«Questo album è una presentazione. È la mia anima: è l’unica cosa a cui ho sempre tenuto, comunicare la sincerità di questo progetto». Il 28 maggio è uscito “Scusate il ritardo”, il primo album di Guidobaldi, all’anagrafe Matteo Guidobaldi, cantautore romano classe 1994.
Chi è Guidobaldi
Di giorno è uno studente universitario, di notte scrive canzoni perché beve troppi caffè. Non si definisce indie, perché ormai le etichette non esistono più. Guidobaldi ha iniziato a scrivere i primi brani nel 2018, l’anno di successo di Calcutta e del mondo indie in generale. «Con un gruppo di amici abbiamo deciso di investirci – dice –. “Cartolina portuense” è andata molto bene e non ce lo aspettavamo. Così siamo corsi a lavorare ad altri brani».
A quel punto Guidobaldi ha scritto, registrato e deciso di far uscire l’album nel 2021, per far affievolire il momento critico della pandemia. «Ho preferito lasciarlo in sospeso – spiega – perché per la musica emergente è complicato avere la giusta attenzione senza i live. Quindi “scusate il ritardo” è un titolo ancora più calzante».
Le influenze musicali e geografiche
Per Guidobaldi è la frase che usa ogni giorno: «Vado sempre di fretta – ammette – e sono sempre in ritardo per qualcosa. Chiedo scusa ai parenti, agli amici, alle ex e ai musicisti per questo ritardo: solitamente i dischi escono a distanza di pochi mesi dai primi singoli, invece io ci ho messo due anni. Infineperò è anche un omaggio all’omonimo film di Massimo Troisi in cui si raccontano i diversi tempi dell’amore: c’è una parte di me in tutti i personaggi principali e questo si riflette nei brani del disco».
Sono tanti i riferimenti cinematografici e musicali di infanzia e adolescenza che Guidobaldi ha inserito nel suo primo progetto discografico. Passa dagli ascolti di Mina e Paul McCartney, spazia dalla musica leggera italiana e al brit rock degli Arctic Monkeys e dei Kasabian. «Ho cercato di unire questi due mondi. Ora mi piacerebbe sperimentare nuove influenze», dice Guidobaldi.
A proposito di influenze, c’è tanta Roma nei suoi pezzi. Quando li ha scritti viveva un periodo intenso di eventi. Poi è arrivata Firenze descritta in “Ponte Vecchio”. «Ho sempre raccontato quello che vivo – spiega Guidobaldi –. Non riesco a raccontare per terzi e in questo momento è un limite visto che si vive meno il mondo esterno. Continuerò, però, a girare le città con la fantasia e spero di farlo presto anche con i live».
La cover di “Scusate il ritardo”