato. Il che significa che, per 3 tonnellate di polpo ci vogliono 9 tonnellate di pesce per alimentarli.

Un impatto devastante sulla popolazione ittica marina, che fa crollare ogni presupposto di sostenibilità e salvaguardia della fauna e della flora marina.

No agli allevamenti di polpi: sono esseri senzienti

La denuncia arriva dalla Compassion in World Farming che ha sporto formale richiesta ai governi, compreso quello spagnolo, di fermare e vietare le sperimentazioni di allevamenti di polpi.

La motivazione addotta è che tale pratica è una tortura inutile, con il solo scopo di lucro, come lo sono, del resto, anche tutti gli altri allevamenti in cattività.

Un esempio di straordinaria sensibilità al problema, viene dal Regno Unito, che ha ufficialmente riconosciuti i polpi, le aragoste e i granchi come esseri senzienti. Tale riconoscimento, invece, per l’UE è riservato solo agli esseri vertebrati, dotati di spina dorsale.

Un’assurdità, in un mondo progredito come il nostro, con le straordinarie qualità intellettive raggiunte dall’essere umano, accompagnate dallo sviluppo delle tecnologie esistenti ad oggi.

Senza contare il danno maggiore che sta proprio nell’importanza delle qualità del polpo stesso.

Le straordinarie qualità del polpo

Il polpo rientra nella classifica dei dieci animali più intelligenti al mondo. Molti scienziati, infatti, sulla base di approfonditi studi hanno considerato il polpo un animale dotato di un’intelligenza diversa anche da quella dell’uomo, definendola quasi come una specie aliena.
Lo straordinario mollusco, visto l’ambiente in cui vive, ha la capacità di orientarsi anche nelle zone più oscure del mare.

Possiede, proprio come l’uomo, una memoria molto sviluppata ed è, inoltre, un animale curioso, simpatico e con un grande senso dell’umorismo. Questa sua innata capacità intellettiva deriva, innanzitutto, dalla sua conformazione fisica. Il polpo, infatti, è un animale costituito da una massa molle di tessuti, priva di ossa e di forma fisica. Per non parlare, poi, della sua straordinaria capacità di cambiare il colore della pelle, ovvero 177 volte in una sola ora.

E’ in grado di ragionare ed elaborare pensieri. Studia strategie a seconda della situazione di pericolo che incontra, mettendo in atto il travestimento adeguato e riuscendo così a sfuggire agli attacchi dei predatori.

Ha anche la capacità di provare gioia e di voler giocare con altri animali. E’ in grado di inventare e improvvisare, ma soprattutto è in grado di provare fiducia verso un soggetto.

Ma soprattutto, la vita di un polpo è legata alla procreazione. Quando si accoppia, non si muove più dalla sua tana, si nutre a stento e ossigena le uova attraverso un sifone. La gestazione è l’inizio della sua fine e schiusa è il momento in cui la piovra morirà.

Come facciamo a sapere tutte queste cose? Fino a qualche anno fa non si sapeva molto della vita di un polpo. Poi, è arrivato il docufilm “Il mio amico in fondo al mare“, premio Oscar al miglior documentario.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”