Emanuele Filiberto di Savoia e i gioielli di Casa Savoia: un caso legale che si intreccia con la storia d’Italia
La storia della monarchia italiana si intreccia con quella della Repubblica in una vicenda che, ancora oggi, suscita dibattito e polemiche. Tra gli elementi più controversi, i gioielli di Casa Savoia: un patrimonio dal valore storico e simbolico inestimabile, la cui sorte è oggi al centro di un contenzioso legale.
Dopo la caduta della monarchia nel 1946, i beni appartenenti alla famiglia reale furono oggetto di provvedimenti di confisca e restrizioni. Re Umberto II, prima del suo esilio, depositò i gioielli presso la Banca d’Italia, in quanto beni personali. Gioielli che lo Stato Italiano non ha mai restituito e che, da anni, Emanuele Filiberto, ultimo membro della famiglia Savoia, tenta di rivendicare invano. Una disputa che riporta alla luce interrogativi più ampi sulla storia della monarchia italiana e sulle sue conseguenze nel presente.
Il caso dei gioielli di Casa Savoia
«Abbiamo depositato le nostre memorie e stiamo aspettando il giudizio che dovrebbe arrivare a breve, con quelli che sono i tempi della giustizia italiana. Ma che l’Italia lo accetti o no, la mia volontà è quella di continuare questa battaglia. Se non in Italia alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo» ha commentato Emanuele Filiberto di Savoia.
Oggi, Emanuele Filiberto di Savoia, nipote dell’ultimo re d’Italia, ha intrapreso una battaglia legale per rivendicarne la proprietà, sostenendo che si tratti di beni privati appartenenti alla sua famiglia.
«Penso che, alla fine, ci riusciremo perché è una cosa giusta. Questi gioielli sono gioielli privati, acquisiti con i soldi personali dei membri di Casa Savoia, sequestrati dopo che mio nonno li ha solo depositati alla Banca d’Italia. All’epoca anche Einaudi (l’allora governatore della Banca d’Italia, NdR) aveva detto “non capisco perché il Re li deposita qua, i gioielli sono i suoi”. Quello che non ho mai capito è perché non siano mai stati esposti o fatti vedere» ha dichiarato Emanuele Filiberto di Savoia.
Infatti, nessun museo o pinacoteca ha mai esposto questo patrimonio storico della famiglia reale.
Beneficenza a chilometro zero
«Con gli Ordini Dinastici —ha aggiunto l’augusto Principe— quello che facciamo si concentra sull’aiuto al prossimo, sostenendo iniziative anno dopo anno. Sono molto fiero di quello che stiamo facendo e dei miei delegati, in Italia e all’estero, grazie ai quali l’anno scorso siamo riusciti a dare un milione di euro in beneficenza» dice orgogliosamente Emanuele Filiberto.
«Voglio fare quella che chiamo “beneficenza a chilometro zero”, con ogni delegazione pronta ad aiutare il suo territorio con associazioni piccole ma concrete. Quello che raccogliamo può fare la differenza. Il ruolo di Casa Savoia è anche di memoria storica. Non dimentichiamo che per più di 80 anni la storia è stata riscritta dai vincitori e non sempre è stata scritta molto bene. Subito dopo un referendum, ancora adesso con molti punti interrogativi, Casa Savoia è stata demonizzata. Spero che attraverso tutto quello che ho fatto e che continuo a fare, anche in televisione, possa coltivarsi l’affetto con il pubblico».
Prossimo passo: riportare i nonni a casa
I gioielli di casa Savoia non sono l’unica cosa che deve tornare al suo posto. Per Emanuele Filiberto c’è ancora una faccenda in sospeso che dovrebbe essere risolta e riguarda il ritorno in Patria di tutta la famiglia Savoia, comprese le salme dei suoi nonni, Re d’Italia Umberto II e la consorte Maria José del Belgio, defunti in esilio.
In effetti, se dal 2002 gli eredi dei Savoia, in seguito all’abolizione della norma costituzionale che li obbligava all’esilio, hanno avuto il benestare per rientrare in Italia, è altrettanto lecita la richiesta di far ritornare anche le spoglie dei loro predecessori. Del resto, buona parte della famiglia Savoia riposa nel Partenone della Capitale.
«Finché le salme non saranno in Italia non vedo nulla a buon punto». Ha infine dichiarato Emanuele Filiberto.
«Ho potuto parlare con la presidenza del Consiglio, con diversi ministri, con il Vaticano e sono tutti d’accordo. Adesso ci vuole solo il beneplacito, e non l’autorizzazione, della presidenza della Repubblica».
L’intervista con il Principe Emanuele Filiberto di Savoia è un’esclusiva realizzata da Netmediacom, agenzia di stampa specializzata nel Brand Journalism, nell’ambito di un progetto in collaborazione con il Gruppo Digital
Marketing dell’Università di Roma «La Sapienza».
Foto copertina di Viola Caruso Ph Netmediacom


Dello stesso autore:
Manifesto di Ventotene: anche tu non l’avevi mai letto?
Dimissioni Papa Francesco: in che senso? Fine del Pontificato?
Adozioni di bambini stranieri per i single: ecco perchè non è una svolta storica