OpenAI annuncia la nuova esperienza in chatGPT: la chat di gruppo con IA che interagisce attivamente con i membri e suggerisce idee e soluzioni. Ma come funziona, a cosa serve e, soprattutto, possiamo fidarci?
Negli ultimi anni la comunicazione quotidiana ha cambiato ritmo e forma, con una naturalezza che spesso passa inosservata. Complice il lockdown della pandemia del 2020, quando gli spostamenti erano vietati praticamente in tutto il mondo, le chat delle poche applicazioni disponibili solo cinque anni fa, hanno cambiato definitivamente il modo di comunicare e interagire.
Come usiamo le chat di gruppo
Le chat di gruppo si sono trasformate da semplici spazi di scambio informale a veri e propri luoghi virtuali di incontro che sostituiscono le piazze, i bar e le sale riunioni. Nate come luoghi informali dove scambiarsi messaggi veloci tra amici, sono diventate un’estensione della nostra vita quotidiana. Sono il posto dove si organizzano cene, si condividono memi, si prendono decisioni lampo che un tempo richiedevano telefonate infinite. Ma non solo: oggi sono anche strumenti di lavoro sempre più centrali. Hanno abbreviato tempi di riunione, eliminato la necessità di spostarsi e permesso a team lontani di collaborare come se fossero seduti allo stesso tavolo.
Ci siamo abituati a progettare, discutere, risolvere problemi in una finestra di chat: è come avere una piccola sala riunioni tascabile, sempre disponibile e sempre connessa. Aziende, freelance, gruppi creativi e persino famiglie utilizzano questi spazi digitali come un sistema nervoso condiviso, un punto di incontro dove tutto si muove più veloce, più semplice, più naturale.
Dalla vita sociale a quella professionale, le chat si sono imposte come un vero strumento operativo, capace di ridurre tempi morti, accorciare distanze e alleggerire quelle riunioni che un tempo avrebbero monopolizzato intere mattinate.
In questo panorama già in trasformazione, un nuovo attore entra in scena e mescola ulteriormente le carte: OpenAI introduce la chat di gruppo in ChatGPT, in risposta – e sfida – a quella introdotta da Meta su Whatsapp. Non è un semplice aggiornamento, ma un’evoluzione del modo di intendere la conversazione con l’intelligenza artificiale. Se finora il rapporto con l’IA era un dialogo individuale, ora diventa una vera esperienza collettiva, dove più persone possono collaborare tra loro e con ChatGPT nello stesso spazio, seguendo un filo comune e beneficiando dell’intelligenza artificiale condivisa, ridisegnando l’idea stessa di assistente digitale.
A cosa serve la chat di gruppo di ChatGPT
La differenza tra una chat di gruppo tradizionale e quella di OpenAI, sta nell’interazione con l’intelligenza artificiale. Questa nuova chat ha un “membro” virtuale – ChatGPT – che ascolta, elabora e partecipa attivamente alla conversazione.
Ad esempio, se siete un gruppo di amici che sta organizzando una vacanza o un viaggio, l’AI può raccogliere le proposte dei partecipanti, suggerire destinazioni, confrontare i prezzi, proporre itinerari e stilare liste pratiche di cose da portare, tutto in tempo reale. Allo stesso modo, se dovete decidere un ristorante per una cena scolastica o un addio al celibato, ChatGPT può analizzare preferenze, distanza, trovare alternative originali e aiutare a trovare l’opzione più adatta.
Oltre alle decisioni pratiche di natura sociale, la nuova chat di gruppo di OpenAI si propone come uno strumento di lavoro fondamentale per supportare attività creative e collaborative. Può suggerire combinazioni di stile per un progetto di design, proporre idee per un evento o aiutare a redigere testi e documenti condivisi. In questo senso, la chat di gruppo diventa un ambiente operativo dove le persone restano protagoniste, ma l’AI interviene come alleato attento e versatile, capace di guidare, sintetizzare e strutturare la conversazione senza mai sostituire il contributo umano.
Come funziona
La novità più evidente delle chat di gruppo in ChatGPT sta nella capacità di trasformare il dialogo tra più persone in un contesto condiviso, dove l’intelligenza artificiale è parte attiva nell’aiutare a prendere decisioni sulla base della sua capacità di ricerca e della sua velocità nel reperire informazioni utili dal web.
Ogni chat può ospitare fino a venti partecipanti, ciascuno identificato con nome, foto e username, così da rendere immediatamente riconoscibili i partecipanti.
Creare una chat di gruppo è semplice e intuitivo. Basta selezionare l’icona dedicata in una conversazione esistente o in una nuova, scegliere i partecipanti e condividere un link d’invito. Chi riceve il link può unirsi immediatamente e iniziare a interagire: ogni messaggio resta visibile a tutti, e l’AI ha accesso al contesto della chat per offrire risposte pertinenti.
OpenAI informa che è possibile attivare modalità differenti: l’AI può intervenire solo quando viene menzionata, oppure seguire attivamente la conversazione, fornendo suggerimenti, elaborando proposte o sintetizzando punti chiave. Questo approccio garantisce che l’AI sia utile senza essere invadente e rispettando la dinamica naturale dei partecipanti.
Oltre ai messaggi testuali, le chat di gruppo permettono di condividere file, immagini e link, aprendo la strada a interazioni più ricche e a una collaborazione più concreta.
L’AI può leggere i documenti caricati, sintetizzare informazioni, aiutare a organizzare idee o suggerire soluzioni basate sui contenuti condivisi. In questo senso, la chat di gruppo diventa uno spazio operativo completo: non solo un luogo per parlare, ma un ambiente dove lavorare insieme, prendere decisioni rapide e mantenere traccia di ogni contributo.
E per la privacy, posso fidarmi?
Le chat di gruppo in ChatGPT sono progettate fin dall’inizio con un’attenzione particolare alla privacy e al controllo dei partecipanti. Ogni conversazione collettiva è separata dalle chat personali: la memoria individuale dell’utente non viene utilizzata né le chat di gruppo generano nuovi ricordi nella memoria personale. Sul sito ufficiale di OpenAi si legge che, l’azienda sta già lavorando sulla possibilità di offrire controlli ancora più dettagliati, così da poter scegliere se e come l’AI utilizzerà le informazioni all’interno del gruppo.
Allo stesso tempo, OpenAI sottolinea che il controllo sulla partecipazione resta completamente nelle mani degli utenti. Ogni membro entra in chat solo su invito e può vedere chi partecipa, uscire in qualsiasi momento o, se autorizzato, rimuovere altri partecipanti. L’unico che non può essere rimosso dagli altri membri è l’autore della chat, a meno che non decida di lasciare il gruppo volontariamente. Secondo OpenAI, questo modello garantisce trasparenza e sicurezza, preservando la libertà di gestione della conversazione.
Ovviamente, l’attenzione maggiore si concentra sugli utenti più giovani. Per i partecipanti sotto i 18 anni, l’azienda garantisce che ChatGPT limita automaticamente l’esposizione a contenuti sensibili, proteggendo così tutti i membri della chat. Inoltre, i genitori o i tutori possono disattivare del tutto la funzione tramite i controlli parentali, assicurando che l’esperienza rimanga sicura e adeguata alle diverse fasce d’età.
Chat con IA: amico…
La chat di gruppo in ChatGPT non rappresenta solo un aggiornamento tecnologico, ma un cambiamento nel modo in cui le persone interagiscono tra loro e con l’intelligenza artificiale. Sposta il dialogo dal singolo utente all’esperienza collettiva, trasformando l’intelligenza artificiale da strumento individuale a partecipante attivo di conversazioni reali.
Sulla carta, questo approccio, non solo rende più efficiente la gestione di progetti o decisioni comuni, ma apre anche nuove possibilità creative e sociali in cui la tecnologia diventa un facilitatore discreto ma efficace.
In un’epoca in cui il lavoro, lo studio e la vita sociale si intrecciano sempre più, avere un alleato digitale in grado di comprendere il contesto del gruppo, sintetizzare informazioni, proporre soluzioni e adattarsi al tono della conversazione è un vantaggio concreto e ridefinisce il concetto stesso di collaborazione, portando la conversazione digitale oltre la semplice chat: diventa uno spazio vivo, dinamico e condiviso, dove la tecnologia e le persone lavorano in sinergia per semplificare, coordinare e arricchire l’esperienza collettiva.
Sempre sulla carta.
…o nemico?
Nonostante le promesse di maggiore efficienza e collaborazione, la nuova chat di OpenAI – come, del resto, tutte le altre chat con intelligenza artificiale – solleva alcune perplessità.
Innanzitutto, l’AI rimane pur sempre un assistente virtuale: non può sostituire la capacità di giudizio umano, e in alcune situazioni può proporre suggerimenti imprecisi o poco adatti al contesto, rischiando di complicare invece che semplificare la discussione. In un gruppo numeroso, la presenza costante di un “partecipante digitale” potrebbe anche interferire con la spontaneità della conversazione, dando la sensazione che ogni messaggio sia valutato o mediato dall’AI.
C’è poi il tema della privacy: anche se OpenAI dichiara che la memoria personale non viene usata nelle chat di gruppo, resta il dubbio su come vengano gestiti i dati condivisi, soprattutto quando si caricano file o immagini. La possibilità che l’AI analizzi informazioni sensibili, anche in forma aggregata, può generare preoccupazioni, specie per aziende o gruppi che trattano dati riservati.
Infine, l’efficacia dello strumento dipende dal contesto e dalla competenza dei partecipanti. ChatGPT può supportare decisioni, sintetizzare informazioni o proporre soluzioni, ma la qualità dei risultati è strettamente legata alla chiarezza dei prompt e alla capacità del gruppo di guidare l’AI. Senza una supervisione attenta, il rischio è di creare dipendenza dall’AI o di affidarsi a suggerimenti superficiali, invece di stimolare un confronto autentico tra persone.
Saremo ancora capaci di essere…umani?
In buona sostanza, l’intelligenza artificiale resta uno strumento potente, ma non esente da limiti: come ogni tecnologia, funziona se utilizzata con consapevolezza, senza dare per scontato che l’AI possa sostituire la riflessione, l’esperienza o la creatività umana.
E, come sempre, una domanda sorge spontanea: a forza di affidarsi a un assistente digitale, saremo ancora capaci di elaborare pensieri complessi e decisioni autonome?
Quando l’AI diventa un partecipante attivo nelle conversazioni, c’è il rischio di delegare progressivamente parte del ragionamento e, soprattutto, c’è il rischio di perdere allenamento nella capacità di analizzare, valutare e decidere autonomamente.
Non si tratta di demonizzare uno strumento ma, in un contesto sociale e professionale sempre più dipendente da strumenti digitali, il rischio è che le persone inizino a fidarsi più delle soluzioni proposte dall’AI che delle proprie capacità di giudizio.
Ma, come sempre, saranno il tempo e la storia a darci le risposte.
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Foto copertina di Gerd Altmann da Pixabay


