“Cinque anarchici”: il rap di Kento ricorda la strage degli “anarchici della Baracca”

Cinque anarchici” non è solo il titolo dell’ultimo singolo di Kento, con la musica di Mad Simon, ma anche, e soprattutto, un modo per ricordare, a cinquant’anni di distanza, uno dei fatti di sangue più inquietanti degli anni di piombo.

Siamo negli anni Settanta, e non sono anni semplici: sono gli anni del terrore, della strategia eversiva nera, e delle brigate rosse: i così detti, appunto, “anni di piombo”. Non voglio assolutamente fare dietrologia, men che meno demagogia: semplicemente ricordare, attraverso una canzone, uno dei tanti, troppi, buchi neri della storia della Repubblica italiana, uno dei tanti, troppi, fatti di sangue, rimasti insoluti, senza un colpevole, senza una sentenza.

Cinque anarchici

Cinque anarchici, cinque ragazzi, soprannominati “Gli anarchici della Baracca”, nomignolo che deriva dalla villa Liberty, nei pressi di Reggio Calabria, dove i giovani di area anarchica usavano ritrovarsi, la cosiddetta “Baracca”. 

Gianni Aricò, la fidanzata Annelise Borth detta “Muki” (tedesca), Angelo Casile, Franco Scordo, e Luigi Lo Celso, hanno finito di raccogliere documenti ed informazioni su due eventi accaduti nell’estate del 1970 noti come le “giornate di Reggio”: ovvero l’infiltrazione di neofascisti di Ordine Nuovo e di Avanguardia Nazionale, con l’obiettivo di strumentalizzare la piazza a fini eversivi, e il deragliamento del “treno del sole” avvenuto il 22 luglio 1071 a Gioia Tauro, sostenendo che fosse stato causato da una carica esplosiva messa da neofascisti in collaborazione con la ‘ndrengheta.

Convinti di di aver raccolto abbastanza materiale, decidono di recarsi a Roma, per consegnarlo alla redazione di Umanità Nuova, e di incontrare l’avvocato Di Giovanni, che aveva collaborato alla contro-inchiesta sulla strage di Piazza Fontana.  

26 settembre 1970

Sabato 26 settembre 1970: sono da poco trascorse le ore 23.00 e siamo al chilometro 58 dell’autostrada A1 Napoli-Roma, tra Ferentino e Frosinone. I “Cinque anarchici”, perdono la vita a bordo di una Mini Morris gialla, travolta da un camion.

L’ipotesi di omicidio prende forma quasi subito, troppi particolari dell’incidente non combaciano, a partire dai danni riportati dalla piccola vettura, e la presenza quasi immediata della polizia politica sul luogo dell’incidente non sembra del tutto casuale.

Ma l’istruttoria è breve e va in una sola direzione: il 28 gennaio del 1971, il procuratore generale di Roma restituisce il procedimento di indagine alla procura di Frosinone la quale, con decreto del giudice istruttore, archivia il caso come incidente autostradale.

Due particolari angoscianti: i documenti e le agende dei ragazzi, richiesti dalle famiglie, non furono mai ritrovati; i camionisti coinvolti nell’incidente, erano dipendenti di una ditta facente capo al principe Junio Valerio Borghese, leader dell’estrema destra, nonché futura guida del tentato golpe, di pochi mesi successivo a questo incidente.

Particolare ancora più inquietante: a comandare l’inchiesta della Polizia sull’incidente, era stato messo tale Crescenzio Mezzina, uno dei tanti partecipanti al suddetto golpe.

Cinquant’anni dopo

Parlare di musica, in simile contesto, potrebbe sembrare inopportuno, ma è proprio la musica che, come in questo caso, riapre le ferite e chiede verità e giustizia.

Il rap torna ad essere tale, non un modo moderno per parlare di figa e di ferie al mare, ma un linguaggio crudo e diretto di denuncia sociale: “Le parole di questa canzone, raccolgono il senso profondo della missione dei cinque e l’amore profondo verso la città d’origine, ma anche la rabbia nei confronti dei silenzi, le omissioni e gli insabbiamenti che, ancora oggi, coprono vergognosamente la vicenda degli Anarchici della Baracca”, spiegano i reggini Kento e Mad Simon.

Toccante il videoclip realizzato da Helio Gomes: più che un video, un documentario, una revisione storica, dal forte impatto visivo ed emotivo.

Cinque anarchici” è disponibile in digital download e su YouTube dal 21 settembre.

Multilink piattaforme digitali: Distrokid, Facebook, e Instagram.

Consigliato da Zetatielle Magazine.

cinque anarchici - kento feat mad simon - nella foto il rapper calabrese, a braccia aperte, che indossa una t-shirt nera
Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.