Motori endotermici entro il 2035, De Meo (FI): interventi necessari per transizione davvero sostenibile
Lo stop ai motori endotermici previsto per il 2035 rappresenta una sfida epocale, che richiede un equilibrio tra la necessità di ridurre le emissioni e la protezione dell’occupazione. La strada verso una mobilità sostenibile è ormai tracciata, ma sarà fondamentale adottare un approccio graduale e pragmatico per garantire una transizione che non penalizzi l’industria europea e il mercato del lavoro.
La decisione dell’UE si inserisce nell’ambito delle politiche europee per la riduzione delle emissioni di CO2 e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Tuttavia, non mancano le preoccupazioni e le critiche, soprattutto in relazione all’impatto sociale ed economico di questa transizione.
I rischi occupazionali: 70mila posti di lavoro in bilico
Uno dei principali timori riguarda l’occupazione. Come sottolinea l’europarlamentare Salvatore De Meo, lo stop ai motori endotermici “potrebbe mettere a rischio 70mila posti di lavoro“. La perdita di impieghi legati alla produzione di componenti per i motori a combustione interna è una questione cruciale. Il processo di riconversione delle competenze e delle strutture industriali richiede tempo, risorse e pianificazione. Per questo, De Meo insiste sulla necessità di una “transizione graduale” che tenga conto non solo degli obiettivi ambientali, ma anche della sostenibilità sociale ed economica.
Il calo della produzione automobilistica in Europa
L’industria automobilistica europea sta già affrontando una crisi significativa. “L’intero comparto europeo ha registrato un calo nella produzione del 29% rispetto al 2019 mettendo di fatto in crisi la competitività del settore“, prosegue De Meo. Questo dato riflette non solo l’impatto della pandemia, ma anche le sfide legate all’aumento dei costi delle materie prime e all’incertezza normativa. In Italia, la situazione è altrettanto critica, con una diminuzione della produzione del 13,4% nel solo mese di agosto, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La necessità di un approccio equilibrato
Nonostante il consenso sulla necessità di ridurre le emissioni e promuovere la decarbonizzazione, De Meo invita a non cadere in “steccati ideologici” e a trovare un bilanciamento tra la salvaguardia dei posti di lavoro e la transizione verso tecnologie a zero emissioni. In questo contesto, il dossier automotive deve essere affrontato a livello europeo, con una visione che garantisca equità tra i vari Stati membri e tenga conto delle specificità dei singoli mercati.
La proposta di revisione della transizione elettrica
De Meo accoglie con favore la proposta del Ministro Adolfo Urso di ridiscutere, nel Consiglio europeo del 26 settembre, il termine del 2026 per una revisione delle modalità di transizione all’elettrico. Questa proposta, sottolinea l’europarlamentare, è sostenuta da Forza Italia, che fin dall’inizio ha espresso dubbi sulle tempistiche imposte dalla Commissione europea. De Meo, inoltre, cita l’ex premier Mario Draghi, che nel suo Rapporto sulla competitività ha richiamato l’attenzione degli Stati membri sull’importanza di una pianificazione “pragmatica e realistica” della transizione verde, che consideri la competitività europea e la concorrenza dei produttori, soprattutto cinesi.
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On. Salvatore De Meo
“In questo senso, la proposta del Ministro Urso di ridiscutere nel prossimo Consiglio europeo del 26 settembre il termine del 2026 per rivedere le modalità della transizione all’elettrico è fortemente sostenuta da Forza Italia che, fin dall’inizio, ha espresso le sue perplessità in merito. Nella stessa direzione vanno le indicazioni dell’ex premier Mario Draghi, nel suo Rapporto sulla competitività, dove ha richiamato gli Stati membri a una pianificazione della transizione verde in modo pragmatico e realistico che tenga conto della sostenibilità e della concorrenza, soprattutto cinese”.
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