Salto Rewind: Marco Bocci “A Tor Bella Monaca non piove mai”

Nuovo appuntamento con la rubrica Salto Rewind e Il Maggio dei Libri. Un appuntamento, quello del Salone Internazionale del Libro, che manca ai lettori, ma soprattutto alla cultura. Il look-back di oggi, è dedicato alla presentazione di un romanzo scritto da un attore molto popolare: Marco Bocci. Il libro “A Tor Bella Monaca non piove mai” (Bookme), venne presentato in occasione dell’edizione 2016, del Salone Internazionale del Libro.

A Tor Bella Monaca non piove mai

A Tor Bella Monaca non piove mai”, segna l’esordio di Marco Bocci nel mondo della letteratura. Il popolare “Vice Questore Calcaterra” dà alle stampe un “noir” di sicuro interesse, che a pochi mesi dalla pubblicazione ha già riscosso un buon successo di critica e di pubblico. La storia è ambientata proprio nel quartiere di Tor Bella Monaca, estrema periferia romana: zona degradata, violenta, ad alto tasso di delinquenza, estrema in tutti i sensi, ma anche umana e solidale come solo la periferia, di qualunque città, sa essere. E’ la storia di tre amici che per ansia di riscatto e di rivalsa, cercano di mettere a segno il colpo della vita: una rapina ai danni della mafia cinese. Una storia di vita, di amicizia e d’amore. Una storia che ho letto tutta d’un fiato e che mi ha davvero coinvolto.

La presentazione

Davanti ad una folta platea, composta per la maggior parte da giovani e giovanissime fans, questo va detto, l’attore umbro ha risposto con arguzia e simpatia alle domande del moderatore, Sandrone Dazieri, noto scrittore e sceneggiatore. Domande precise, attinenti, che sono servite a mettere a nudo l’animo di Marco, “belloccio”, sicuramente, ma determinato e schietto.

Marco da dove nasce questo romanzo?

Questo romanzo nasce da un periodo molto particolare della mia vita. Dinamiche particolari ed improvvise dalle quali ho dovuto trovare una valvola di sfogo. Ho cominciato a scrivere, basandomi su quello che stava succedendo attorno a me, poi la fantasia ha preso il sopravvento ed è nato pian piano il romanzo.

 Tu non sei nato a Roma, perchè parli di Tor Bella Monaca?

Ho avuto modo di passare qualche anno a Tor Bella Monaca vivendoci appena arrivato a Roma, quando studiavo recitazione. Sai, vieni dal paese e non è che le case a Roma siano proprio a buon mercato (sorride, ndr), quindi cerchi stanze o case nella periferia. Quindi è un posto che conosco bene, il quartiere di Roma che conosco meglio, quello che potevo descrivere più nel dettaglio, quello che più mi faceva fantasia, ma soprattutto quello che mi ricordava ogni volta un aneddoto che mi faceva sempre tornare il buonumore. Sai, nella carriera, nel lavoro a volte si attraversano momenti difficili, cupi, bui, e ogni volta che pensavo a quella cosa successa a Tor Bella Monaca, mi cambiava lo stato d’animo, mi tornava il sorriso.

Mi pare che proprio lì, tu abbia esordito…

Sì. Circa tredici anni fa, ci fu un progetto per portare la cultura nelle periferie per rivalutarle, io feci il primo spettacolo che debuttò proprio nel quartiere. Ero con Michele Placido che ci costruì un teatro. In realtà quando ci andai io, il teatro ancora non c’era, venne finito più avanti: c’era un palco coperto da un tendone e il pubblico stava sulle seggiole in una specie di cortile, con la Casilina sullo sfondo. Facevamo una commedia che si chiamava “Padri”. Passavano le macchine, sulla Casilina, e non urlavamo come dei pazzi per farci sentire.

…e poi…?

Al di la del cancello che delimitava lo spazio, ad un certo punto, mentre stavo in scena, durante una pausa, vedo tre ragazzetti adolescenti chiaramente sorpresi da quello che stavano vedendo: questo baraccone e questi pazzi che recitavano. Vedo con la coda dell’occhio, perchè ero in scena, ma non stavo recitando, che uno si alza e si arrampica sul cancello e comincia a gridare:”…a coglioniiii…a stronziii…” . Mi misi a ridere senza riuscire a contenermi e feci tanta difficoltà ad andare avanti. Insomma, Tor Bella Monaca mi ricorda anche il mio debutto teatrale, che fu proprio così.

In questo libro parli molto dei rapporti famigliari. Ti sei ispirato alla tua famiglia, ai tuoi ricordi?

Sicuramente ho preso molto dalla mia vita e dalle mie esperienze personali. Ma anche dai miei desideri: uno è quello che è, ma a volte fantastica con la mente e pensa anche a quello che gli sarebbe piaciuto essere. In un romanzo lo metti dentro. Per quanto riguarda i rapporti di famiglia, mi sono ispirato a quelli che ritengo più sani, partendo da un presupposto: oggi per tanta gente è difficile andare avanti, arrivare alla fine del mese e spesso i nonni contribuiscono al mantenimento con la loro pensione. Ho voluto descrivere una nonna novantenne che contribuisce al sostentamento della famiglia, e che viene a mancare, ed automaticamente si piange la morte della nonna, ma anche ci si dispera perchè si perde la sua pensione. E quindi sono cazzi, perchè non si sa come andare avanti.

Anche la scena del funerale è molto coinvolgente, con queste saracinesche che si alzano a si abbassano in segno di rispetto. Qui a Torino o a Milano, magari non succede. Quindi Tor Bella Monaca è anche un luogo di umanità.

Certo! Vive una grande forma di rispetto per il prossimo. Un poste dove passa il feretro e le serrande si abbassano e si alzano in segno di rispetto, facendo una specie di “ola”.

marco bocci, a tor bella monaca non piove mai. immagine dell'attore, sorridente, che indossa un giubbotto di pelle nera e una t-shirt bianca
Marco Bocci. Foto di Tina Rossi Ph.
Ti sei ispirato a dei personaggi reali?

Assolutamente si! Ho cambiato i nomi, anzi i soprannomi dei protagonisti, logicamente. Sai, ho paura che se qualcuno di questi legge il libro possa denunciarmi (sorride, ndr). Ho cambiato apposta nomi e soprannomi, ma chi si legge sa che si sta parlando di lui.

Mauro Borri ha molto in comune con Marco Bocci…o è un caso…?

Guarda…il primo nome di Mauro era Mauro Ferri. Poi ho avuto il famoso “blocco dello scrittore” che tu conosci bene. Qando ho ricominciato, subito, automaticamente, ho scritto Mauro Borri. Poi rileggendo ho notato la differenza fra Ferri e Borri e mi sono detto: se ho scritto Borri un motivo ci sarà e così l’ho tenuto. Ho voluto calcare questa assonanza, diciamo così, anche perchè Mauro, come suo fratello Romolo, ha molto di me.

C’è anche una storia d’amore…un po’ incasinata.                 

Ce ne sono tanti di casini…una storia di anni che finisce perchè lui non prende decisioni…lei si sistema con un altro uomo, ma resta innamorata di Mauro…insomma un bel casino.

Anche Tor Bella Monaca è un bel casino, sotto tanti punti di vista. Tu cosa faresti per migliorarla?

Guarda è difficile. Io non sono un politico o un amministratore. Non è poi così diversa dalle altre periferie d’Italia. La mia storia potrebbe vivere tranquillamente in altre periferie di grandi città. Non ho proprio idea, perchè dovresti parlare di tutte le altre periferie. So cosa non deve cambiare: l’animo delle persone che ci vivono che è estremamente schietto e spontaneo. Tor Bella Monaca è anche piena di brava gente che lavora e che si fa il culo, giorno dopo giorno. Sai, nel quartiere nessuno si è offeso per quello che ho scritto, anzi: ho ricevuto molte manifestazioni di solidarietà.

Marco Bocci…in privato

Fin qui la conferenza, moderata, come già detto, da Sandrone Dazieri. Ho avuto l’occasione di conoscere personalmente Marco Bocci, durante le repliche di “Modigliani” in scena a Torino al Teatro Alfieri, così, dopo la presentazione ho potuto  soddisfare qualche altra piccola curiosità personale, riguardante “A Torr Bella Monaca non piove mai”.

Devo dire che Marco ha accettato questo “supplemento” di intervista, con la cortesia e la simpatia che lo contraddistingue.

Marco, innanzitutto è un piacere rivederti. Posso chiederti cosa hai imparato da questa esperienza di scrittore?

Ciao, è un piacere anche per me. Ho imparato tante cose. Io sono uno che ascolta spesso l’opinione degli altri, ma poi fa sempre di testa sua. Questa è la mia prima esperienza. Faccio altro di mestiere. Ero convinto di essere stroncato dopo la pubblicazione del romanzo. Mi vedevo già distrutto dalla critica, perchè piena di pregiudizi. Invece sono rimasto sorpreso. Ho trovato critiche e recensioni più che dignitose. Non me lo aspettavo. Questo mi ha insegnato ad avere fiducia in me stesso, per andare avanti. A volte sono uno che combatte il pregiudizio, in questo caso sono stato io ad essere vittima del mio pregiudizio. Ho imparato a non avere paura.

Il tuo essere attore e scrittore, potrebbero confluire in un progetto cinematografico, magari proprio con questo libro? Magari diventare regista di te stesso?

Questo mi piacerebbe molto. L’idea mia di partenza in realtà non era proprio quella di scrivere un libro, era quella di scrivere una sceneggiatura. Ma da subito ho capito che non era la forma giusta perchè avevo bisogno di raccontare qualcosa di più. Di raccontare i pensieri dei protagonisti. Le perplessità. Il conflitto. Non ero in grado di farlo attraverso una sceneggiatura. Un libro esprime meglio pensieri e sentimenti dei protagonisti. Da una sceneggiatura l’ho trasformato in romanzo. E’ anche vero che adesso ho tutto il desiderio di trasformare un romanzo in un film. Mi piacerebbe molto. Anche perchè sarebbe la prima volta che vedo qualcosa di nato e cresciuto solamente da me.

Dal libro al grande schermo

Per dovere di cronaca, “A Tor Bella Monaca non piove mai“, è diventato effettivamente un film, uscito nelle sale nel 2019, diretto naturalmente da Marco Bocci, ed interpretato da Libero De Rienzo e Antonia Liskova.

marco bocci, a tor bella monaca non piove mai. la copertina del libro, con le scritte bianche su sfondo azzurro, e l'immagine riflessa di un uomo rovesciato
La copertina del romanzo “A Tor Bella Monaca non piove mai”
il maggio dei libri
Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.