Ciao e benvenuti nel vortice musicale che è la vita di un giornalista al Festival di Sanremo in sala stampa.
Qui, tra le note scintillanti e un mare di lustrini, la sfida è reale. Essere un giornalista a Sanremo è come cercare di ballare il cha-cha-cha su una pista affollata, con artisti che sfuggono come miraggi e colleghi agguerriti pronti a tutto pur di ottenere l’intervista perfetta.
Tra un cambio d’abito da record e l’eterna battaglia per un posto in prima fila, navigare questo caos significa non solo raccontare storie ma vivere in prima persona la frenesia di un’Italia incollata al televisore.
La giornata di un giornalista a Sanremo è una maratona senza sosta: dal decifrare le scelte di moda dei cantanti (spoiler: le paillettes sono sempre vincenti) al dribblare le voci di corridoio più improbabili.
A Sanremo si dorme poco, si parla tanto, e si mangia ancora di più (la focaccia, la sardenaira e la torta verde liguri sono una religione).
Ma nonostante le corse, gli imprevisti e il continuo gioco del “ce la farò a scrivere in tempo?“, c’è qualcosa di magico. Perché qui, il glamour si intreccia con l’energia pura della musica, e ogni storia diventa un tassello del più grande spettacolo del nostro Paese.
Sì, il Festival è questo: adrenalina pura, incorniciata da una Riviera che brilla anche sotto la pioggia (che durante la settimana festivaliera non manca mai).
Benvenuti nella giungla sanremese, dove il ritmo è frenetico e il cuore batte al suono della canzone italiana.
Che il reportage abbia inizio!
Zetatielle Magazine al Festival
Come ormai da anni, io, con i miei articoli, e Tina Rossi, con i suoi click, i suoi video e i suoi articoli, vi racconteremo questa settimana pazza, divertente e piena di adrenalina.
Lo faremo, anche quest’anno, io e Tina Rossi, in diretta dalla Sala Stampa “Lucio Dalla”, dal roof del Teatro Ariston, in giro per “Casa Sanremo”, e a zonzo per la città, magari con l’aiuto di “collaboratori” presi “on the road”, come capita spesso.
Senza dimenticare le joint venture che nascono spontaneamente in sala stampa, tra colleghi di altre testate, radio e televisioni. Colleghi che nel corso degli anni sono diventati veri amici: personalmente quelle che preferisco e che danno maggior soddisfazione.
Fin qui tutto normale, direte voi. Ma non è così semplice.
Possiamo garantirvi che il “prodotto finito”, cioè l’articolo, correlato dalle varie fotografie, dai video, che vedete pubblicato, è frutto di un lavoro che dura quasi tutta la giornata, e che arrivare a metterlo on-line, è tutt’altro che facile, soprattutto quando ci sono le interviste di mezzo, e soprattutto in sala stampa.
A questo proposito, mi ricollego ad un post pubblicato su Facebook qualche anno fa, proprio da Tina Rossi, dove è spiegato in modo chiaro e apparentemente spiritoso, qual è la giornata normale di un giornalista-fotografo a Sanremo in sala stampa, alle prese, alla fine dei conti, con il proprio lavoro.
Tutto partiva, e parte, da una semplice domanda: “Voi sapete quanto è difficile la vita di un giornalista?”
Sanremo in sala stampa
- Bisogna sapere CHI gestisce un determinato cantante, cosa mica da poco, perché al di là del sapere qual è l’agenzia stampa, bisogna capire chi gestisce personalmente l’artista all’interno dell’agenzia stessa.
- Se non lavorate per un’agenzia eventi che ha già le mani in pasta, la possibilità di essere presi in considerazione dai vari press-agent, è minore del 2% (resta l’1 % che è il “fattore C”, o “lato B” se preferite).
- Nel contesto sanremese, ai giornalisti e reporter, viene data una lista contatti dei vari agenti. Quindi scrivi, telefoni, mandi sms, mail, piccioni viaggiatori, segnali di fumo, preghi Padre Pio ed è più facile che ti appaia la Madonna che non uno dei suddetti agenti.
- Cerchi l’occasione quando li hai a “portata di microfono”, rischiando un match di wrestling con i vari bodyguards, cissati, imbruttiti e maleducati. Il cantante è molto spesso disponibile a parlare, ma viene portato via a forza come un carcerato pluricondannato del 41bis.
- Se sei in sala stampa, devi farti venire un’artrosi al braccio per prenotare una domanda e magari non ce la fai, ma ci riescono sempre i soliti idioti che fanno domande su tutto tranne che di musica.
Questo è quanto, e probabilmente non cambierà di una virgola rispetto agli anni passati, ma tant’è, in fin dei conti va bene così. Siamo reporter per scelta di (dura) vita, ma soprattutto per passione.
Tutto quanto sopra, naturalmente, lo facciamo per voi, che leggete i nostri articoli ed apprezzate le nostre foto: è il nostro modo di dirvi grazie, per l’attenzione e l’affetto che ci dimostrate di anno in anno.
Hashtag che passione
Visto che da martedì si parte con la cronaca live delle serate, colgo l’occasione per rammentare a chi leggerà i miei articoli, la serie di hashtag che solitamente uso in occasione della kermesse sanremese, ed i diversi significati:
#stendiamounvelopietoso, ovvero il peggio del peggio della serata.
#esumabinciapà, ovvero, guarda cosa ci tocca vedere e sentire (nei momenti di crisi ci si rifugia nella madre lingua).
#belin, sempre a proposito di madre lingua (d’adozione in questo caso), da utilizzare a seconda dei casi. Diciamo un rafforzativo, o un “riduttivo” (giusto per non essere volgari), sempre a seconda dei casi.
#versaceonthefloor, dedicato al peggior look, maschile o femminile della puntata (da usare se si presenta l’occasione).
#icontinontornano e #laresadeiconti dedicati al conduttore e direttore artistico Carlo Conti (il primo già utilizzato dal 2015 al 2017 e rispolverato per il 2025/2026), da utilizzare a seconda dell’occasione, buona o cattiva che sia. Ho come l’impressione che saranno più le occasioni cattive, che quelle buone: staremo a vedere.
E se le cose si metteranno proprio male, sarà il caso di riesumare il mitico #aridatecepippobaudo (per il momento lo tengo in naftalina).
Rammento infine che non parlerò di politica, o per meglio dire, non mischierò la musica con la politica, e la cronaca, viste le vicende di questa edizione. Va di moda farlo, in tanti lo fanno, ma io non seguo le mode, quindi non lo farò. Lo lascio ad altri colleghi giornalisti (o presunti tali), che ne fanno una ragione di vita.
Il “Festival della Canzone Italiana”, è una manifestazione musicale, e questo, solo questo, sarà l’argomento dei miei articoli. Per qualcuno sarà dura da accettare. Pazienza.
Buon #Sanremo2025 a tutti e ricordate sempre che #tutticantanosanremo (forse…)
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