Sanremo ai tempi del Covid: un festival senza festival

Amadeus:”il festival si farà”. Confermate le date dal 2 al 6 marzo 2021. Ma come sarà questo festival di Sanremo con le norme anti Covid?

Festival: festa popolare con manifestazioni di arte, cultura, folclore; spettacolare rassegna periodica di musica, teatro o cinema (def.)

Festa popolare” una definizione che stride pesantemente con le attuali norme anti covid, soprattutto se applicate al Festival di Sanremo.

Sulla base delle ipotesi che circolano, nave da crociera per 500 fortunati eletti a parte, ho provato a immaginare il festival dal punto di vista di quattro personaggi diversi, quelli che generalmente frequentano la settimana festivaliera, e quello che ne è venuto fuori, non è proprio allegro.

Conferenza stampa di tre ore in presenza

Noi che frequentiamo la sala stampa Lucio Dalla sappiamo bene come funziona l’ingresso in sala. Scanner, metal detector per borse e valige che contengono l’attrezzatura. Se malauguratamente qualcosa fa suonare il detector, gli addetti alla sicurezza hanno l’obbligo di far aprire le borse e controllare accuratamente all’interno. Tempo perso tra i 5 e i 7 minuti. A persona. Una discreta coda che attende più o meno pazientemente il proprio turno e un’attesa che va dai 5 ai venti minuti.

La differenza è che se la sala stampa apre dalle 10 del mattino fino a notte inoltrata, bene o male, a parte le “ore di punta” il traffico è regolare. Ma se concentriamo l’ingresso di tutti i giornalisti ad un’ora X la migliore delle ipotesi è creare un assembramento dalle 6 del mattino per guadagnarsi un posto e chi arriva ultimo rischia di entrare a conferenza terminata.

Sono un giornalista

Sono un giornalista, da anni partecipo alla settimana festivaliera, in sala stampa, in giro per la città, e nei vari alberghi dove intervisto i cantanti.

Ho appena letto le varie ipotesi che si susseguono su come allestire la sala stampa, in tempo di pandemia, e mi sorgono dei dubbi.

Primo: in base a quale criterio sarò o non sarò scelto, avrò o non avrò il fatidico “pass”?

Secondo: seguire il festival dalla camera d’albergo o dalla casa in affitto. Perché il mio giornale, dovrebbe pagarmi la trasferta, per fare un lavoro che posso svolgere tranquillamente da casa? Come direttore di testata, se non ho neanche la possibilità di un ritorno in scoop, intervista o reportage esclusivo, perché dovrei pagare un soggiorno nella ridente città dei fiori per non assistere al Festival?

La passerella

Nessuno ne ha parlato, e a pensare male c’è da insinuare che sia voluto. La passerella non ci sarà.

La passerella è il clou degli elementi folkloristici del festival. Amadeus lo sa bene, tant’è che ha ripristinato l’anno scorso una mega passerella che si snodava dall’Ariston fino al Palafiori. E’ questo che attira pubblico a Sanremo. Gente di qualsiasi età che bivacca anche per ore lungo le transenne per vedere i cantanti passare, salutarli, farsi un selfie. Quello che non aveva capito Baglioni. Per ovvie ragioni di assembramento e distanziamento, la passerella quest’anno è sicuramente bannata dalle attività in elenco.

E qui entrano in gioco anche i fotografi, protagonisti della settimana sanremese, al pari dei giornalisti e che con la passerella ci campano.

Sono un fotografo

Se non posso muovermi liberamente per la città, per il Palafiori, se non posso girare attorno al Teatro Ariston, per fare fotografie, per fare il mio lavoro, al Festival che ci vado a fare?

Se non posso documentare con i miei scatti la manifestazione, che quest’anno sarebbe giusto “virtuale”, tanto vale rimanere a casa, e dedicarmi ad altro.

Sono un fan come tanti

Sono un appassionato di musica, sono anni che, lavoro permettendo, mi passo una settimana di svago e di relax in giro per Sanremo, quando c’è il Festival. Sò dove posso incrociare gli artisti, magari mentre vanno a cena, o dove alloggiano, e quando è possibile, mi faccio qualche selfie.

Passo parecchio tempo davanti al Teatro Ariston, in mezzo a migliaia di altre persone, stretto come un’acciuga, ma mi diverto un sacco, nel veder passare artisti e vip.

Ma quest’anno sarà diverso. Ho letto attentamente il DPCM, e viste le restrizioni, quest’anno non ci andrò.

Primo: se il DPCM si applica, e non vedo perché non dovrebbe, il distanziamento sociale, anche la passerella e il red carpet, saranno deserti, e non c’è motivo per andarci.

Secondo: se dopo le 18:00 i bar e i ristoranti sono chiusi, Sanremo sarà deserta, e non saprei dove andare a mangiare o a bere un caffè.

Locali chiusi dopo le 18

Il nuovo DPCM prevede che i bar non somministrino bevande dopo le 18. E già qui c’è da chiedersi cosa può vendere un bar se non somministra bevande. Dopo le 18, tutta la ristorazione resta a domicilio o d’asporto.

E secondo le regole ipotizzate, giornalisti, fotografi che dovrebbero seguire il festival dalla loro camera d’albergo o dal loro appartamento in affitto, dovrebbero fare cena così?

A parte il fatto che in camera d’albergo, vicino al cartello “vietato fumare” c’è quello “vietato mangiare in camera”, ma chi ha ipotizzato questa soluzione, è mai stato a Sanremo, conosce le vie di Sanremo? Non c’è solo l’Aurelia e la via Matteotti.

Tutto il centro storico e il precollinare della città sono un nugolo di strade e vicoletti intasate di auto e la consegna a domicilio nella settimana del Festival non è proprio nelle corde dei commercianti sanremesi.

Sono un commerciante sanremese

Sanremo è fatto di bar, paninoteche, kebabbari, ristoranti, panetterie, pizza al taglio, gelaterie e pasticcerie che vivono del passaggio dei “foresti” in cerca di cantanti. Per una categoria come questa, già sufficientemente penalizzata dai vari DPCM. Fare un Sanremo senza giornalisti e con restrizioni rigide per i fans curiosi da strada, è il colpo di grazia.

Ho parlato con l’albergatore che da anni mi ospita: è disperato, e non sa se aprirà per la settimana del Festival. Infine, ho parlato anche con gli amici Paola e Maurizio, titolari del “caffè Maya” che si trova proprio di fronte al Palafiori, i quali mi confermano che tanti bar e ristoranti, sono indecisi sul da farsi:”lavorare in simili condizioni, non porta nessun beneficio e nessun guadagno”.

Stavo pensando: l’anno scorso ero a Sanremo, in occasione della 70° edizione. Non vorrei fosse l’ultima “vera” edizione alla quale abbiamo assistito.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.