Make up art e no makeup day: la forma d’arte per esprimere se stessi

Colorare il viso e il corpo è un’usanza che accompagna l’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra. Ovviamente, non era ancora il make up art che conosciamo oggi, ma pur sempre di trucco trattasi.

Make up art, ovvero espressione artistica

Inizialmente per mimetizzarsi e cacciare, il trucco è diventato un vezzo di bellezza già nelle prime civiltà insediate in Mesopotamia e in Egitto. Le pareti delle piramidi, delle tombe e dei palazzi faraonici sono testimonianza di un popolo che di make up art se ne intendeva eccome.

Inoltre, le pitture corporee e il trucco sul viso hanno rappresentato e rappresentano ancora oggi in molte tribù indigene, un sistema di comunicazione.

Attraverso il trucco si esprime una simbologia che va dai rituali di guerra ai riti religiosi, dalle danze folkloristiche ai riti propiziatori.

L’arte della pittura corporea è un mezzo di comunicazione e di espressione è uno strumento attraverso il quale si esprime la propria personalità. Negli ultimi decenni, moda e make up sono andati di pari passo nell’obiettivo di portare avanti non solo l’idea di bellezza, ma soprattutto di esaltare l’espressione artistica del singolo individuo, a prescindere dal fisico, dall’età e dal sesso.

La nascita del “make up”

Il termine “make up” si deve a Max Factor, quando nel 1920 coniò questo neologismo per indicare“to make up one’s face” , sistemarsi il viso. Il progresso e il conseguente boom economico ha fatto il resto.

Da allora “make up” è diventato il termine per indicare il trucco, make up art il termine per indicare l’arte del trucco e “make up artist“, l’artista che gioca con i pennelli e i colori dando al nostro viso nuova luce e bellezza.

Abbiamo intervistato Paolo Demaria, make up artist di grandi nomi dello spettacolo da Sting a Zucchero, passando per Baglioni. Ma sono solo un esempio di grandi artisti che si affidano alle mani creative di Paolo per curare il loro aspetto.

Gender natural make up

Nel campo della moda il capostipite del genderless fu Armani. Il primo a legittimare abiti di taglio maschile per le donne. Il termine “unisex” comincia ad applicarsi a diversi settori, dagli abiti ai profumi, passando per il make up.

Lo stesso Armani fu anche uno dei primi a lanciare con la sua linea Armani beauty, il make up genderless. Con l’avvento dei social, i millenials e gli influencer han fatto il resto.

Oggi truccarsi non è più sinonimo di bellezza, ma uno strumento per esprimere emozioni e forme d’arte. E, si sa, l’arte, non ha sesso.

Per chi è convinto che la bellezza e i suoi accessori siano una prerogativa prettamente femminile, dal web arriva #makeupisgenderless, l’hastag è diventato virale su tutti i social. Il movimento promuove il make up come esaltazione della propria espressività attraverso l’uso creativo dei colori., che è intrinseco nell’essere umano, senza distinzione di sesso.

#nomakeup

Se da una parte c’è tutto u n mondo che esalta il colore, l’uso del make up e la sua diffusione anche per gli uomini, dall’altra c’è chi invece ha intamato una vera e propria campagna contro il make up.

Tutto nasce nel 2016, quando Alicia Keys lancia il suo primo #nomakeup, in segno di disobbedienza verso l’obbligo di truccarsi per apparire in pubblico perfetta e sempre impeccabile.

Liberarsi dalle “maschere” e dalla necessità di apparire migliori di quanto siamo al naturale è la contrapposizione a quanto detto fin’ora sull’espressione artistica e sul fine ultimo dell’uso del trucco.

E’ stata istituita anche una giornata dedicata, il National No makeup Day e quest’anno cade il 26 aprile.

Il movimento #nomakeup non è contro l’uso della cosmesi e ancora meno contro il make up art. Rappresenta una sorta di ribellione e disobbedienza alle regole sociali che impongono il make up come attenzione e cura di se stessi.

Ma di questo ne riparleremo tra pochissimi giorni con uno dei più grandi make up artist del momento, Paolo De Maria.

Trucco in tempo di pandemia

Nell’ultimo anno il make up ha dovuto adeguarsi allo straordinario periodo che tutto il mondo ha conosciuto. Da più di un anno il lockdown ha chiuso le persone in casa e la pandemia ha imbavagliato tutti dietro una mascherina.

Lo smart working ha imposto il lavoro da casa a milioni di persone, il coprifuoco impone lo stop alle uscite serali, le occasioni di incontro sono ridotte al minimo indispensabile. Di conseguenza il settore della cosmetica ha subito un forte calo delle vendite, soprattutto dei rossetti.

Non solo. Con la sospensione degli eventi, nello specifico la chiusura del settore dello spettacolo e della moda, i numeri diffusi da Cosmetica Italia (Associazione Nazionale Imprese Cosmetiche) in indagini flash relative al periodo di lockdown parlano di una perdita di introiti per il settore pari al 48% del valore (fonte osservatorio). E questi sono solo i dati relativi al primo lockdwn dell’anno scorso.

Nello specifico l’industria cosmetica italiana, secondo uno studio di Intesa Sanpaolo, il fatturato del settore nel 2020 ha subito una riduzione pari al 12,8%, scendendo a quota 10,5 miliardi di euro (fonte linkiesta).

In conclusione, che voi siate pro o contro il make up, ricordate di indossare sempre un sorriso, è un “trucco” che si vede anche con la mascherina!

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”