Buffy l’Ammazzavampiri sta tornando: tutto quello che devi sapere

Buffy l’Ammazzavampiri sta per tornare davvero e stavolta è ufficiale: Hulu ha annunciato una nuova serie TV, che sarà un reboot. Una storia nuova, ma dentro l’universo che conosciamo. E soprattutto, con Sarah Michelle Gellar di nuovo nel ruolo di Buffy.

Avete capito bene: Buffy l’ammazzavampiri sta per tornare. Una nuova serie è ufficialmente in lavorazione. Il progetto è ancora avvolto nel mistero, ma le notizie trapelate bastano a far saltare sulla sedia chiunque abbia passato gli anni ’90 tra stake, vampiri, incantesimi e drammi adolescenziali. Non si tratta di un semplice reboot, ma di un vero e proprio nuovo capitolo. La produzione promette di restare fedele allo spirito originale, ma con uno sguardo al mondo di oggi.

Per adesso niente data d’uscita, ma i fan (vecchi e nuovi) sono già in fermento. Nuova protagonista, nuova generazione… ma con l’eredità di Sunnydale ben viva. Anche se non si sa ancora molto su questa produzione, una cosa è certa: l’hype è alle stelle. Non capita tutti i giorni che un cult assoluto decida di rimettersi in gioco dopo oltre vent’anni.

E allora è il momento perfetto per fare un salto indietro, tornare negli anni ’90, e ricordare perché questa serie è diventata un cult, perché ci ha segnato, e perché il suo ritorno è qualcosa di più di una semplice nostalgia. Buffy ha cambiato le regole del gioco. E adesso è pronta a farlo di nuovo.

Buffy negli anni ’90

Andata in onda per la prima volta nel 1997, Buffy l’ammazzavampiri è una di quelle serie che ti segna. Era diversa, fresca, con un’eroina teen ma tosta, in un’epoca in cui le protagoniste femminili forti non erano ancora la norma. Creata da Joss Whedon, la serie è partita un po’ in sordina: la serie nasce come horror-comics e nel giro di poco è esplosa. Sette stagioni, 144 episodi, uno spin-off (Angel), milioni di fan sparsi per il mondo.

La storia è semplice, almeno all’inizio: Buffy Summers è una liceale californiana apparentemente normale, ma in realtà è la Cacciatrice, la prescelta che ha il compito di difendere il mondo da vampiri, demoni e ogni genere di creatura dell’oscurità. La scuola di Sunnydale, costruita sopra una Bocca dell’Inferno, è il centro di tutte le sfighe possibili, e Buffy combatte con l’aiuto di un gruppo di amici fidati: Willow, Xander, Giles, e ovviamente Angel.

Nel corso delle stagioni, la serie cresce, si fa più profonda, più cupa, più matura. Non è solo horror e azione, ma anche amicizia, amore, lutto, identità, sacrificio. Buffy riesce a toccare corde molto più complesse di quanto il suo tono pop possa far pensare. E lo fa con una scrittura brillante, dialoghi indimenticabili, momenti che ti fanno ridere, piangere e saltare dalla sedia nel giro di cinque minuti.

Perché piaceva così tanto?

Perché era avanti. Punto. Buffy non è certo la prima storia con vampiri: il cinema ha sempre attinto apiene mani dalle leggende di vampiri, da Intervista col vampiro a The Lost Boys, e persino in TV si erano visti vampiri qua e là. Ma Buffy è la prima serie TV a rendere i vampiri cool per un pubblico giovane, a farne un fenomeno pop, a mescolare teen drama, horror, umorismo e azione in modo davvero nuovo. Da lì in poi, niente è stato più lo stesso.

Dopo Buffy, il genere esplode: The Vampire Diaries, True Blood, Teen Wolf, Supernatural, Twilight (nel cinema), fino ai più recenti reboot. Ma la capostipite, la pioniera, è lei. Sempre lei.

Piaceva perché parlava agli adolescenti con intelligenza. Riusciva a entrare nel loro mondo senza sembrare forzata o finta. Non semplificava i problemi, non li banalizzava. Affrontava temi veri, anche difficili — la morte, la solitudine, la depressione, l’identità, la perdita — ma lo faceva con empatia, ironia e un pizzico di leggerezza che non guastava mai.

E poi, diciamolo: era figa. Aveva stile. Le musiche, i costumi, i mostri, le battute taglienti. Buffy non era solo una cacciatrice, era un’icona. E chi era adolescente a fine anni ’90, lo sa: nessuna serie gli si è mai avvicinata, prima. Chi non ha avuto almeno una cotta per Sarah Michelle Gellar? O per il tenebroso David Boreanaz? I poster appesi in camera erano un must, i fan si scambiavano i DVD (o le VHS registrate dalla TV), le citazioni diventavano tormentoni.

La serie ha lasciato un segno, e lo si vede ancora oggi. Comic-con pieni di cosplay di Buffy, gruppi Facebook attivissimi, maratone su piattaforme streaming.

Buffy Summers, la Cacciatrice

Buffy non è solo un personaggio. È un simbolo. Quando nel 1997 appare per la prima volta in TV con quella faccia da brava ragazza, la gonna corta e il paletto in borsa, nessuno si immagina che sta per riscrivere le regole del genere. Fino a quel momento, le ragazze nei film horror o muoiono per prime o urlano e scappano. Lei, invece, corre verso il mostro. E lo uccide.

Buffy è una Cacciatrice, certo: ha forza sovrumana, riflessi da ninja, visione notturna e un istinto quasi animale per fiutare il pericolo. Ma è anche una teenager. Va a scuola, litiga con la madre, si innamora troppo, si sente inadeguata. La sua forza non è solo nei muscoli: è nella sua vulnerabilità, nella sua capacità di continuare a lottare anche quando tutto sembra crollare. È proprio questo mix a renderla rivoluzionaria.

Non è infallibile, anzi: sbaglia, si arrabbia, scappa, mente, piange, perde. Ma ogni volta si rialza. E lo fa senza perdere sé stessa. Il peso del mondo, letteralmente, è sulle sue spalle. Ma lei continua a combattere. A proteggere. A scegliere il bene, anche quando costa tutto. È una supereroina che non ha bisogno del mantello: ha la sua giacca di pelle, un paletto e un sarcasmo tagliente.

Sarah Michelle Gellar ha reso Buffy credibile, potente e piena di sfumature.

Non è mai solo la bella ragazza bionda che mena i cattivi: è anche una sorella maggiore, un’amica, una figlia, una leader. Ha attraversato il lutto, la depressione, il sacrificio e la rinascita. La settima stagione la vede diventare una vera guida, una generatrice di altre Cacciatrici, in un finale che distrugge ogni gerarchia e dice al mondo: il potere può essere condiviso.

In un’epoca in cui le eroine erano rare, Buffy ha aperto la strada a tutto quello che è venuto dopo. Senza di lei non ci sarebbero state Veronica Mars, Katniss Everdeen, Jessica Jones, Eleven, Wanda, né molte delle protagoniste femminili forti che oggi ci sembrano scontate.

Angel vs Spike: due vampiri, due amori, due leggende

Se siete cresciuti con Buffy, almeno una volta nella vita vi avranno chiesto: sei più Angel o più Spike?

Angel è il classico tenebroso: vampiro con l’anima, dannato, tormentato, sempre a metà tra il bene e il male. È il primo grande amore di Buffy, quello epico, struggente, che ti strappa il cuore. Il loro legame è profondo, intenso, ma anche tragico. Lui è un vampiro con un passato da mostro, lei è una Cacciatrice: tutto li divide, ma si attraggono come calamite. La loro storia è una bomba emotiva. Quando Angel perde l’anima (e diventa Angelus), è uno dei momenti più dark e potenti della serie.

Poi c’è Spike.

Ironico, punk, irriverente, con un passato da bad boy e un cuore che, contro ogni previsione, inizia a battere per Buffy. Spike è l’opposto di Angel: parla troppo, sbaglia, si sporca le mani, ma cambia. Per davvero. Senza un’anima (all’inizio), ama Buffy in modo viscerale, maldestro, ma sincero. E quando decide di riconquistare la sua umanità, lo fa con un atto di volontà. Non per colpa, ma per amore.

La dinamica Buffy–Angel è epica, tragica, poetica. Quella Buffy–Spike è viscerale, caotica, intensa. Due tipi di romanticismo opposti, entrambi potentissimi. E ancora oggi i fan litigano su chi fosse il vero amore di Buffy. Ma il bello è proprio quello: entrambi rappresentano qualcosa di diverso, e hanno segnato l’evoluzione emotiva della protagonista in momenti diversi.

Angel poi ha avuto la sua serie spin-off, con toni più adulti e cupi, e Spike è rimasto uno dei personaggi più amati fino alla fine. Due vampiri completamente diversi, ma indimenticabili. E oggi, con il revival in arrivo, la domanda torna: tornerà uno dei due? Entrambi? Nessuno?

Una cosa è certa: anche se Buffy è la protagonista, senza questi due, la serie non avrebbe mai avuto lo stesso impatto.

I personaggi che non abbiamo mai dimenticato

Buffy era il cuore, ma la vera forza della serie era il gruppo. Ogni personaggio è diventato indimenticabile. Una delle magie di Buffy è sempre stata il suo cast corale. Intorno alla Cacciatrice, infatti, si è costruito un gruppo di personaggi così ben scritti, così umani e così pieni di sfumature da diventare, nel tempo, veri e propri protagonisti. Nessuno in questa serie è mai solo la “spalla comica” o “l’amico nerd”: tutti crescono, cambiano, sbagliano, soffrono. E noi, con loro.

C’è Willow Rosenberg, ovviamente.

La timidissima secchiona dai maglioni oversize che diventa una delle streghe più potenti dell’universo Buffy. Il suo percorso è uno dei più belli della serie: da insicura a sicura, da invisibile a essenziale, da ragazza innamorata del migliore amico a donna che ama senza paura. E anche lei ha i suoi momenti oscuri, basti pensare a “Dark Willow”, la versione più devastata e vendicativa di sé. Una trasformazione che resta impressa.

Poi c’è Xander, il cuore del gruppo.

Nessun potere, nessuna profezia, nessuna dote speciale. Solo ironia, lealtà e tanta umanità. È lui che resta accanto a Buffy nei momenti peggiori, è lui che salva Willow nel momento più buio. È l’amico che molti avrebbero voluto avere, con tutte le sue goffaggini e le sue battute fuori luogo.

Giles, il mentore, l’osservatore, la figura paterna non convenzionale.

Inglese, ironico, colto eppure pieno di segreti e colpi di scena (chi se lo scorda da giovane come Ripper?). È uno dei personaggi più amati perché rappresenta quella rara combinazione di rigore e affetto, di guida e di amico.

E poi Cordelia, da cattiva delle superiori a personaggio che si conquista dignità (soprattutto in Angel), Anya, il demone della vendetta più buffa e brutale della storia delle serie TV (“What’s with all the carrots?”), Tara, dolce e fragile, ma fondamentale nell’equilibrio emotivo del gruppo, Oz, silenzioso e profondo, un lupo mannaro zen. Non si può dimenticare Riley Finn, ex fidanzato di Buffy, colui che sta più vicino all’ammazzavampiri.

Anche i villain lasciano il segno: il primo in assoluto è Il Maestro, il master dei Vampiri, colui che cerca di uscire dalla sua tomba e che usa i suoi sudditi per tornare in vita. Drusilla, inquietante e infantile, grande amore di Spike. Il Sindaco, con quel sorriso da brava persona e la mostruosità dentro. Glory, iconica e folle, una Dea di una delle dimensioni demoniache. Il Primo, nemico invisibile e insidioso.

Nessuno è dimenticabile.

In Buffy, anche i personaggi minori hanno avuto il loro momento per brillare. È una delle ragioni per cui la serie ha resistito nel tempo: ti affezioni a tutti, anche ai più improbabili. E quando ti capita di fare un rewatch — perché succede, eccome se succede — ti ritrovi a pensare “ah, già, c’era anche lui… che bello ritrovarlo.”

Il bello è che questi personaggi crescevano con te. Cambiavano, sbagliavano, cadevano e si rialzavano. Era impossibile non affezionarsi.

I momenti iconici

“In ogni generazione c’è una prescelta che si erge contro i vampiri, i demoni e le forze delle tenebre: Lei è la cacciatrice”

Ci sono citazioni che sono rimasti nel tempo, qualcuno li porta addirittura tatuati sul braccio. Citazioni che segnano momenti indimenticabili, frame che sono diventati storici per gli appassionati. Il discorso alle potenziali Cacciatrici nella settima stagione, dove rovescia il concetto di destino e potere: “Da ora in poi, ogni ragazza del mondo che potrebbe essere una Cacciatrice… lo sarà.”
E poi la lotta con Angel nel finale della seconda stagione, quando lo uccide con le lacrime agli occhi per salvare il mondo. O ancora quando torna dalla morte nella sesta stagione e confessa, distrutta, di essere stata strappata dal paradiso:”Nella vita cvi sono motivi per cui cantare ma quando lo show finisce bisogna capire se loro ti lasciano andare” alla fine dell’episodio “Once more with feeling“.

Ma tra i momenti iconici ce ne sono due che sono stati davvero memorabili, per pathos e drama.

È fredda. L’ho toccata… e non si muoveva. Non si è… mossa.

Tra tutti i momenti forti di Buffy, questo è quello che spezza ogni schema — e il cuore di chi guarda. Non ci sono vampiri. Non ci sono magie, né portali da chiudere o apocalissi da sventare. Solo la realtà, cruda, gelida e improvvisa. L’episodio si chiama “The Body”, e racconta il giorno in cui Buffy trova sua madre, Joyce, senza vita, colpita da un aneurisma. Niente mostri. Nessuna battaglia. Solo la morte, quella vera.

È un episodio che resta dentro, diverso da tutto il resto. Nessuna musica di sottofondo, nessun effetto speciale, pochissime parole. Solo silenzi, sguardi persi nel vuoto, il rumore di un mondo che va avanti mentre il tuo si ferma. È lo shock, il lutto, il senso di impotenza totale che arriva anche per chi combatte contro il male ogni giorno.

Buffy, la ragazza che affronta vampiri e demoni a mani nude, in quel momento è solo una figlia che guarda sua madre stesa a terra e non sa cosa fare.

È uno dei momenti più maturi della serie, quello in cui ti accorgi che Buffy non è solo azione e battute brillanti. È anche profondità, dolore vero, perdita senza senso. Ma è il momento in cui capisci che crescere vuol dire affrontare anche l’inevitabile. Che nemmeno gli eroi sono invincibili.

“The Body” è rimasto nella storia della TV proprio per questo. Perché ha avuto il coraggio di fermarsi. Di mostrarci il vuoto, senza filtri. E di dire, senza dirlo: a volte, anche i mostri peggiori non hanno il volto del male, ma quello di qualcosa che nessuno può sconfiggere.

La cosa più difficile del mondo è viverci. Abbi il coraggio di vivere. Per me

Solo pochi episodi dopo arriva il sacrificio finale. Nel finale della quinta stagione, Buffy scopre che l’unico modo per salvare il mondo — e sua sorella Dawn — è morire. E lo fa. Si lancia dalla torre, sapendo che non ci sarà ritorno. Non lo fa da eroina esaltata, ma da sorella, da figlia, da donna che ha capito il senso della sua missione. “La cosa più straordinaria che ho fatto… è stata amare voi.” Una frase semplice, ma che riassume tutto.

Quella scena, con Buffy che cade a rallentatore, accompagnata solo dal silenzio e dalla luce dell’alba, è una delle più forti della serie. Non serve sangue, non servono mostri. Solo un addio che è anche una rinascita. E che, ancora oggi, fa venire i brividi.

Una fanbase che non molla: il mondo segreto dei fan di Buffy

Ci sono serie che finiscono, e serie che non muoiono mai. Buffy appartiene alla seconda categoria. A più di vent’anni dall’ultima puntata, la fanbase è ancora viva, attiva e affamata. Non è solo nostalgia: è un amore che si è trasformato in culto. E non parliamo solo di qualche rewatch su piattaforma: qui c’è gente che ancora oggi colleziona DVD, partecipa a convention, si scambia fanfiction, si tatua citazioni e posta meme quotidianamente.

Le convention dedicate al Buffyverse (come lo chiamano gli appassionati) si tengono in tutto il mondo. In Italia, UK, Stati Uniti, le reunion del cast continuano ad attirare fan di tutte le età. Sarah Michelle Gellar, James Marsters (Spike), Alyson Hannigan (Willow) e altri membri del cast sono spesso ospiti d’onore, e i biglietti vanno via in un lampo. È raro vedere una fanbase così longeva rimanere così attiva dopo così tanto tempo.

I social? Pullulano. Su TikTok spuntano edit con le scene cult, su Instagram ci sono pagine interamente dedicate a ogni personaggio. Su Reddit ci sono thread lunghissimi dove si discute ancora di teoria, cronologia, simbologia. Persino su Etsy trovi ancora magliette con la scritta “The Hellmouth” o “Team Spike”.

E non dimentichiamoci i collezionisti: i box set in edizione limitata, le action figure, i poster vintage, le repliche del ciondolo di Angel. C’è persino chi ha ricreato fedelmente la biblioteca della Sunnydale High a casa propria.

Questa è una community che ha resistito al tempo, ai cambiamenti generazionali e persino a qualche controversia dietro le quinte.

Insomma, Buffy non è mai sparita davvero. E chi l’ha amata allora, oggi è pronto a innamorarsene di nuovo. E magari a passarla alla nuova generazione.

Cosa sappiamo della nuova serie

Purtroppo, ancora poco. Ma quel poco basta a farci salire l’adrenalina. La nuova serie sarà ambientata nello stesso universo, ma con personaggi nuovi. Si parla di una nuova Cacciatrice, in un’epoca diversa. Non è chiaro se si tratterà di una sorta di passaggio di testimone o di una timeline alternativa.

Il team creativo sembra intenzionato a rendere omaggio alla serie originale, ma anche a portare qualcosa di fresco. Si parla di inclusività, diversità, nuove dinamiche. Ed eccoci qui, nel presente.

Ma non aspettatevi la stessa ragazza con la croce d’argento e la giacca in pelle a salvare il mondo da sola. I tempi sono cambiati, e anche Buffy. Stavolta il suo ruolo sarà diverso: sarà un mentore, una guida, forse una nuova “Giles”, per una nuova generazione. Al centro della trama, secondo le anticipazioni trapelate, ci sarà Nova, una ragazza adolescente che verrà scelta come nuova Cacciatrice. Una nuova protagonista, con nuovi mostri da affrontare e con Buffy al suo fianco.

“Le cose sono come sono, lottiamo e moriamo, i desideri non cambiano questo”

Certo, è presto per sapere come sarà davvero questa nuova versione. Quanti vecchi personaggi torneranno? Che tono avrà la serie? Riuscirà a mantenere quel mix perfetto tra azione, ironia e profondità che aveva reso la serie originale così speciale? Tutte domande ancora senza risposta. Ma una cosa è certa: l’attesa è altissima.

E diciamolo: anche se siamo cresciuti, anche se abbiamo visto mille altre serie, c’è una parte di noi che non ha mai lasciato Sunnydale. Che ricorda ogni battuta, ogni colpo di scena, ogni canzone sullo sfondo. Che sa ancora a memoria l’episodio musicale. E che non vede l’ora di tornare, magari con qualche ruga in più, ma con lo stesso cuore.

Perché il mondo è sempre pieno di mostri. E ogni tanto, abbiamo ancora bisogno che qualcuno prenda in mano un paletto e ci salvi.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”
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