“La trasparenza è condizione irrinunciabile della democrazia”. Così lo slogan della campagna internazionale “La mia voce per Assange” per chiedere la liberazione del fondatore di Wikileaks. Detenuto per aver avuto il coraggio di denunciare crimini di guerra e gravissime violazioni dei diritti umani, e ridato ruolo e valore a un’informazione davvero libera e indipendente.
Promossa da un comitato- formato da Paolo Benvenuti, Daniele Costantini, Flavia Donati, Giuseppe Gaudino, Laura Morante, Armando Spataro, Grazia Tuzi, Vincenzo Vita– che ha accolto l’appello lanciato dal Premio Nobel per la pace, Adolfo Pérez Esquivel.


Il segreto di Stato non garantisce l’impunità per i reati, le parole di Spataro per La mia voce per Assange
“Il segreto di Stato ha una sua ragione di essere anche nelle democrazie“. Afferma Armando Spataro ex magistrato e giurista italiano, ex procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Oltre a ex procuratore della Repubblica aggiunto presso il tribunale di Milano, coordinatore del Gruppo specializzato nel settore dell’antiterrorismo. Dirigente nazionale della ANM, di cui è anche segretario distrettuale a Milano.
“Non è sempre frutto di trame segrete e illegali. Perchè la sicurezza dello Stato e dei suoi cittadini può anche essere garantita dal segreto su notizie riguardanti atti, fatti , luoghi o accordi riservati. Perchè c’è la tutela di interessi supremi. Però nello stesso tempo esistono principi in tante convenzioni sovranazionali e decisioni ci corti supreme per cui il segreto di stato non può essere usato per garantire l’impunità di chi ha commesso gravi reati come quelli contro l’umanità documentati da wikileaks”.
“Assange ha rivelato notizie di interesse mondiale. Crimini commessi dagli Stati Uniti a Baghdad, in Afghanistan, a Guantanamo e in molti altri luoghi. Persino la stampa americana ha pubblicato queste notizie dopo l’uscita su wikileaks. Allora possiamo dire che queste notizie abbiano leso degli interessi supremi degli Stati Uniti? Assolutamente no.


Occorre suscitare indignazione
Ci troviamo di fronte a una situazione delicata. C’è un’arroganza nell’accusare Assange di così gravi reati. Vi è un servilismo dall’altra parte nel consentire un’estradizione che è vietata da principi supremi come il divieto di estradare una persona che nel paese di destinazione rischierebbe di essere sottoposto a trattamenti disumani . O, in questo caso anche all’ergastolo, soltanto per aver esercitato il suo diritto/dovere di informazione. Dobbiamo tutti mobilitarci, suscitare indignazione. Dobbiamo seguire l’esempio del Premio Nobel Perez Esquivel. Sperando che le future decisioni possano consentire di riportare Julian Assange alla libertà, anche a quella di stampa“.
L’appello del Premio Nobel Per la Pace Adolfo Perez Esquivel
“Le sofferenze che Julian Assange sta soffrendo per la sua ingiusta detenzione sono provocate dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna che vogliono silenziare e punire un giornalista che ha avuto il coraggio e l’etica professionale di pubblicare informazioni sui crimini commessi dagli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan. Il trattamento inumano, fisico e psicologico, che sta soffrendo in prigione e gli anni di persecuzione gli hanno provocato un deterioramento fisico e psicologico. L’annuncio della sua estradizione negli Stati Uniti, dove rischia una condanna a 175 anni di carcere, equivale ad una condanna a morte.
…Di tutto ciò non si parla
Le conseguenze di questa politica repressiva, che viola il diritto alla libertà di stampa, puntano a controllare i mezzi di comunicazione. Si vuole far tacere col terrore i giornalisti che provano a dare informazioni sulle violazioni dei diritti umani commessi dagli Stati Uniti e da altre potenze che fanno parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Di tutto ciò non si parla, si copre l’impunità dei crimini commessi contro i popoli, minacciando chi li denuncia.
È deplorevole che la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, presieduta da Michel Bachelet non abbia la forza e gli strumenti giuridici per difendere la libertà di stampa, impedire l’estradizione di Assange e chiedere la sua liberazione. Le Nazioni Unite devono essere trasformate e democratizzate. Attualmente questo Organismo non ha la possibilità di agire e di difendere la Pace e la vita dei popoli e delle persone.


Non rimanete indifferenti, l’appello ai giornalisti
È un faro spento che ha bisogno della forza e della volontà dei popoli per essere nuovamente acceso e tornare ad illuminare l’umanità. Mi appello ancora con forza alle associazioni di giornalisti, al mondo della cultura, ai giuristi, alle organizzazioni per i diritti umani, non rimanete indifferenti, alzate la vostra voce e chiedete la liberazione di Julian Assange“.
Molti i Premi Nobel, le personalità del mondo della cultura, dell’informazione e dello spettacolo che hanno aderito alla campagna La mia voce per Assange . Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli ha sottolineato “l’amarezza per l’assenza di larga parte del sistema informativo italiano su una vicenda che invece interessa alla gente”. “Assange – ha aggiunto Stefania Maurizi – non verrà salvato dalla legge, ma dalla mobilitazione dell’opinione pubblica”.