Mascherine: una protezione che diventa danno ecologico

Mascherine e inquinamento: un binomio che stona ma che purtroppo sta diventato un serio problema a livello ambientale.

Chirurgiche, Fpp1-2-3, con valvola o senza, colorate, brillantinate, personalizzate o sponsorizzate, le mascherine, da semplici dispositivi di protezione, sono diventate un accessorio glamour e alla moda.

La sostanza però non cambia. Servono a proteggere dal contagio e vanno indossate correttamente. Ma dove buttiamo le mascherine usate?

Non essendoci una normativa specifica, le mascherine usate vengono semplicemente buttate via nell’indifferenziata. In realtà, dovrebbero seguire un processo di smaltimento ben diverso.

Plastica o rifiuti speciali?

La maggior parte delle mascherine vendute oggi, peraltro ovunque, sono fatte di microfibra e plastica.

In realtà , visto il loro scopo, sono rifiuti a rischio, poichè, per la loro funzione, possono essere infetti e, di conseguenza, essere un veicolo di contagio. Il materiale biologico che si può depositare, all’interno e all’esterno della mascherina è potenzialmente infetto e di conseguenza, diventare molto pericoloso.

Per questo motivo lo smaltimento corretto è il secco residuo, cioè dove confluiscono tutti quei rifiuti che non possono essere buttati, e quindi recuperati, nelle altre raccolte (vetro, carta, organico, plastica, ecc…)

Non abbandonarmi

La non curanza di molti è quella di disfarsi delle mascherine usate abbandonandole su panchine, autobus, o addirittura buttandole per strada. Un inquinamento pericolosissimo, oltre che incivile, e che sta già dando preoccupanti risvolti all’ambiente.

Si stima, infatti che ogni giorno sono 129 miliardi le mascherine dismesse a livello globale ogni mese, ovvero 3 milioni al minuto (fonte Geatech.eu).

Un impatto ambientale impressionante.

Mascherine e inquinamentio - una mascherina chirurgica tra le foglie di un parco
Mascherine e inquinamento

Un problema che va ad unirsi a quello della plastica e che sta già interessando i nostri mari. Sono purtroppo già troppo comuni le scene di pesci o uccelli impigliati o soffocati dalle mascherine o dai loro componenti.

Filiera sostenibile

In questo momento non esiste una filiera sostenibile per affrontare il problema. Le mascherine usate dal personale sanitario non possono essere riciclate, in quanto vengono trattate, sanificate, raccolte e poi prendono la strada dell’inceneritore. Uno processo di trattamento che ha dei costi elevati e che presto non sranno più sostenibili.

I privati cittadini, invece, buttano le mascherine senza controllo alcuno.

In entrambi i casi, poichè la produzione di mascherineinteressa diversi polimeri e materiali, senza regole di sostenibilità, è impossibile pensare ad un’operazione di riciclaggio.

La cura sta all’origine. Produrre dispositivi con un unico polimero o materiale che permetta la corretta riciclabilità del prodotto stesso.

Nel frattempo, sarebbe utile cominciare a prevedere e a promuovere l’uso di contenitori specifici da posizionare per le strade, nei locali, nei supermercati e farmacie, senza dimenticare che il primo passo verso la sostenibilità lo fa sempre il buon senso civico e di responsabilità individuale.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”