“Catch the fox” la nuova versione del top-single anni ’80

Catch the fox”: correva l’anno 1986, quando Den Harrow presentò il nuovo singolo, tratto dall’album “Day by day”.

Anno domini 2020: fuori una nuova rivisitazione del mitico brano, del mitico decennio, realizzata da El Tano Project (feat. Paps, Ricky Santoro, Dj stecca, Gianni Doo).

Catch the fox – The original

Una canzone atipica rispetto al classico hit da italo disco anni ‘80: niente “clap” in levare, niente “boom” in battere, niente ritmo binario martellante. Una canzone classica di rock disco, addirittura più fine anni ’70, con cassa in quattro e stacchi da paura.

Ho sempre pensato che, con qualche schitarrata in più, e magari i fiati nel ritornello, al posto del synth, avrebbe potuto tranquillamente far parte della track list di album come “Notorius” dei Duran Duran, o “Through the Barricades” degli Spandau Ballet. Nessuno si sarebbe scandalizzato. A modo suo un capolavoro, anzi un “Masterpiece“.

E’ stata per una stagione intera la canzone d’apertura del mio dj-set, e vi garantisco che era molto catching: buio e fumi a volontà sull’intro strumentale, tripudio di luci e mirrorball in azione, al primo stacco di batteria. Che ricordi, e che tempi. Ah, dimenticavo, i dischi erano rigorosamente in vinile!

El Tano Project

Ho ascoltato il teaser qualche giorno fa, e non volevo crederci. Ho riascoltato più volte il brano completo, e continuo a non crederci. Mi viene in mente un hashtag che uso frequentemente in occasione del Festival di Sanremo: #stendiamounvelopietoso.

Sarà che “sono troppo vecchio per queste stronzate” (cit), sarà che forse non riesco a capire fino in fondo i voli pindarici che può provocare la creatività o la fantasia, ma a tutto c’è un limite.

O per meglio dire, ci sono delle pietre miliari, dei veri brani cult, indipendentemente dal genere e dal periodo, che non si possono, e forse non si devono, coverizzare, altrimenti si rischia di cadere nel ridicolo. Appunto.

Un esempio banale? La versione chitarrina trullallà di “Centro di gravità permanente”, del sommo Maestro Franco Battiato, realizzata di recente da Biagio Antonacci. Non è cosa.

In questo caso specifico, non è cosa utilizzare il ritmo reggaeton stravolgendo il contesto originale, non è cosa l’uso dello spagnolo nel testo, non è cosa la voce con l’effetto barrito d’elefante in amore (leggi autotune), ormai stra abusato e, alla lunga, quasi fastidioso. Ripeto e ribadisco: non è cosa. Per non parlare della trombetta cubana nel refrain.

catch the fox - El Tano Project (feat. Paps, Ricky Santoro, Dj stecca, Gianni Doo).

Memories of mad desire

Memorie di un tempo che fu, ma che non è un ritorno al futuro.

Catch the fox” by El Tano Project piacerà di sicuro a chi ha vent’anni o poco più. Già li vedo con un drinkino in mano, sulla spiaggia, a dimenarsi entusiasti sulle note di questo remix.

Invece chi vent’anni o poco più, li aveva negli anni ’80, sicuramente rimarrà inorridito nel sentire sta roba. Già li vedo agitarsi nervosi, con una voglia matta di picchiare il deejay.

Metafora: la differenza che c’è fra una pizza preparata da Raffaele, il mio pizzaiolo di fiducia, cotta nel forno a legna, con una pizza surgelata comprata al discount e riscaldata nel forno a microonde.

Il sommo Maestro diceva: “Sul ponte sventola bandiera bianca”.

Credits

Il video, parafrasando Andrea Roncato nel film “Acapulco, prima spiaggia…a sinistra”, risulta essere “un bel giro di culi“: chicas locas, sol, mar y diversión. Quieres más?

Catch the fox” (Believe Music – Paperino Edizioni Musicali) è disponibile su YouTube e sulle piattaforme digitali dal 7 agosto.

Potete seguire El Tano Project su Facebook, Instagram e sul canale YouTube.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.