Puntata speciale della rubrica “33 giri di ricordi”: “Reunion” l’album che segna il ritorno dei Primitives, nella formazione originale.
Manca poco più di un mese Capodanno, ma i botti, anzi “IL” botto, è già stato sparato (tranquilli, senza dare fastidio agli amici pelosetti): Signore & Signori, Ladies and Gentlemen, ecco a voi, direttamente dagli anni ’60, la “Reunion” by The Primitives.
L’album, uscito ieri sulle piattaforme digitali, è trainato dal singolo “Go slow”, disponibile sul tubo in videoclip.
The Primitives
I Primitives nascono nel fervido panorama musicale italiano degli anni ’60. Con un sound influenzato dal beat britannico, il gruppo riesce a distinguersi grazie a un’energia inconfondibile e a brani che diventeranno successi intramontabili. La loro collaborazione con Mal, l’iconico cantante ormai diventato anglo-italiano, contribuisce a consolidare il loro posto nella storia della musica pop italiana.
Brani come “Yeeeeeeh!” e “L’incidente” diventano simboli di un’epoca, incastonando i Primitives e Mal come ambasciatori di un sound fresco e ribelle che conquista le giovani generazioni. Mal, con il suo carisma e la sua voce riconoscibile, si afferma anche come artista solista di successo, rendendo la”reunion” di oggi un momento ancora più speciale.
Mal stesso, in un’intervista di qualche anno fa, mi aveva confidato al proposito: “Noi siamo vecchi amici, da una vita. Con Dave (Sumner, ndr) praticamente ho cominciato la mia carriera, in Germania, perché anch’io ho cantato in Germania, come i primi Beatles. E’ stato il mio…how shall I say…apprendistato, ecco. Sai, non è come adesso che ci sono i DeeJay, si suonava per ore e ore. Un’ora un gruppo, un’ora un altro gruppo e nei week end si suonava per sei ore consecutive, dalle quattro del pomeriggio alle quattro della mattina, alternandoci sul palco. E si suonava il rock’n’roll. Ecco dove abbiamo preso quella energia, che ci mantiene vivi ancora adesso”.
Reunion
La storia della musica è costellata di momenti che sembrano congelati nel tempo, in grado di evocare emozioni e ricordi con una semplice melodia. I Primitives e Mal sono senza dubbio tra i protagonisti di una di queste epoche. Rappresentano un ponte tra il beat italiano degli anni ’60 e la modernità. Ora, dopo anni di attesa, i fan possono gioire: la pubblicazione del nuovo album “Reunion” segna un ritorno tanto atteso quanto emozionante.
“Reunion”, non è solo un ritorno, ma un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio sonoro. La tracklist si compone di brani inediti e reinterpretazioni dei grandi classici, ripensati con arrangiamenti moderni che non tradiscono però l’essenza originale del gruppo.
La tracklist comprende: “Go slow”, “L’incidente”, “Gimme some lovin’”, “L’ombra di nessuno”, “Wise one”, “Yeeeeeeh”, “Beata te”, “Credimi mai”, “Parla, dimmi perché”, “Non finisce qui”.
Chitarre distorte che danno al sound un qualcosa di adrenalinico, batteria che picchia perennemente in up-tempo, basso che martella e tastiere che ogni tanto fanno capolino: benvenuti, anzi, bentornati nel rock’n’roll, quello vero. Quello originale.
Punti di forza dell’album, “Go slow”, come già sottolineato, brano scelto come apripista. E poi “Wise one” e “Gimme some lovin’”, immortale hit-single dello Spencer Davis Group, che in questa versione sprigiona una nuova energia.


It’s only rock’n’roll
Durante una delle tante serate dedicate al Beat, mirabilmente organizzate al Le Roi di Torino, da Toni Campa e Luciana De Biase, ho avuto modo di apprezzare Mal dal vivo.
Pur accompagnato da musicisti italiani, e con il solo Dave Sumner del line-up originale, ero rimasto davvero impressionato dall’energia e dalla forza sprigionata da quell’arzillo signore di quasi ottant’anni.
Queste le mie parole all’epoca: “Complice la band che lo ha accompagnato, il cantante gallese ha regalato al pubblico presente al Le Roi, una iniezione di puro e sano Rock’n’Roll. Elettricissimo e rocchissimo. Le Roi che per l’occasione, si è trasformato nello “Star-Club” di beatlesiana memoria, mentre i cinque sul palco sembravano i Faces o se preferite i Rolling Stones. Credetemi non sto esagerando. Le chitarre hanno sparato elettricità ad alto voltaggio. Il basso si è rivelato una macchina ritmica, la batteria un metronomo che non perde un colpo. E naturalmente il front-man che ha rispolverato movenze e atteggiamenti, come solo Rod Stewart e Mick Jagger hanno saputo fare”.
Credo che Toni e Luciana, sentano un pochino come “propria” questa reunion. Sono stati i primi, e probabilmente gli unici, a credere ancora, in tempi non sospetti, nelle potenzialità di Mal & Co. Come del resto è capitato spesso nella loro carriera di promoter. Ad esempio la reunion dei Pooh, sempre al Le Roi, un anno prima di quella ufficiale. Ma questa è un’altra storia.
Go slow
Anche il videoclip di “Go Slow”, disponibile su YouTube, è un invito visivo e sonoro a scoprire un gruppo che, pur essendo legato a un’epoca storica, sa parlare il linguaggio moderno del web e dei social media. Non è soltanto un invito esplicito rivolto ai giovani a rallentare al volante, un tema quanto mai attuale in un’epoca di frenesia e disattenzione, ma si rivela anche una profonda metafora esistenziale.
Il brano suggerisce l’importanza di abbracciare un ritmo di vita più riflessivo e consapevole, un antidoto alla velocità che domina il mondo moderno. Questa doppia lettura del pezzo si inserisce perfettamente nello stile della storica band beat, che con il loro album “Reunion” dimostrano di saper parlare al presente senza tradire le loro radici musicali. “Go Slow” diventa così non solo un monito, ma anche un invito a vivere pienamente, senza bruciare le tappe e apprezzando ogni momento lungo il cammino.
Rock’n’roll will never die
L’album è dedicato alla memoria di Jay Roberts, il mitico fondatore del gruppo, famoso per suonare il basso con solo tre corde, che ci ha lasciati il 21 settembre 1995.
Gli altri membri della band ci sono tutti: naturalmente Mal (all’anagrafe Paul Bradley Couling), la voce più in forma che mai, il mio caro amico Dave Sumner, uno dei migliori chitarristi al mondo. E David “Pick” Withers, che qualcuno ricorderà come cofondatore e batterista dei Dire Straits, nel loro miglior periodo.
Il ritorno dei Primitives con “Reunion” non è solo un omaggio ai fan storici che li hanno seguiti fin dagli anni ’60, ma ha anche il potenziale per attrarre una nuova generazione di ascoltatori. Questo grazie a due fattori principali: la modernità degli arrangiamenti e la diffusione digitale.
Se da un lato le reinterpretazioni dei brani classici mantengono intatto lo spirito del beat e del rock’n’roll, dall’altro la produzione attuale dona al sound una freschezza che può parlare anche a chi non ha vissuto quell’epoca.
Inoltre, l’uso delle piattaforme digitali gioca un ruolo cruciale. La pubblicazione dell’album su Spotify, Tidal e altre piattaforme streaming rende immediato l’accesso all’opera per un pubblico globale.
La capacità dei Primitives di rinnovarsi senza tradire le proprie radici è un esempio di come la musica possa abbattere le barriere generazionali. È una lezione per chi crede che le band storiche debbano “rimanere nel passato”.
“Reunion” dimostra che il rock’n’roll è immortale, e che può essere amato tanto da chi c’era allora quanto da chi scopre oggi, magari per la prima volta, la potenza di una chitarra distorta e una melodia senza tempo.