Ecco perché Olly non doveva vincere Sanremo 2025

Carlo Conti prende il microfono, la sala è in silenzio, l’Italia intera trattiene il fiato. “Il vincitore di Sanremo 2025 è… Olly!”.

Panico. Smarrimento. Gente che rovescia il vino sul divano. Un signore di 87 anni sviene sulla poltrona. Un gatto in un appartamento a Genova fissa il televisore con aria interrogativa.

L’incredulità generale

Ora, nessuno vuole togliere nulla a Olly, eh. Ragazzo simpatico, bravo, sa cantare. Ma vincere Sanremo? Dai…

E invece, eccoci qui. L’Italia intera a chiedersi perché, come, chi ha permesso tutto ciò. Ma la risposta è chiara: qualcuno lassù si diverte a far soffrire i genoani.

La tempesta di messaggi

Neanche il tempo di processare la notizia e il mio cellulare inizia a vibrare come se avessi scaricato Tinder in modalità turbo. Messaggi su messaggi. Tutti da amici genoani, ovviamente.

Non c’è più religione.” “La fine dei tempi è arrivata.” “Ora aspetto solo che la Doria perda 10 partite di fila.” “Belin, è peggio di quando abbiamo venduto Milito.”

Gente che si strappa le vesti, che minaccia di trasferirsi in Lapponia, che invoca l’intervento della FIFA.

Il vero motivo dell’indignazione

Diciamoci la verità: il problema non è la vittoria di Olly in sé. Il vero problema è che Olly è sampdoriano. Sì, avete capito bene. Un blucerchiato ha vinto Sanremo. Inaccettabile per il popolo genoano. Peggio di una sconfitta nel derby al 90′. Peggio di un rigore sbagliato sotto la Nord. Peggio di… no, basta, che fa male solo a pensarci.

Un festival rovinato

Doveva essere una festa della musica, e invece è diventato un trauma calcistico. “Sanremo è truccato”, gridano in piazza De Ferrari. “Doveva vincere chiunque ma non lui”, si legge su Twitter. Qualcuno propone di boicottare la finale di Eurovision in segno di protesta.

Insomma, Olly non doveva vincere Sanremo. E non perché non sia bravo, no. Ma perché è doriano. E il calcio, in Italia, viene prima di tutto. Anche di un festival di canzonette.

Dedicato ai miei amici Paolo, Mauro e Lina.

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.