Lungo la costa della Striscia di Gaza, sotto strati di macerie, si trova uno dei tesori nascosti della Palestina e uno dei siti archeologici più importanti della regione. I ripetuti bombardamenti, oltre al disastro umanitario inflitto alle comunità palestinesi dall’occupazione e dall’assedio israeliano, hanno posto anche questo sito sotto una minaccia esistenziale. Derubandolo di tesori archeologici inestimabili.
Secondo quanto riportato da Forensic Architecture (FA) – un’agenzia di ricerca sulle violazioni dei diritti umani, guidata da Eyal Weizman, professore di culture spaziali e visive, con sede presso Goldsmiths, Università di Londra, e facente parte del Technology Advisory Board della Corte Penale Internazionale (ICC)-, esiste una rete di contrabbando di manufatti di incommensurabile valore provenienti dalla Striscia che vengono venduti al miglior offerente oltre a una distruzione mirata del sito archeologico.


Gaza la distruzione di reperti straordinari
Stiamo parlando di un’ area che comprende straordinari reperti del periodo greco-romano. Mura e ville di una città romana, case di epoca ellenistica, un muro difensivo dell’età del ferro e un cimitero bizantino. Distrutti, durante gli ultimi bombardamenti alcuni siti storici di Gaza, come Anthedon. Questo scempio del patrimonio culturale contribuisce a diminuire nei palestinesi il concetto unitario di Stato e nega loro il diritto fondamentale di accedere e preservare il proprio patrimonio.


La distruzione del patrimonio culturale è considerata crimine di guerra
Nel rapporto legale Cultural Apartheid: Israel’s Erasure of Palestine Heritage in Gaza, il gruppo palestinese per i diritti umani Al-Haq sostiene che “i bombardamenti israeliani a Gaza non solo violano il principio della necessità militare in violazione della le leggi sui conflitti armati, ma mirano anche a cancellare gradualmente il patrimonio culturale palestinese per negare al popolo palestinese il diritto all’autodeterminazione sulle proprie risorse culturali e, per estensione, minacciare la sua esistenza come popolo. Tali attentati costituiscono una grave violazione dello Statuto di Roma [della CPI], costituendo crimini di guerra e crimini contro l’umanità“.
Il rapporto legale di Al-Haq, inoltre, dimostra come il trattamento da parte di Israele dell’archeologia sia un componente chiave dell’apartheid israeliano per il radicamento della cultura sionista sulle terre palestinesi. Da una parte abbiamo il danneggiamento, la distruzione e il saccheggio del patrimonio palestinese, nel tentativo di cancellarlo dalla memoria, dall’altra la conservazione e preservazione dei siti archeologici sotto il controllo di Israele.


L’appello di Al- Haq al Consiglio dei diritti umani
Al-Haq, già il 9 marzo 2022, durante la 49esima Sessione Ordinaria del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite condannava in modo inappellabile la distruzione culturale con questa dichiarazione. “Israele ha mantenuto il suo regime di apartheid anche prendendo di mira, cancellando, appropriandosi e/o sfruttando il patrimonio culturale palestinese, poiché è parte integrante dell’identità delle persone e della coesione sociale e contribuisce all’esercizio del loro diritto all’autodeterminazione. In Cisgiordania, le autorità di occupazione israeliane controllano i siti archeologici, che sono continuamente minacciati dall’espansione degli insediamenti israeliani.


Nella Striscia di Gaza, il blocco israeliano in vigore da 14 anni, unito ai bombardamenti indiscriminati e sproporzionati dei siti culturali, hanno impedito ai palestinesi di proteggere il loro patrimonio culturale, anche attraverso gli scavi archeologici. Nel maggio 2021, il bombardamento israeliano su Gaza ha danneggiato siti del patrimonio culturale, tra cui il più antico porto marittimo conosciuto di Gaza, la seconda moschea più antica della Palestina e i siti inseriti nella Tentative List dell’UNESCO. Il bombardamento ha preso di mira anche le terre aperte sulla costa di Gaza sovrastanti una città romana, precedentemente bombardate nel 2012, 2014 e 2018, lasciando una moltitudine di grandi crateri.


Contrabbando per necessità
Monete e frammenti di ceramica vengono spesso ritrovati in mare o ai piedi delle queste scogliere sotto il campo profughi di Al-Shati. Questi reperti sono venduti di contrabbando dagli abitanti del luogo per procurarsi cibo e acqua. La gente di Gaza sta dissanguando quello che potrebbe essere il suo ultimo tesoro ricco di storia e manufatti in conseguenza di un processo di distruzione e genocidio che va avanti da tre quarti di secolo. Questa non è, ovviamente, una critica a coloro che cercano di nutrire i propri figli. Vuole essere un atto d’accusa contro coloro che derubano, saccheggiano e traggono profitto dallo stato di necessità delle persone.
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