Diffamazione e accuse su Facebook, cosa rischio?

I social network hanno radicalmente cambiato il nostro modo di comunicare, di esprimere un’opinione, un disappunto o un’approvazione, un’idea diversa da quella che stiamo leggendo. Cosa rischio in caso di diffamazione.

Ma non c’è la libertà di opinione?

La libertà di opinione è tutelata dall’art. 21 della Costituzione Italiana, ma con l’avvento dei social il codice penale ha dovuto adeguarsi ed estendere il concetto in difesa della reputazione dell’individuo, spesso oggetto di facili accuse e diffamazioni proprio per mano di esuberanti leoni da tastiera.

Un post scritto, una foto, un video, basta un clik per aiutare o rovinare una vita.

Il reato di diffamazione

Il reato di diffamazione è disciplinato dall’art. 595 del codice penale, il quale recita espressamente “chiunque, comunicando con più persone offenda l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino ad un anno o con una multa fino a 1.032,00 euro.

Al comma 2 precisa che “se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni ovvero della multa fino a 2.065,00 euro”

Se invece “l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa no inferiore a 516,00 euro”

Offendere le istituzioni

Infine “se l’offesa è recata ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una sua rappresentanza o ad un autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate”.

Il bene tutelato è la reputazione, l’onore o il decoro della persona da offese di carattere illecito.

Quando una parola ferisce più di un pugno

Ne consegue che un atto di diffamazione può ledere, compromettere se non addirittura rovinare irrimediabilmente la vita di una persona e/o la sua posizione professionale.

La diffamazione su facebook prevede “l’aggravante” poiché il messaggio lesivo, così come affermato dai giudici, può raggiungere un numero indeterminato o comunque quantitativamente apprezzabile di persone e la modalità di diffusione viene pertanto individuata “nel mezzo di pubblicità” anche perché la condivisione ne aumenta la visibilità.

La diffamazione su facebook è un reato

La giurisprudenza è unanime. Con la sentenza n. 40083 del 6.9.2018 la Cassazione ribadisce che diffamazione su Fb è reato.

E se si inserisce solo un like?

Anche l’apprezzamento con un like, un cuore, un sorriso o un pollice in sù, presuppone il reato e anche se ad oggi, mancano pronunce precise, non mancano le persone rinviate a giudizio solo per aver premuto questo veloce clik.

E l’offesa generica?

Non occorre citare nome e cognome della vittima prescelta per essere accusati di diffamazione grave, le allusioni che ne rendono chiara l’individuazione sono sufficienti per macchiarsi del reato.

Altresì vero che diffamare non presuppone la falsità dell’atto denunciato. Anche le espressioni dubitative, quelle nella forma dell’insinuazione possono integrare il delitto di diffamazione.

Pensare che l’abitudine a leggere ogni tipo di insulto dia la percezione di una minor gravità, è un errore. La diffamazione su facebook è un reato penale. Grave e molto costoso.

Come difendersi

La prima cosa da fare è segnalare il fatto al noto social network, con due procedure:

  • inviando una email a abuse@facebook.com, spiegando la situazione
  • segnalare l’utente responsabile direttamente dalla piattaforma, all’interno del suo profilo personale

Azione penale e azione civile

l passo successivo è quello di sporgere una querela, anche senza un avvocato, sebbene sia sempre consigliato consultare un professionista. In ogni caso è possibile recarsi alla stazione dei Carabinieri, alla Polizia Postale o presso la Procura della Repubblica.

bisogna dimostrare i fatti con prove concrete, ad esempio:

  • uno screenshot dei messaggi incriminati
  • indicazione del profilo responsabile delle pubblicazioni
  • il codice ID del profilo, presente per ogni utente, utile per risalire all’indirizzo Ip dal quale è stato scritto il post

La Cassazione ha dichiarato che in mancanza dell’Ip di provenienza, non può scattare la condanna per diffamazione su Facebook, in quanto non è possibile risalire in modo preciso al reale autore delle messaggi in quanto potrebbe trattarsi di un profilo fake.

Ormai lo fanno tutti

Pensare che l’abitudine a leggere ogni tipo di insulto dia la percezione di una minor gravità, è un errore. La diffamazione su facebook è un reato penale. Grave e molto costoso.

Foto copertina da Ciociariaoggi.it

Avv. Luciano Zagarrigo
Avv. Luciano Zagarrigo
Avvocato dal 1997, Cassazionista dal 2016 Dice di sè :“Il coraggio è quello che ci vuole per alzarsi e parlare; il coraggio è anche quello che ci vuole per sedersi ed ascoltare” diceva Sir Winston Churchill… Nella vita come nel lavoro resta sempre un buon consiglio, e nella mia professione spesso ti salva la vita. In questo incredibile mestiere, si incrociano molte storie, coppie che si separano, bambini confusi, aziende che falliscono e lavoratori in difficoltà, ma anche famiglie che nascono così come imprese che si creano. Qualunque sia la divergenza da risolvere, la lite da sedare, non si deve mai dimenticare che al centro di ognuna di queste storie, ci sono persone, donne, uomini, bambini, imprenditori, persone che a volte hanno solo sbagliato il tempo, il tempo giusto per parlare o quello per ascoltare…Oltre 20 anni di professione con l’entusiasmo di chi vuole sempre immaginare, costruire ed osservare, cosa accadrà nei prossimi 20...”