Pressione alta (ipertensione), pericolo d’infarto e diabete, non c’è limite all’ingegno dei truffatori: il nuovo business online sono le truffe sulla salute
Le truffe hanno mille volti, ma il meccanismo di fondo è sempre lo stesso: colpire le emozioni per svuotare i portafogli. C’è chi gioca con il desiderio di arricchirsi in fretta, chi con il bisogno di amore, chi con l’illusione di una vita più facile. Ma quando il terreno fertile diventa la salute, i truffatori mostrano il lato più cinico e pericoloso: speculare sulla paura di ammalarsi e sulla voglia di sentirsi protetti.
Il confine tra informazione e manipolazione, online, è sempre più sottile. E in questo spazio si insinuano promesse miracolose, cure fasulle, prodotti che garantiscono risultati straordinari. L’obiettivo è sempre lo stesso: sfruttare timori, fisime e ansie quotidiane per convincere qualcuno a pagare.
Promesse che fanno leva sulle paure
Il copione non cambia mai: il truffatore si presenta con una soluzione semplice, rapida ed efficace a un problema complesso. Una pillola che abbassa la pressione alta, un integratore che elimina il rischio di diabete o il pericolo d’infarto, un rimedio naturale che sostituisce anni di cure mediche. Tutto appare a portata di mano, tutto sembra finalmente possibile.
Il linguaggio è studiato per colpire dritto al cuore: “cura miracolosa”, “risultato garantito”, “scoperta rivoluzionaria che le grandi aziende farmaceutiche non vogliono farti conoscere”. Non c’è limite alla fantasia, purché riescano ad agganciare l’attenzione.
Dalla pandemia all’intelligenza artificiale: un terreno fertile per le truffe
La pandemia da Covid-19 ha lasciato in eredità molto più di mascherine e vaccini. Ha instillato nelle persone una nuova paura: la consapevolezza della fragilità del proprio corpo e dell’imprevedibilità del destino. Termini come “long Covid”, “effetti collaterali presunti dei vaccini” o “sintomi persistenti” sono entrati nel linguaggio comune, alimentando dubbi, ansie e timori continui.
È proprio in questo contesto che i truffatori hanno trovato il terreno ideale. La gente cerca risposte rapide, rassicurazioni, scorciatoie. E, quando si ha un malessere, un sintomo diverso dal solito o un dolore, prima di rivolgersi a uno specialista, è sempre più frequente che molte persone si affidino a internet: forum, social, motori di ricerca e oggi persino intelligenze artificiali. Una pratica molto usata anche per l’interpretazione di referti diagnostici, ma di questo ne abbiamo parlato in un precedente articolo.
L’uso crescente delle tecnologie come sostituti del medico ha spalancato le porte a nuove forme di manipolazione: annunci che promettono app per monitorare i parametri vitali, piattaforme che offrono “check-up digitali” a pagamento, pubblicità che cavalcano l’onda della paura post-pandemica per vendere soluzioni inesistenti. L’ansia nata durante il Covid, unita alla fiducia cieca negli strumenti digitali, è diventata così la materia prima per le truffe di nuova generazione.
Pericolo d’infarto, diabete e pressione alta: pubblicità ingannevoli e finti articoli
A fare da cassa di risonanza ci pensano social e siti truccati da pagine di giornale. È sempre più facile imbattersi in annunci che sembrano reportage giornalistici o articoli scientifici, ma che in realtà sono solo vetrine pubblicitarie. Titoli sensazionalistici, foto di laboratorio e persino interviste inventate: tutto serve a rendere credibile una bugia.
E per aumentare la fiducia, ecco il colpo di teatro: il volto di un personaggio famoso o il logo di un’istituzione rispettata, medici noti ai salotti televisivi, perfino programmi di successo vengono tirati in ballo senza scrupoli. Chi guarda abbassa la guardia, convinto che, se “lo dicono loro” dev’essere vero.
Esempi di trappole quotidiane
Gli esempi non mancano e circolano ogni giorno sui social. Uno dei più diffusi è quello della finta testimonianza: un video di una donna che racconta “io non lo sapevo, ma i segnali erano chiari… la prima volta che sono stata in pericolo d’infarto ho sentito questa sensazione…”. Dopo il racconto, l’avvertimento finale: “se provi anche tu questi sintomi, il tuo cuore potrebbe essere a rischio”. Ed ecco che, subito sotto, compare la soluzione magica: un’app da installare sul telefono per monitorare i parametri vitali, l’ipertensione, il tasso di glicemia.
Dietro la presunta utilità si nasconde la vera trappola: per usarla bisogna registrarsi, inserire dati personali, sottoscrivere un abbonamento “pro” a pagamento per non ricevere pubblicità. In altre parole, paura e ansia trasformate in un business.
Situazioni simili si trovano anche con integratori o farmaci che si presentano come “testati scientificamente”, con pagine che imitano veri studi clinici su diabete, pericolo d’infarto eccetera. In realtà non esistono ricerche indipendenti: sono semplici annunci pubblicitari confezionati per sembrare articoli scientifici.
Come si finisce nella trappola
Il percorso è sempre lo stesso. Prima un annuncio accattivante, poi un link che porta a un sito ben confezionato. Una volta catturato l’interesse, arriva la richiesta di pagamento: una cifra contenuta per un “test gratuito”, un abbonamento nascosto dietro un modulo di registrazione, o il contatto diretto con un finto venditore. Da lì, i soldi finiscono nelle mani di chi ha costruito la messa in scena.
Certo, molti, a questo punto si fermano e non pagano ma, nel frattempo, non si rendono conto di essersi esposti comunque ad un rischio, forse ben più importante di perdere denaro. Nel momento in cui inseriamo i nostri dati personali, stiamo già dando qualcosa di noi che può essere usato contro di noi.
Molti dei sistemi più noti danno agli utenti la possibilità di decidere il destino dei dati caricati. Ma questa opzione è spesso nascosta tra le righe piccolissime della informativa sulla privacy, che sistematicamente (quasi) nessuno legge, e quelli che lo fanno possono trovare difficoltà nel trovare difficoltà nell’interpretazione. In pratica, si finisce per accettare tutto — termini, condizioni, clausole — senza sapere davvero a cosa si sta acconsentendo. Nel caso di informazioni sanitarie, questo è un problema serio: una volta diffusi, certi dati non tornano indietro.
E non si tratta solo di privacy violata. Le informazioni mediche possono essere utilizzate per profilazioni, per alimentare algoritmi, per sviluppare software e, nel peggiore dei casi, diventano armi di ricatto nelle mani dei più cinici.
Difendersi si può
Non esistono scorciatoie: la difesa più solida resta il senso critico. Alcune regole semplici possono fare la differenza:
- Controllare le fonti: un’informazione trovata sui social non è automaticamente affidabile. E’ sempre utile approfondire cercando più informazioni possibili.
- Diffidare dei miracoli: se una cura sembra troppo bella per essere vera, probabilmente è falsa.
- Non abbassare la guardia: oggi i truffatori hanno a disposizione strumenti sofisticati, dai deepfake all’intelligenza artificiale. Possono sembrare più credibili che mai.
- Consultare sempre un medico: se veramente pensate di essere esposti a un pericolo d’infarto, di soffrire di diabete o di pressione alta, per la salute non esistono scorciatoie online: consultate il vostro medico.
Le truffe cambiano volto, ma il principio resta immutato: sfruttare paure e debolezze per guadagnare. Chi promette soluzioni miracolose alla pressione alta, al colesterolo o ad altre patologie, non vuole il tuo benessere: vuole solo i tuoi soldi. L’unico antidoto è informarsi, mantenere lucidità e non lasciarsi guidare dalla paura. Perché di fronte al cinismo dei truffatori, l’attenzione resta la miglior difesa.
Foto copertina di Steve Buissinne da Pixabay
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