La storia di Peppino Impastato in “Ancora qui (sono Peppino)” di Danilo Sapienza

Una storia da raccontare, una storia che “c’era una volta”, ma in un tempo non troppo lontano. Questa è la storia di Peppino Impastato e a raccontarla in musica è Danilo Sapienza, in gara all’ undicesima edizione di Musica contro le Mafie con il brano “Ancora qui (sono Peppino)”

Gli uomini passano, ma le idee restano e camminano sulle gambe di altri uomini“. Così parlava Giovanni Falcone. Lo diceva parlando di tutti coloro che hanno avuto il coraggio di metterci la faccia, tutti coloro che hanno creduto che un mondo senza mafia fosse possibile. E camminano le idee, anzi corrono e l’eredità di tutti questi uomini a cui hanno stroncato la vita non è persa, finchè ci sarà qualcuno che racconta la loro storia.

E’ difficile però raccontare la storia. Difficile è anche trasmettere la giusta intensità, creare il giusto pathos e soprattutto far si che la storia diventi insegnamento per chi non c’era, per chi è nato in un’Italia libera dal terrorismo. Eppure non sono lontani quei tempi, in cui i giovani erano la voce e la forza della libertà.

Storia di uno speciale ragazzo qualunque

Peppino Impastato era un ragazzo semplice, pulito, nato in un contesto famigliare contaminato dalla criminalità organizzata. Aveva ironia da vendere, Peppino, e la usava per raccontare storie di paese, del suo paese, Cinisi, in provincia di Palermo.

Peppino era un giornalista e non solo. Già molto giovane fonda un suo giornalino, partecipa attivamente alle lotte per l’espropriazione terriere dei contadini. Ma non gli basta. Peppino vuole fare di più, vuole denunciare e combattere. Vuole diventare la voce che tiene testa alla mafia.

Lo fa attraverso un microfono, trasmettendo da quelle che all’epoca erano chiamate “radio libere”, e che libere lo erano per davvero. Radio Aut diventa il suo mondo. Da quella stanza Peppino parla a tutti i suoi concittadini, mettendo in scena racconti di vita, attraverso ipotetiche marionette, personaggi di storie che narravano fatti veri.

Si candida anche alle elezioni comunali, con l’intento di agire dall’interno della dirigenza comunale.

Peppino è cosi e da fastidio. Fastidio per la sua insolenza, per la sua sfrontatezza, per il suo coraggio. Ma darebbe la vita pur di non stare zitto.

E infatti, l’unico modo per farlo stare zitto è ammazzarlo. La sua vita finisce in una tiepida notte di maggio del 1978, lungo una ferrovia, con una carica di tritolo posta sotto il suo corpo. Una patetica messa in scena per far passare come suicidio un terribile attentato.

Ironia della sorte, la sua morte passa quasi inosservata perchè, poche ore dopo, le cronache di tutto il mondo racconteranno del ritrovo del corpo di Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana, ucciso dalle Brigate Rosse.

Peppino Impastato in un afoto in bianco e nero, con maglione nero e barba incolta. Dietro di lui un acasa e da un balcone un lenzuolo con scritto Radio Aut

Ancora qui (sono Peppino)

Come dicevamo all’inizio, ci sono modi e modi di raccontare una storia. A ognuno il suo strumento. Ma farlo in poesia e musica ci vuole mestiere e talento. Riuscire a dare voce con amore e pathos a chi non c’è più non è cosa facile.

Danilo Sapienza, cantautore catanese, ha fatto la cosa più semplice che si può immaginare. Una chitarra e una voce che si spersonalizza e diventa la voce stessa di Peppino. Un narrazione in prima persona, quasi a volersi fare da parte come autore e compositore, per dare il proscenio al protagonista della storia. Una scelta cantautorale che dimostra una grande umiltà, un’immensa sensibilità e una raggiunta maturità artistica.

Ancora qui (sono Peppino) è un brano in gara alla undicesima edizione di Musica contro le Mafie. Un brano da cui emerge non solo chiaro e forte il messaggio che portano in se la vita e la morte di Peppino Impastato, ma lo straordinario rispetto che Danilo Sapienza dimostra verso l’uomo e il combattente. E Peppino rivive e può ancora dire “sto ancora gridando contro quegli uomini” e “anche se son morto, sono ancora qui”.

Le idee camminano, anche se gli uomini passano, ma solo se c’è ancora chi riesce a non dimenticare e ha il coraggio di raccontare.

Bravo Danilo.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”