Cinema horror shock – Una serata con dei film da trauma emotivo

Togliamoci il pensiero: oggi parliamo di horror molto violenti, un po’ diversi dai film per tutti che consigliamo di solito, quindi mettiamo un bel vietato ai minori sottinteso fin da subito.

Attivate il parental control, serrate i lucchetti sulla tastiera o coprite semplicemente gli occhi ai vostri bimbi, risparmiandogli un bel trauma emotivo giovanile.

Questo e’ uno di quei generi di film che da sempre non ha mezze misure.

Ampiamente sconsigliato ai deboli di cuore o di stomaco, molto semplicemente o lo ami o lo odi.

Questa tensione è insopportabile, speriamo che duri

Ma ci sono modi e modi di fare una spremuta di sangue cinematografica.

C’e’ chi ricorre alla cattiveria fine a se’ stessa che non ha nulla da dire e nulla ti lascia arrivati ai titoli di coda.

Altri invece, riescono ad osare e comunicare qualcosa con uno dei generi cinematografici che più offrono la possibilità di mostrare visivamente.

Oltremodo poi, prima di arrivare al sangue e all’orrore, c’è prima il terrore e la tensione insopportabile che lo precede.

Forse noi amanti degli horror siamo malati, chi lo sa, può darsi che ci piaccia soffrire.

Perciò facciamoci del male tutti assieme e buona visione a tutti.

1- Martyrs (2008)

Due ragazze che guardano in alto

Martyrs e’ una storia che comincia con una ragazzina che viene rapita e torturata da una setta di psicopatici religiosi.

Miracolosamente riesce a fuggire ma, una volta soccorsa in ospedale, non vuole assolutamente parlare di quello che le è successo.

Una volta cresciuta pero i ricordi (e non solo) torneranno a tormentarla, costringendola ad andare in cerca dei suoi aguzzini.

Infatti assieme a lei c’erano anche altre vittime e il rimorso dal senso di colpa per non averle potute (o volute?) aiutare continua ad angosciarla.

Assieme a una vecchia amica conosciuta in ospedale dopo il fatto, comincia quindi a indagare sui pochi indizi a loro disposizione.

Inizialmente brancolando nel buio, arriveranno poi a scoprire un culto dell’anima dedito alla ricerca della verità assoluta sulla vita oltre la morte.

Occhio all’apparenza che inganna

Martyrs e’ degli horror piu’ violenti che abbia mai visto, un’ora e quaranta minuti di trauma emotivo cinematografico.

Ma di torture story e’ pieno il mondo e non e’ per questo che riesce a distinguersi dalla massa.

A prima vista e’ facile scambiarlo con il solito assembramento di personaggi che ne subiscono di ogni dagli psicopatici di turno.

Ma in realtà, la sua trama e i suoi personaggi buoni e cattivi sono molto piu’ profondi, sfaccettati e insolitamente motivati rispetto ai canoni del genere.

Percio attenti, bisogna fare sempre attenzione a banalizzare cosi facilmente, specie con un horror shock cosi visivamente d’impatto rosso sangue.

Morjana Alaoui e la sua amica Mylène Jampanoï formano una coppia bene assortita di ragazze candide e innocenti alla indefessa ricerca della verità.

Sebbene deboli e indifese contro la sadica cattiveria dei loro aguzzini, sono ben altro che il solito stereotipo di vittima urlante sotto tortura.

Semplicemente spaventoso è l’anziana Catherine Bégin nel ruolo della spietata Mademoiselle, capo e leader spirituale dei pazzi religiosi.

Il suo culto rapisce e tortura quasi fino alla morte le sue vittime con la bramosa speranza di scoprire cosa ci sia oltre la vita.

Sublime sublimazione dell’orrore

Il regista Pascal Laugier combina un film teso e affascinante ricostruendo da zero il genere horror con violenti impulsi classici e moderni.

Un lavoro di grande ricerca che mescola l’estetica di cult del genere come il nostro connazionale Dario Argento o gli irrazionali e fantasiosi Hellraiser.

Il suo scopo e’ fermarsi e ripartire trasformando il terrore in orrore senza snaturarlo, raccontando una storia più mostrando che a parole.

Anzi, possiamo dire che principalmente Laugier vuole disturbare profondamente lo spettatore senza arruffianarselo, lasciandolo a disagio e sconfortato per tutto il tempo.

Togliendoli quasi completamente il solito divertimento malsano dei torture porn, la sua ricerca filosofica del dolore e’ a dir poco lacerante.

La sublimazione del genere e la sua evoluzione viene poi confermata dai suoi film successivi.

Film come I bambini di Cold Rock e La casa delle bambole che sembrano quasi diretti da un altro regista, tanto sono diversi tra loro.

Ma, allo stesso tempo, la mano dell’autore pesa e si vede, cosi come la sua trasformazione e mutazione continua nel genere horror dai film più violenti a quelli più riflessivi e cerebrali.

Una ricerca che invito anche ad allargare agli spettatori: non fermatevi alla sicurezza di un tipo di film che vi e’ piaciuto, ma provate sempre cose nuove.

Magari resterete delusi da qualche titolo che non farà per voi, ma sicuramente non e’ mai tempo sprecato.

2- La casa di Jack (2018)

Uomo dietro un telo di plastica

Un uomo diventa un serial killer dopo una lunga vita piena di piccole follie fin dall’infanzia, forse vittima di un trauma emotivo che a noi sarà sempre sconosciuto.

A seguito di un primo omicidio avvenuto quasi per caso, la sua sete di sangue diventa sempre più lucida e stringente.

Dialogando con un misterioso interlocutore fuori scena, ferocemente critico verso la sua arte omicida, l’assassino ci confessa la quotidiana strage della sua follia.

Tuttavia, la sua e una follia che cerca rigorosamente di unirsi al suo amore per l’arte e l’architettura.

Cercando di seguire il proprio stile e gusto estetico, trasforma infatti una vecchia cella frigorifera in disuso nel suo personale museo degli orrori.

Il pazzo riesce a cavarsela sempre, a volte per ingegno e altre per fortuna, per ben dodici lunghi anni.

Un periodo in cui l’uomo mieterà innumerevoli vittime alla spasmodica ricerca estetica della sua perfezione criminale.

Una ricerca che avrà una conclusione insospettabile, riuscendo infine a coniugare sangue, arte e architettura nel suo ultimo incredibile atto di follia.

Umorismo inumano e l’arte del sangue

La casa di Jack e’ un lucido e raccapricciante ritratto della normale quotidiana follia di un atipico serial killer.

Abbiamo ammirato altre implacabili macchine di morte nel corso degli anni, tratteggiati da grandi attori diretti da straordinari registi.

Violenti omicidi di splendidi thriller horror come il cannibale psichiatra Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti o il più comune e ordinario feroce sociopatico di Henry, pioggia di sangue.

Ma in questo caso saliamo ulteriormente di livello per un film che non ha nessuna voglia di essere simpatico verso lo spettatore, mai.

Matt Dillon, nella migliore performance di tutta la sua carriera, e’ semplicemente agghiacciante nella sua indifferente passione artistica votata al male.

I suoi propositi di sangue vanno di pari passo col suo proposito di realizzare una casa e avere almeno una parvenza di vita normale.

Un progetto che pero’, eternamente insoddisfatto, finisce per costruire e demolire in continuazione.

La sua casa non vedrà mai la luce, cercando senza fine quella perfezione irraggiungibile cosi come nei suoi brutali omicidi senza senso.

Come suo Virgilio in questa divina commedia horror e’ affiancato da un Bruno Ganz dall’umorismo altrettanto graffiante, acuto e inumano.

Quasi come un arbitro e mentore delle sue azioni, lo guida omicidio dopo omicidio deridendo e svilendo i suoi sforzi fino all’estremo massacro finale.

Alla gogna senza vergogna

Un grande horror di Lars von Trier, inutilmente rovinato dalla gogna della censura cinematografica che ne ha stupidamente tagliato diversi violenti contenuti.

Una reazione spropositata a una infelice battuta su una collega ebrea del regista (anch’esso ebreo) che ovviamente si e’ tirata dietro il solito seguito di social-reactions.

Parlando d’altro, infine, vorrei citare il piccolo ma essenziale ruolo di una grande Uma Thurman per una scena sarcasticamente horror e quasi non-sense.

La donna con l’auto in panne da il via al truculento spettacolo, diventando la prima della lunga serie di vittime della lunga scia di sangue fino ai titoli di coda.

Il suo e’ un personaggio con cui non simpatizziamo affatto: superba, arrogante e antipatica, mettendo a disagio il protagonista tanto quanto lo spettatore.

Un incipit freddo e asettico che non cerca soluzioni ad effetto, in cui i ruoli di vittima/ carnefice del solito canovaccio da serial killer sembrano quasi rovesciati.

Un micro-film di 10 minuti che, quasi scollegato dal resto, e’ una perfetta risposta a se’ stante al perbenismo banale e ridicolo che nasconde i veri mostri della nostra società.

3- Alta tensione (2003)

Donna con una sega elettrica

Una ragazza si reca a casa di un amica per trascorrere il weekend assieme a lei e la sua famiglia.

Il posto e’ isolato e tranquillo e tutto fa presagire un paio di giorni rilassanti e pacifici.

Ma nel cuore della notte un violento maniaco irrompe all’improvviso dalla porta d’ingresso.

Mentre le due amiche dormono tranquillamente nei loro letti, massacra tutta la famiglia e poi le rapisce.

Nonostante siano rinchiuse nel retro del suo furgone sgangherato, una delle due si libera e riesce a fuggire.

Da sola in mezzo al buio della notte senza modo di contattare nessuno, il suo primo pensiero va al destino della sua amica ancora prigioniera.

Per lei sarà solo l’inizio di una lunga notte di pazzia nel disperato tentativo di salvare la sua amica.

Seguendo le tracce del maniaco omicida, la ragazza infatti e’ testimone delle sue efferate e impunite orge di sangue.

Quando poi arriveranno all’inevitabile faccia a faccia, la verità finale sara’ ancora più sconcertante e insopportabile.

Slashiamo un po’ senza tanti complimenti

Dopo due titoli che fanno della loro atipica ricerca visiva e narrativa la loro caratteristica, passiamo ora a un semplice e ottimo horrorazzo slasher vecchio stile.

Un gioco al massacro col lupo cattivo che infierisce senza motivo e senza spiegazioni sulle due smarrite cappuccette rosse.

Le scene di (alta) tensione sono costruite coi tempi adeguati per arrivare a una violenza visiva di grande impatto, sanguinolenta, concisa ed efficace.

Gli omicidi sono brutalmente cattivi, merito anche del fantastico lavoro del nostro connazionale Giannetto De Rossi, maestro del settore per il trucco cinematografico.

La storia poi, pur limitando trama e dialoghi al minimo sindacale, riserva anche un paio di colpi di scena studiati a tavolino di notevole efficacia.

Insomma un horror che non vincerà l’oscar della fantasia o dell’originalità, ma fa il suo sporco lavoro davvero bene con dei violenti omicidi portati in scena senza tanti filtri o complimenti.

Spremuta di sangue alla francese

Il film e’ stato prodotto da Luc Besson, storico regista d’oro (forse piu’ argento e bronzo negli ultimi anni) dei blockbuster all’Europea.

In questo caso parliamo di una piccola produzione che, per l’ottimo mestiere e un pizzico di fortuna, e’ diventato poi virale per un breve periodo incassando bei soldi in tutto il mondo.

Nello specifico, poi, e’ stata soprattutto la fortuna e la condanna per il regista Alexandre Aja.

Il giovane classe 78 infatti e’ poi sbarcato ad Hollywood in cerca di gloria, ma riducendosi giusto a un paio di film di poco conto (seppur divertenti a modo loro) come Riflessi di paura e Piranha 3D.

La sfortunata coppia di amiche/vittime e’ interpretata da Cécile De France e Maïwenn Le Besco, due credibili belle ma non bellissime protagoniste.

Infine, Philippe Nahon è perfetto nel ruolo dell’oscuro assassino psicopatico dalle imperscrutabili (almeno fino al finale) motivazioni.

Costruito come un lungo inseguimento completamente notturno, il film raggiunge alla perfezione i semplici ma chiari obiettivi che si propone.

Le scene vivono dell’ansia costruita perfettamente in attesa della prossima insensata esplosione di violenza, funzionando alla grande su entrambi i fronti prima e dopo i momenti horror.

Probabilmente e’ il titolo più scontato di questo piccolo catalogo, ma pur sempre un piccolo delizioso malvagio cult da vedere rigorosamente da soli a notte fonda per il maggior effetto traumatico possibile.

Spero abbiate gradito questo gustoso cocktail rosso sangue e per ulteriori dritte su film, generi, registi e attori da seguire… collegatevi al mio sito:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!