Latino alle medie, Bibbia e Rodari: il programma-scuola di Valditara

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ha avanzato una proposta ambiziosa per arricchire il curriculum delle scuole italiane e l’annuncio arriva attraverso un’intervista a Il Giornale. Il nuovo programma per la scuola del futuro è in realtà un ritorno al passato, che non è una visione forzatamente negativa, anzi, per certi aspetti, è altamente ricca di prospettive, per quel che riguarda l’istruzione degli italiani che, secondo l’ultimo rapporto Censis, presenta lacune culturali vergognose e ne abbiamo abbondantemente parlato in un nostro precedente articolo “Scuola, media e social: l’Italia, il paese degli ignoranti

«Siamo molto concreti e cerchiamo di rimediare alla sindrome italiana descritta dal Censis secondo cui il 41,1 per cento degli italiani crede erroneamente che Gabriele D’Annunzio sia l’autore dell’Infinito e il 35,1 per cento che Eugenio Montale sia stato un Presidente del consiglio degli anni 50»

Giuseppe Valditara – MInistro Dell’ Istruzione

Scuola, media e sociall’Italia è il Paese degli ignoranti.

Prima di parlare della riforma di Valditara e puntare il dito su questo o quel punto del programma, facciamo un piccolo riepilogo dello stato della cultura degli italiani.

Il 58° rapporto Censis, nel capitolo «La società italiana al 2024» riporta che, per quanto riguarda il sistema scolastico, non raggiungono i traguardi di apprendimento in italiano, il 24,5% degli alunni al termine della scuola primaria, il 39,9% al termine delle medie, il 43,5% al termine delle superiori (negli istituti professionali il dato sale vertiginosamente all’80,0%). In matematica: il 31,8% alle primarie, il 44,0% alle medie e il 47,5% alla scuola superiore (il picco si registra ancora negli istituti professionali, con l’81,0%).

Come ha dichiarato Valditara, il 49,7% degli italiani non sa indicare correttamente l’anno della Rivoluzione francese, il 30,3% non sa chi è Giuseppe Mazzini (per il 19,3% è stato un politico della prima Repubblica), per il 32,4% la Cappella Sistina è stata affrescata da Giotto o da Leonardo, per il 6,1% il sommo poeta Dante Alighieri non è l’autore delle cantiche della Divina Commedia.

E’ il segnale di una lacuna culturale che rende difficile contestualizzare gli eventi, comprenderne l’importanza e trarre lezioni per il presente.

Le cause di questa situazione sono molteplici. Da un lato, c’è una crisi strutturale del sistema educativo, che fatica a innovarsi e a rispondere ai bisogni di una società in rapida trasformazione. Dall’altro, c’è una responsabilità collettiva: la cultura, intesa come patrimonio condiviso, è stata spesso relegata a un ruolo marginale, percepita come qualcosa di superfluo o elitario.

Quindi, è chiaro che qualcosa va cambiato.

Perché insegnare il latino?

La riforma scolastica annunciata dal Ministro dell’Istruzione prevede l’introduzione dello studio del latino già a partire dalle scuole medie. L’obiettivo è quello di promuovere una maggiore consapevolezza culturale e storica, rendendo accessibile ai giovani una lingua che ha plasmato gran parte della nostra civiltà.

Il latino non è solo una lingua morta e non potrebbe mai esserlo, poichè è fondante delle lingue in genere. Basta pensare alle materie scientifiche o alla medicina che a tutt’oggi si basano su terminologia latina o greca. Rappresenta la chiave per comprendere meglio la nostra lingua, la nostra storia e il nostro patrimonio culturale. Lo studio del latino potrebbe aiutare gli studenti a sviluppare capacità logiche, migliorare la comprensione dell’italiano e avvicinarsi alle radici comuni europee.

Inoltre, contribuirebbe a ridurre il divario formativo tra scuola media e licei, dove il latino è già presente. Queste riflessioni si inseriscono nel dibattito sull’importanza di avvicinare i giovani a una disciplina che favorisce l’analisi critica e la conoscenza delle radici culturali.

latino bibbia Valditara - una scritta in latino su una pietra
Latino alle medie bibbia Valditara – Foto di Jill Mackie da Pixabay

L’abolizione della geostoria nelle scuole superiori

Tra le novità proposte dal ministro Valditara. figura anche l’abolizione della geostoria nelle scuole secondarie di secondo grado.

L’intento si pone l’obiettivo di garantire un approfondimento maggiore e specifico. Il ministro ha sottolineato la necessità di sviluppare la storia come una “grande narrazione“, senza “sovrastrutture ideologiche“, privilegiando la storia d’Italia, dell’Europa e dell’Occidente. E qui, non si può che spezzare una lancia a favore dell’argomento.

Il grado di conoscenza della storia contemporanea tra i giovani studenti è pressocchè limitato, proprio a causa della mancanza dello sviluppo approfondito del Novecento e delle sue rivoluzioni culturali, soprattutto degli anni che hanno ridisegnato il quadro sociale e politico del Nuovo Millennio.

Complice anche un allontanamento delle nuove generazioni da programmi televisivi culturali, che sono sempre di meno, a favore di quelli più frivoli di intrattenimento, la scuola non regge, in termini di ore di lezioni, il peso di un corposo e importante insegnamento di un “passato prossimo” che vede ancora viventi le generazioni che lo hanno vissuto e che possono essere importanti testimoni degli avvenimenti politici, sociali, culturali e studenteschi della seconda metà del secolo scorso.

Gianni Rodari e Beethoven alle elementari

Nel programma proposto non manca l’attenzione per la creatività. Musica, poesie a memoria e letteratura per l’infanzia sono punti cardine della visione scolastica di Valditara.

Gianni Rodari, celebre autore di letteratura per l’infanzia, viene indicato come modello per sviluppare l’immaginazione e il pensiero critico nei giovani. Il ministro ha dichiarato di voler introdurre nelle scuole elementari la lettura di filastrocche e scioglilingua, riferendosi inevitabilmente al Rodari come figura centrale. Attraverso le sue opere, gli studenti potrebbero apprendere in modo divertente e stimolante, mantenendo un equilibrio tra discipline umanistiche e creative.

Alle elementari, aggiunge il ministro, ci saranno pure “i primi accenni di epica classica, mitologia greca e orientale ma anche saghe nordiche“. L’obiettivo è offrire ai bambini un primo sguardo sulle grandi narrazioni che hanno influenzato le civiltà del mondo permeandone la cultura popolare e sociale. Un input importante per stimolare la curiosità e la capacità di collegare storie e valori universali che costituiscono l’identità della nostra civiltà.

Un ulteriore intervento annunciato dal ministro Valditara riguarda l’introduzione della materia musica fin dalle scuole elementari. Un provvedimento che mira a favorire lo sviluppo delle competenze artistiche e a stimolare la sensibilità musicale nei bambini, offrendo loro strumenti utili per esprimere la propria creatività e migliorare il benessere emotivo, a discapito dell’uso incontrollato dell’autotune.

La Bibbia come testo formativo

Un altro elemento centrale della proposta riguarda l’uso della Bibbia come strumento educativo. Secondo Valditara, la Bibbia è uno dei testi fondamentali della nostra cultura occidentale. La sua lettura potrebbe offrire agli studenti una comprensione più profonda delle nostre tradizioni, della letteratura e dell’arte.

Tuttavia, l’introduzione della Bibbia come materia di studio ha sollevato un acceso dibattito pubblico.

Alcuni ritengono che l’approccio debba necessariamente essere laico e culturale per rispettare la neutralità della scuola italiana e garantire un insegnamento inclusivo. Altri, invece, sollevano preoccupazioni su un possibile utilizzo ideologico della Bibbia, sottolineando che la scuola laica non dovrebbe dare spazio a contenuti percepiti come religiosi, anche se proposti con finalità culturali.

Alcuni elogiano il tentativo di valorizzare il patrimonio culturale italiano e di rafforzare le basi formative. Altri, invece, temono che l’introduzione di nuovi contenuti possa appesantire un curriculum già percepito come impegnativo.

Un programma innovativo ma discusso.

Latino alle medie, bibbia valditara - una bibbia aperta sul capitolo della genesi
Latino alle medie, Bibbia e Rodari: il programma-scuola di Valditara – Foto di Spencer Wing da Pixabay

Libera Chiesa in libero Stato

La visione di Cavour si è concretizzata solo con l’avvento della nascita della Repubblica Italiana, anche se, di fatto, il popolo italiano e la sua politica sono rimasti sempre fortemente influenzati dalla religione cattolica che ha determinato, in termini di moralità, tante decisioni nazionali. Le complicazioni e i conflitti ideologici arrivano con il forte flusso migratorio di popolazioni islamiche e orientali che hanno trovato nell’ordinamento italiano laico una totale e indiscussa (o indiscutibile) libertà di espressione, come è giusto che sia.

L’introduzione della lettura della Bibbia, quindi, è un evento che può rappresentare un boomerang a livello sociale.

Alcuni hanno accolto positivamente la proposta, definendola un’occasione per approfondire le radici culturali e spirituali dell’Occidente. Secondo queste voci, un approccio laico e culturale alla Bibbia potrebbe valorizzare la letteratura, l’arte e la storia, aiutando i giovani a comprendere il contesto da cui provengono molti riferimenti della nostra civiltà. Dall’altro lato, c’è chi, invece, ha sollevato dubbi sull’iniziativa, sostenendo che la scuola pubblica, per sua natura laica, dovrebbe evitare di privilegiare testi che possono essere percepiti come religiosi, soprattutto in una società sempre più multiculturale.

Il confronto rimane acceso, con un equilibrio da trovare tra la necessità di arricchire il percorso educativo e il rispetto dei principi di inclusività e pluralismo.

Il futuro della scuola media italiana

Se attuata, questa proposta rappresenterebbe un cambiamento significativo per la scuola italiana. L’introduzione del latino, lo studio della Bibbia e l’approccio creativo ispirato a Rodari potrebbero arricchire l’offerta formativa, preparando meglio gli studenti a comprendere il mondo che li circonda. Ma resta fondamentale trovare un equilibrio tra innovazione e sostenibilità didattica.

Le reazioni alla proposta del ministro Valditara non si sono fatte attendere, generando un acceso dibattito tra esponenti politici e analisti. I sostenitori della maggioranza di governo vedono nell’introduzione del latino un’opportunità per riscoprire le radici culturali del Paese e per rafforzare le competenze linguistiche e logiche degli studenti. Alcuni hanno sottolineato come questa riforma possa rappresentare un “ritorno ai valori fondanti della civiltà occidentale” e una risposta all’appiattimento culturale percepito da alcuni negli ultimi anni.

Al contrario, diverse voci dell’opposizione hanno espresso perplessità, evidenziando il rischio di un sovraccarico per gli studenti e di una possibile marginalizzazione di materie già penalizzate, come la tecnologia o le lingue moderne. Sui social, inoltre, non sono mancati interventi di esperti di didattica, che hanno messo in guardia contro l’idea di una riforma calata dall’alto, senza un confronto approfondito con insegnanti e famiglie, e contro il pericolo che il latino resti una materia elitaria e poco accessibile per tutti gli studenti. L’iniziativa, dunque, pur ambiziosa, sembra destinata a rimanere al centro di discussioni polarizzate, riflettendo la complessità di un sistema educativo che deve bilanciare tradizione e innovazione.

Foto copertina di WOKANDAPIX da Pixabay

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”
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