“Voglio essere felice”: H.E.R. tra l’impegno sociale e il ricordo di Franco Battiato

Il ricordo di Franco Battiato, in questa intervista con H.E.R.

Voglio essere felice” il nuovo singolo di H.E.R. è stato pubblicato il 17 maggio, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia.

A un anno di distanza dal precedente “Il mondo non cambia mai”, continua la battaglia dell’artista di origine pugliese, per un mondo migliore, senza pregiudizi e senza violenza, fisica o psicologica, contro i “diversi” o presunti tali.

Una data, il 17 maggio, che sottolinea, ancora una volta, l’importanza della sensibilizzazione e della prevenzione contro il fenomeno della discriminazione sessuale.

Voglio essere felice

Erma, nato Ermanno, già vincitrice lo scorso anno a Musicultura nonchè vincitrice del Premio Amnesty International Italia Sezione Emergenti al festival Voci per la Libertà, proprio con “Voglio essere felice”, prende spunto da una sua vecchia lettera d’addio alla vita, scritta quando era un ragazzino a disagio con il proprio corpo e la trasforma in un inno alla vita stessa, capovolgendone l’intenzione ed esorcizzando il male.

Una canzone pop, moderna, molto radiofonica, prodotta con la consueta maestria da Gianni Testa, che lancia un messaggio ben preciso, cogliendo in pieno il bersaglio.

Dice al riguardo la stessa H.E.R.: “È la lettera che non avrei mai voluto scrivere. All’epoca la mia esistenza era molto difficile. Odiavo il mio corpo e l’amore per me era quasi una missione impossibile. Adesso ‘voglio essere felice’ significa prendere in mano la vita, sentendomi legittimata al mondo, ciascuno di noi dovrebbe avere la libertà di essere se stesso senza aggiungere al proprio disagio quello dello stigma sociale. È stato un processo lento conquistato con l’esperienza, anche dolorosa, dell’autoaffermazione“.

voglio essere felice - la violinista e cantante her ra due giovano uomini a torso nudo, intenti a baciarla
Voglio essere felice – La copertina del singolo

H.E.R. e Franco Battiato

Con lui finisce una delle ultime testimonianze di vera Musica d’autore”: il Sommo Maestro ci ha lasciati per sempre, il 18 maggio.

Franco Battiato era legatissimo a H.E.R. (che è stata sua violinista) che lo ricorda così: “10 anni fa (giugno 2011) debuttai al Teatro Curci di Barletta con il progetto Diwan/ L’essenza del reale, ci conoscemmo telefonicamente già nel 2001, quando era in giuria del Premio Recanati e lui sostenne il mio brano “Il mio nome”. Nel progetto Diwan lui voleva che iniziassi io il concerto cantando due miei brani per violino e voce. Non credo alla sua morte: Chi è oltre la vita non può mai morire

L’intervista

Samigo Press e Zetatielle magazine, hanno il piacere di proporvi questa breve intervista con Erma, dedicata alla memoria del grande artista siciliano.

Tu che sei anche un’insegnante di musica, cosa ha insegnato secondo te Battiato ai musicisti

“Attraverso il “rigore” del linguaggio classico ha saputo attraversare sicuramente i generi musicali in modo Mediterraneo. Diwan significa in arabo, infatti, divano…e quello era… un salotto che incontrava varie culture in modo fluido… dal punto di vista strettamente musicale, invece, trovo che qualsiasi nota suonata con lui (durante i live) sia stata concepita con grande meticolosità. Lui stesso mi disse che “L’ombra della luce”, l’ha scritta lavorandoci ogni mattina, nel suo giardino per molto tempo

Raccontaci l’esperienza con il Maestro

“Lui mi scoprì nel lontano 2001 quando concorsi al Premio Recanati con il brano “Il mio nome”, ispirato al transessualismo karmico. Durante un suo concerto lasciai al mixer una mia demo con il numero di casa. Un bel giorno mi chiamò. Pensavo fosse uno scherzo. Quando capii che era lui fui in estasi. Da allora ci sentimmo per un po’ ma dalla strage dell’11 settembre lui rimase molto scosso e i contatti si allentarono fino a che, nel 2010 a due anni dal mio disco “Magma”, la mia ex produttrice Marialaura G. Giuglietti, gli consegnò di persona il CD. Ne seguì una mail di encomio sul lavoro fatto e, dopo pochi mesi mi chiamò la sua produzione per iniziare a collaborare al suo progetto Diwan l’essenza del Reale. Appena lo vidi di persona al teatro (stavo suonando “L’ombra della luce”) lui entrò, iniziò a cantare ed io piansi. Quando poi finimmo lui mi vide e disse “va bene, non abbiamo bisogno di parlare”.

E poi il tour insieme…

Si. Durante il tour fu tutto bellissimo passava da Jodorowsky ad aneddoti divertentissimi con una fluidità spiazzante. Quando gli parlai della mia esperienza di transizione lui mi disse…non sai quanto ti capisco…. Io credo che lui fosse tante cose. Incasellarlo in un ruolo è decisamente riduttivo, anche adesso che viene percepito come morto”.

Video & Credits

Isabella Noseda dirige un videoclip “allegorico” nel senso più ampio del termine, ma ricco di messaggi, niente affatto subliminali: a partire dal rosso, colore dominante, scarpe comprese, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, fino al bacio finale, un chiaro messaggio alla libertà sessuale. La bandiera bianca sventolata da H.E.R. nel finale, quasi inconsciamente, può essere considerato un ultimo saluto al Sommo Maestro.

Direzione artistica: Gianni Testa.

Hanno suonato: H.E.R. voce e archi, Matteo Caretto, chitarre elettriche, Marco Borrelli, Synth design e chitarra acustica.

Voglio essere felice” (Joseba Publishing) è disponibile in rotazione radiofonica, in streaming, in digital download e sul tubo dal 17 maggio.

Potete seguire H.E.R. su Facebook, Instagram, Twitter e sul canale YouTube di Joseba Publishing.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.