Il castoro: il buffo falegname della natura

Il castoro è da sempre uno tra gli animali più curiosi e buffi da scoprire. Un animale dall’aria simpatica che, a causa del bracconaggio sta scomparendo, soprattutto in Europa. Ma scopriamo qualcosa in più su questo animale che vale la pena proteggere.

Conosciamo il castoro

Questo cicciotto roditore possiede una coda, ricoperta di scaglie, che utilizza come strumento di comunicazione in caso di pericolo. E’ lunga 25 centimetri e, per dare l’allarme, la sbatte con forza sull’acqua. Ma oltre a questo, il castoro utilizza la sua coda per darsi sostegno durante la posizione eretta, oppure come timone quando è impegnato a nuotare.

Il castoro, inoltre, è un animale che possiede delle ghiandole odorifere anali. Queste secernono il castoreo, una sostanza che sembra essere simile al muschio e che utilizza per segnare il territorio.

Questo buffo roditore si muove in maniera alquanto bizzarra e goffa solamente quando si sposta sulla terra ferma. In acqua, invece, assume movimenti molto più aggraziati e può resistere in apnea fino a 15 minuti. Ciò è possibile anche grazie alle sue ciglia trasparenti, che fungono come una sorta di maschera da sub, e al pelo che è ricoperto di un olio impermeabile.

Il costruttore di dighe

Sembra quasi assurdo, ma il castoro possiede una grande abilità. E’ un animale che non ha alcun problema ad andare sott’acqua, ma soprattutto è in grado di costruire dighe alquanto robuste. Utilizza il legno degli alberi, privo di corteccia, per costruire anche le tane. Ad oggi, la diga più lunga si trova in Colorado e misura 300 metri.

Il castoro costruisce le dighe soprattutto in estate, caratterizzate da una struttura alquanto intricata. Dopo averla fissata a rive con delle pietre, utilizza poi i rami per creare un intreccio e compatta il tutto con l’utilizzo di foglie e argilla, per ottenere così uno strato impermeabile. Bisogna dire che sono delle costruzioni alquanto geniali utilizzate come estensioni per le loro tane.

Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.