SalTo Rewind: Antonello Venditti “Nella notte di Roma”

Solitamente, in questo periodo dell’anno, si svolge a Torino il “Salone Internazionale del Libro”: appuntamento diventato nel corso degli anni un “must” per gli amanti della lettura e della cultura. Quest’anno niente salone (almeno per il momento, è a data da destinarsi), niente concerti, niente spettacoli, causa Coronavirus. Con SalTo Rewind torniamo indietro con la memoria, al Salone del 2016, all’incontro con Antonello Venditti in occasione della presentazione del romanzo “Nella notte di Roma”.

Torino, maggio 2016: Antonello Venditti

Non è un peccato che Roma, unica com’è sia ridotta così, ma è l’unicità di Roma il suo peccato. Il peccato è Roma stessa, il vizio originario di una città da cui tutto ha avuto origine”. Queste parole, scritte nella IV di copertina, riassumono al meglio il senso di “Nella notte di Roma” (Rizzoli Editore), il romanzo di Antonello Venditti. Anzi il “romanzetto” come lo ha amorevolmente definito lo stesso autore.

Microfono in pugno Antonello sale sul palco e per quasi un’ora e mezza incanta la “Sala 500” dell’Auditorium del Lingotto, gremita all’inverosimile.

Roma Capoccia

Un monologo coinvolgente, come solo lui sa fare, anche durante i concerti, dove racconta la nascita dell’opera: ”tutto nasce da una tempesta di…merda”. Una cena a cui doveva partecipare  e alla quale non parteciperà, l’incontro casuale con una ragazza, Laura, non di Roma, e il viaggio attraverso la città illuminata. Antonello e Laura diventano “complici” di una notte dove lo scontro generazionale fra una giovane ragazza e l’uomo maturo, diventa un modo per riscoprire la città, con i suoi pregi e i suoi difetti, per ripensare alle cose che cambiano per poi poterle rivivere.

Il libro è una profonda riflessione su Roma, la “Roma Capoccia”, città “amata forse più da chi sta fuori che dai romani stessi”, la Roma raccontata in tante canzoni.

Roma che si appresta all’ennesimo cambio di amministrazione e qui Antonello si lancia in un accorato appello al Sindaco che verrà, appello dettato dal cuore di un romano che ama la propria città visceralmente, perdutamente e che soffre, soffre tantissimo nel vederla così maltrattata dagli stessi romani.

Torino non è soltanto un nome

Antonello ama non solo la sua città, ma anche Torino, che è “l’altra faccia della stessa Roma”, non ne fa mistero e passa parecchi minuti a raccontare il suo rapporto d’amore e di rispetto verso un posto “dove mi sento a casa, da sempre e nel quale torno sempre volentieri”.

Solo dopo mezz’ora di monologo, divertente, sentito, coinvolgente, Antonello presenta quelli che definisce “I miei ospiti”: l’avvocato Luca Bardo e Gabriele Ferraris, critico musicale de “La Stampa”.

Tu dove sei, coraggio di quei giorni miei

Ma Antonello non è solo il libro che presenta. Con Antonello è molto difficile restare “sul pezzo” e come ogni volta che sale sul palco, come ogni cazzo di volta che lo vado ad ascoltare, lui diventa la mia macchina del tempo. Quello che mi fa prendere coscienza che “Mai nessun video mai” mi può far rivivere gli anni veri, si, quelli veri, quelli della forza dei miei vent’anni, quelli dove c’erano i rossi e i neri, quelli dove la contestazione era unità, forza popolare, quelli dove noi ragazzi del ’66, del ’86 e via discorrendo, credevamo in un mondo migliore, ci battevamo per quello in cui credevamo. Eravamo forti e imbattibili e sicuri di noi.

Lui ha visto tutto della sua Roma di quegli anni, come io ho visto tutto della mia Torino di quel tempo. “…tu dove sei, coraggio di quei giorni miei…”.

Antonello Venditti, nella notte di roma. Nella foto il cantante seduto al pianoforte, intento a suonare, che indossa una giacca di pelle nera
SalTo rewind: Antonello Venditti “Nella notte di Roma”- Salone del Libro di Torino 2016 – Foto di tina Rossi Ph

Viva la libertà

Eh già. Siamo rimasti ancora noi, forse pochi, ma veri, noi che facciamo mestieri strani, che viviamo fuori dagli schemi, fuori dal sistema, siamo anomali, eccentrici e magari stiamo anche un pò sul culo, ma siamo come eravamo, coerenti e sognatori. E ci ritroviamo seduti a gambe incrociate, davanti ad Antonello che riesce a risvegliare anche in quelli che erano e che non sono più così, quella parte sopita di loro, quella che portano sotto la loro bella camicia bianca, incravattati dal sistema che non è quello per cui abbiamo lottato.

Ma Antonello no, lui è ancora lì, con la sua t-shirt e la giacca di pelle e dice ancora “viva la libertà“. E lo racconta ad una perfetta sconosciuta di nome Laura, incontrata per caso in una tempesta di merda, in una delle più banali notti di Roma.

Notte prima degli esami

Avrei voluto chiedere ad Antonello quale canzone rappresenta meglio, o qual è la più adatta a fare da colonna sonora al suo “romanzetto”. La risposta me la da sedendosi dietro al pianoforte ”casualmente” sistemato ad un lato del palco: è bastato il primo accordo di tastiera e già le lacrime mi bagnavano gli occhi, le stesse lacrime che cominciano a scendere mentre scrivo queste ultime righe.

Notte prima degli esami”, e non poteva essere che così: protagonista “Laura”, la ragazza del libro e non la “Claudia” del testo originale.

E la memoria va immediatamente alla notte prima dell’esame di maturità, il mio e quello della mia compagna di vita: quel tragitto che porta da Moncalieri a Superga, in motorino la prima volta e in macchina la seconda, per chiedere a Capitan Valentino e ai suoi Invincibili, la forza e il coraggio per superare la prima vera prova della vita.

Che fantastica storia è la vita

Ricordi che affiorano, dolci e struggenti, solo grazie alle canzoni di Antonello Venditti, unico a saper descrivere “che fantastica storia è la vita”. Amore e calcio: due argomenti cari sia a chi scrive che al cantautore romano, che anche nel nuovo libro non può fare a meno di parlare anche di Francesco Totti, al quale dedica ampio spazio.

Ancora una volta Antonello è riuscito a parlare di musica, di problemi sociali, di amore in senso lato, con quel carisma, quella personalità, quel fascino che solo lui possiede e che ne fanno un personaggio inimitabile, nel panorama italiano, non solo musicale, perchè sarebbe troppo restrittivo.

Nella notte di Roma di Antonello Venditti la copertina del libro su sfondo di ciottoli grigi un cuore bianco con il titolo al centro
SalTo rewind: Antonello Venditti “Nella notte di Roma”- Salone del Libro di Torino 2016
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il maggio dei libri
Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.