Ready-Made, quando gli oggetti diventano opere d’arte

Esiste un’arte che eleva gli oggetti a vere proprie opere: il Ready-Made (già pronto appunto) . Cioè oggetti di uso comune che vengono scelti da un artista così come sono. Non viene eseguito alcun cambiamento di carattere estetico o tecnico. E l’oggetto non viene scelto per le sue carattestiche di bellezza esteriore. L ‘artista ne determina il valore con l’atto mentale di percepirlo come opera d’arte. Il precursore dell’ odierna arte concettuale. Difficile? Facciamo qualche esempio.

Duchamp inventore del Ready-Made

Il Ready-Made viene inventato , o forse è più corretto dire che questo termine viene coniato, per la prima volta, agli inizi del Novecento, da Marcel Duchamp, uno fra i più importanti e influenti artisti del XX secolo. L’opera? Una Ruota di bicicletta montata su uno sgabello. Anche se non si tratta di un’opera pura, in quanto la ruota è stata in parte modificata e infilata dentro a uno sgabello, sancisce la nascita del concetto artístico Ready-Made.

Ready-Made, quando gli oggetti diventano opere d'arte
Ruota di bicicletta” – Marcel Duchamp – 1913/1951 – ready-made – The Museum of Modern Art, New York.

Eccolo dunque il Ready-Made: una semplice ruota di bicicletta avvitata al contrario su un sedile da cucina. Il dinamismo e il movimento contrapposti a immobilità e staticità. Della Ruota di bicicletta oggi ne esistono undici repliche diverse. L’originale è stata lasciata a Parigi da Duchamp stesso e non esiste più.

Oltre ad essere la prima opera di Ready-Made , la Ruota rappresenta anche il manifesto del “Dadaismo” a cui Duchamp si ispira: il rifiuto di ogni forma di cultura tradizionale. “Dada non significa nulla. Dada è un prodotto della bocca, usato per designare quello che sarà, più che un movimento artistico omogeneo, uno spirito e un atteggiamento accomunante intellettuali di diversa estrazione nei confronti del fare e del pensare l’arte”.Questa la definizione di dadaismo data dal suo teorico Tristan Tzara.

La “Fontana

Sembra una sorte comune quella della perdita degli originali di Duchamp. Anche la Fontana andrà persa, forse proprio appositamente dai membri stizziti della Society of Indipendent Artist. È il 1917, per l’esattezza il 10 aprile. Giorno dell’apertura a New York della mostra al Grand Central Palace sulla Lexington Avenue, organizzata proprio dalla Society of Indipendent Artist. Duchamp, membro della stessa società organizzatrice, ha inviato al comitato direttivo sotto falso nome e indirizzo la sua Fontana: un orinatoio di ceramica bianca, firmato R. Mutt. Non sarà esposto perché reputato non adeguato.

L’esperimento di Kennick

C’è un esperimento, datato 1958 di Kennick che può spiegare in modo chiaro e semplice il concetto Ready-Made, che è questo. “Immaginiamo un immenso magazzino riempito di ogni genere di cose, quadri di ogni genere, spartiti musicali per inni danze e sinfonie, macchine, strumenti, barche, case, statue, vasi, libri di prosa e di poesia, mobili e vestiti, giornali, francobolli, fiori, alberi, pietre, strumenti musicali. Ora chiediamo a qualcuno di entrare nel magazzino e di portare fuori tutte le opere d’arte che contiene“.

Questi oggetti,. semplicemente presentati, offrono la possibilità di potenziare il valore della quotidianità. Certo esiste il pericolo della non comprensione, perché l’oggetto è solo la chiave per scoprire il codice che porta al concetto. Se non si pensa alla chiave interpretativa se ne coglie solo l’oggettualità, senza il concetto. Se la ruota o l’orinatoio fossero insieme ad altri oggetti nel magazzino di cui parla Kennick, li riconosceremmo come Ready-Made. Per cui non è importante che l’artista abbia creato un’opera, ma che abbia scelto qualcosa. Che sia un orinatoio o una ruota di bicicletta, li ha innalzati ad uno status artistico.

Da Man Ray a Picabia a Manzoni

Questo nuovo concetto d’arte è sviluppato da molti altri artisti, tra i quali Man Ray, Francis Picabia e Piero Manzoni. Picabia combinerà il Ready-Made con l’arte pittorica tradizionale applicando dei ciuffi di criniera su un dipinto, per rappresentare i capelli. Man Ray produrrà invece il “regalo“. Un ferro da stiro con 14 chiodi che sporgono dalla piastra, rendendolo inutilizzabile di fatto nel suo ruolo, ma dandogliene uno nuovo cioè quello di “ridurre un abito in brandelli

Merda d'artista di aManzoni
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Il più geniale e controverso fu Piero Manzoni che portò all’estremo il Ready-Made di Duchamp con la sua Merda d’artista del 1961. Novanta scatolette di latta con etichetta multilingue, dal contenuto netto di 30 grammi, si presume di escrementi. Questo il concetto: se tutto ciò che è prodotto dall’artista è arte, di conseguenza anche le deiezioni assumono lo status di opera.

Un oggetto una firma

Un oggetto e una firma. Un’idea semplice e disarmante. In più l’oggetto è già pronto (Ready-Made). Nessuno, prima di Duchamp, aveva osato tanto. L’uovo di Colombo? Non troppo. Picasso definisce così gli artisti che vogliono sbandierare il concettuale senza avere solidità artistica alle spalle. “Svaligiano il magazzino di Duchamp limitandosi a cambiare gli imballaggi”.

Marcel Duchamp: in un fumetto la sua vita ready made

Che “Merda d’artista” , 60 anni di Piero Manzoni e arte concettuale.

Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".