Il premio più ambito della città di Milano, l’Ambrogino d’Oro a Margherita Cioppi: tra polemiche e rifiuto, chi ha ragione? Editoriale di Tina Rossi
Possibile che i consiglieri comunali Beatrice Uguccioni (PD) e Carlo Monguzzi (Verdi) del Comune di Milano non potessero trovare, tra le tantissime eccellenze milanesi vicine alla sinistra, persone più degne di ricevere l’Ambrogino d’Oro, di Margherita Cioppi della Global Sumud Flotilla?
Margherita Cioppi, per i milanesi, è una perfetta sconosciuta assolutamente priva di un “passato” di meriti professionali, artistici o di impegno sociale a favore della città di Milano e/o del suo prestigio nel mondo.
Una perfetta sconosciuta, milanese di recente adozione, che nessuno sapeva neppure fosse la “rappresentante della Flottiglia”, una iniziativa che della propria internazionalità aveva fatto uno dei vanti.
Una perfetta sconosciuta che però avrebbe, almeno secondo chi l’ha candidata, il grande merito di aver partecipato alla “crociera nel Mediterraneo” denominata “Global Sumud Flotilla”, una iniziativa che si è rivelata – e questa candidatura ne rappresenta l’ennesima conferma – più una trovata promozionale e di comunicazione per i partecipanti, che una attività umanitaria o una meditata iniziativa di attivismo politico.
Ma vediamo innanzitutto di che cosa si tratta.
I promessi sposi
L’Ambrogino d’Oro è una delle più alte onorificenze civiche del Comune di Milano, e rappresenta un riconoscimento ufficiale che viene conferito “a tutti gli uomini, le donne, le associazioni, le organizzazioni che hanno dato un contributo speciale alla città”. Dunque, la città assegna ogni anno a persone, associazioni o enti, una benemerenza a coloro che si sono distinti per il loro impegno a favore della comunità milanese o per aver dato lustro alla città in Italia o nel mondo.
Due i premi: le Medaglie d’oro, assegnabili 30 al massimo ogni anno, e gli attestati di civica benemerenza, 40 al massimo. I premiati sono scelti dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale di Milano, ma il sindaco ha diritto di veto. La consegna avviene il 7 dicembre in occasione della festa di Sant’Ambrogio, patrono della città, solitamente presso il Teatro Dal Verme (fonte Milano Città Stato).
In buona sostanza, l’Ambrogino d’Oro premia chi fa del bene a Milano (attraverso solidarietà, cultura, impegno civico, sport, scienza, ecc.) oppure chi dà lustro alla città nel mondo (rendendo Milano orgogliosa dei propri cittadini o delle proprie eccellenze), ovvero un riconoscimento per meriti morali, civili o professionali, economici o industriali, e rappresenta il “grazie” ufficiale della città a chi la rende migliore, con esclusione specifica della motivazione politica.
Non deve quindi sorprendere che la proposta degli assessori milanesi di candidare l’attivista della Flottiglia all’Ambrogino d’oro, abbia provocato l’indignazione e le proteste di molti cittadini che il premio lo avevano ricevuto quale attestato di decenni di impegno professionale e di eccellenza MADE IN MILANO.
L’Azzecca Garbugli
Voce di questa indignazione è stata l’avvocatessa Annamaria Bernardini de Pace, precedente “orgogliosa” vincitrice di questo premio. E lo ha fatto con una sintetica ma efficacissima comunicazione scritta. Già… con una vetusta missiva al sindaco Sala, nella quale la candidatura viene definita “inopportuna e profondamente offensiva per il significato stesso che l’onorificenza dovrebbe conservare: premiare chi, con impegno autentico, ha onorato la città di Milano.
La cosiddetta “flottiglia” (promossa da movimenti ambiguamente Pro-Palestina e da circuiti di finanziamenti non trasparenti) non ha distribuito cibo, non ha soccorso civili: ha messo in scena una provocazione politica, con finalità simboliche e mediatiche, ai limiti della legalità internazionale. Tutto questo non ha nulla a che vedere con il senso civico, la solidarietà o la promozione dell’immagine di Milano nel mondo”.
E poi, prosegue con una frase inequivocabile “l’antisemitismo mi fa orrore, anche perché è tipico delle persone ignoranti”, un attacco che avrebbe richiesto una replica secca e chiara, ma il sindaco Sala non ha ritenuto opportuno né cortese replicare.
L’unica laconica, evasiva e scriverei “pilatesca” risposta, è arrivata dal suo “ufficio” che ha fatto presente che “la competenza relativa all’istruttoria delle proposte di concessione delle civiche benemerenze è del Consiglio Comunale” e che eventuali osservazioni vanno indirizzate alla Presidenza del Consiglio Comunale.
Don Abbondio
Per diversi giorni, infatti, il sindaco aveva scansato l’argomento, ma – nel giorno di chiusura delle candidature per l’Ambrogino d’oro – ha rotto il silenzio con questa replica categorica, certamente non priva di buoni argomenti e di un virtuoso precedente. Infatti, il sindaco aveva già bacchettato anni prima il Consiglio Comunale riguardo le modalità di proposta e di valutazione delle candidature, ma ora – e sorprendentemente – la nota al Consiglio Comunale è formale ed istituzionale ma non per questo meno pungente: “Gli Ambrogini sono prerogativa del Consiglio comunale, da un lato. Dall’altro però è mio dovere ricordarvi il regolamento”.
L’affermazione del Sindaco è vera in parte, in quanto se l’art. 4 del Regolamento dell’Ambrogino d’Oro prevede che il Consiglio Comunale abbia facoltà di proporre candidati, è altrettanto vero che l’art. 5 prevede che il Sindaco possa opporsi. Pertanto, la giustificazione del Major fa pensare che il primo cittadino non conosca il regolamento e che soprattutto non lo abbia consultato prima di rispondere.
Aggiungerei che la mancanza di una risposta diretta all’Avvocato Bernardini de Pace appare come un atto di grande scortesia. Ma le buone maniere, di questi tempi, ed il rispetto degli interlocutori non sono certamente il vanto della politica di qualsiasi colore sia.
Quindi, fino a qui, non si rileva nulla di nuovo, sorprendente o di insolito.
Questo matrimonio non s’ha da fare
La lettera dell’avvocatessa divorzista più famosa d’Italia — ho amici che, al solo udirne il nome, tremano ancora — continua con tono incalzante e argomenti importanti: “È un gesto che legittima, anche indirettamente, un’ambiguità ideologica, finisce per normalizzare un clima intollerabile, nel quale il disprezzo per Israele diventa alibi per nuovi pregiudizi antiebraici”.
Che la sinistra italiana fosse anti per antonomasia — antifascista, anticlericale, antitradizionale, anticapitalista, antiburocratica, anticonformista, antirazzista — era noto a tutti. Ma che ora — contro ogni suo valore — divenisse anche antisemita, ha sorpreso molti.
E qui dovete permettermi una battuta: la sinistra, con questi atteggiamenti di chiusura, sta diventando soprattutto anti-pathos. Ma torniamo seri…
Annamaria Bernardini de Pace prosegue: “Ciò detto, qualora tale indecorosa candidatura dovesse essere accolta, Le comunico, sin d’ora, la mia volontà di restituire pubblicamente l’Ambrogino d’Oro, che ho ricevuto con orgoglio anni fa. Le chiedo, peraltro, di convocarmi, così da poterlo fare nello stesso giorno della cerimonia ufficiale di consegna ai rappresentanti della Flottiglia, così che il mio gesto — non polemico ma etico — possa essere compreso nella sua portata simbolica”.
Alle parole della Bernardini de Pace ha fatto eco — e ci saremmo stupiti se avesse perso l’occasione di fare polemica — Vittorio Feltri, confermando che, in caso di conferimento del premio alla Flottiglia, anch’egli avrebbe restituito l’onorificenza per i medesimi motivi. Ovviamente, Feltri non è stato l’unico a manifestare il proprio dissenso — o assenso — e quindi non sono certo mancate polemiche e prese di posizione ad alimentare il casus belli ed arroventare un climax sull’argomento Gaza già troppo caldo.
La Monaca di Monza
Ovviamente, e non poteva essere altrimenti, a buttare benzina sul fuoco ci ha pensato Margherita Cioppi: “Nonostante ritenga importante il riconoscimento dell’azione politica della Global Sumud Flotilla da parte del Consiglio Comunale di Milano, non penso che in questo momento si possa accettare questa onorificenza. Il Comune di Milano non ha ancora reciso il gemellaggio con Tel Aviv“.
Annunciando di rinunciare — a nome della Flottiglia — all’eventuale accettazione del premio, finché il Comune manterrà il gemellaggio con Israele (Tel Aviv), porrebbe la candidatura in uno stato di “accettata ma rinunciata”.
I Bravi
Sarebbe la quarta persona nella storia dell’Ambrogino d’Oro a rifiutare questo riconoscimento. Il primo fu Dario Fo, poi Robert De Niro e infine Elio delle Storie Tese. Per Dario Fo era un semplice dissenso con l’amministrazione dell’epoca, De Niro non apprezzò la decisione di non conferirgli più la cittadinanza onoraria promessa a seguito della sua partecipazione alla saga Il Padrino, dove emergeva un’immagine dell’Italia inquinata dalla reputazione mafiosa, mentre Elio rifiutò per solidarietà a Enzo Biagi che non fu mai proposto per la benemerenza, nonché per non aver offerto la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano.
Le loro motivazioni, almeno, non erano un guanto di sfida lanciato in faccia alla città meneghina e, per estensione, a tutte quelle città italiane che, come Milano, sono gemellate con comuni israeliani. Il rifiuto della Cioppi, condivisa da tutti i “Soldini in erba” della Flottilla arriva proprio nel momento di distensione più alto dall’inizio del conflitto di Gaza. A
A guardarla bene, hanno perso un’occasione per dimostrare il valore umanitario, bandiera della loro crociata, generando forti dubbi sulla veridicità della loro mission di essere “indipendenti, internazionali e non affiliati ad alcun governo o partito politico”.
Comanda chi può e ubbidisce chi vuole
Ciò che continua a stupire è l’incapacità dei leader politici del nostro Paese di capire che è il momento di abbassare i toni e recuperare lucidità, riconsiderare le varie questioni e smetterla di vedere il mondo in bianco e nero.
Perché non si possono usare due pesi e due misure, poiché se, da un lato, si vuole giustamente salvare la popolazione civile di Gaza, vittima di una guerra spietata, dall’altro non si può desiderare di punire proprio un’altra popolazione civile, escludendo gli israeliani dalla vita pubblica e sociale internazionale, ghettizzandoli come, purtroppo, si è sempre fatto in passato. Questo atteggiamento, oltre a ricadere nella fattispecie della stupidità umana, ha una definizione propria e specifica: antisemitismo. E credo sia inutile ricordare che è stato proprio questo tipo di ideologia a rendere possibile il capitolo più buio della storia dell’umanità.
A saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, e nessuno è innocente
In questo delicato momento, la politica dovrebbe dimostrare responsabilità e coscienza del ruolo sociale e istituzionale che rappresenta, evitando queste bagarre che destabilizzano l’opinione pubblica ed infiammano le piazze mettendo a rischio l’ordine pubblico.
No, non si tratta del primo rifiuto (anche clamoroso) del premio, ma è decisamente quello più sconcertante — non per la sostanza, e neppure per la motivazione, che rimane lineare e conforme al pensiero che ha animato la battaglia mediatica della Flottiglia — bensì per il contesto di accuse reciproche in cui matura e che alimenta.
Ciò che continua a stupire è il fatto di non comprendere che, in questo clima — già troppo teso — una candidatura “fuori concorso” (le questioni politiche non sono indicate tra i valori premiabili) è solo una inopportuna provocazione, alla quale la fazione opposta, anch’essa ottenebrata dalla propria ideologia, non si sottrae, manifestando la propria indignazione. Contestazione comprensibile e legittima, ma non certamente lucida, perché sarebbe bastato appellarsi al Regolamento per invalidare la candidatura in modo elegante e a ragion veduta, tant’è che ha immediatamente innescato una reazione ancora più stupida: un rifiuto che puzza di antisemitismo, da parte di una persona che non solo non merita il premio ma ha anche l’ardire di sputarci sopra.
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