Banche: lotte e speranze per il futuro delle aree montane

La progressiva chiusura delle banche nelle aree montane italiane: un problema socio-economico

Negli ultimi anni, le aree montane italiane stanno vivendo una progressiva e preoccupante riduzione dei servizi bancari. Le chiusure delle filiali non si limitano a pochi casi isolati ma si stanno espandendo su tutto il territorio montano, suscitando forte preoccupazione tra gli abitanti, le istituzioni locali e le associazioni di categoria. Questa situazione sta generando non solo disagi economici per famiglie e imprese, ma ha anche un impatto significativo sul tessuto sociale e la coesione delle comunità. Tra le associazioni più attive nella difesa di queste realtà c’è Uncem, che da anni combatte contro la desertificazione bancaria.

La mobilitazione di Uncem: il caso di Bobbio Pellice

Il 7 ottobre 2024, Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) è scesa in piazza a Bobbio Pellice, in Val Pellice, per manifestare contro la chiusura dello sportello bancario locale. La protesta, fortemente voluta dal sindaco Mauro Vignola, ha visto una grande partecipazione della comunità locale e delle istituzioni. Vignola, che è anche presidente dell’Unione montana del Pinerolese e membro della Giunta Uncem, ha fatto sentire la sua voce in difesa della filiale bancaria del paese, chiedendo che Intesa San Paolo riveda la decisione di chiudere lo sportello.

Mauro Vignola ha scritto nei giorni precedenti alla manifestazione una lettera ai vertici della banca, oltre che ai rappresentanti istituzionali locali, regionali e nazionali. Nella missiva, ha ribadito la necessità di mantenere aperti i servizi bancari nelle piccole comunità montane, sottolineando come la chiusura degli sportelli rappresenti una grave perdita per le famiglie, le imprese e le stesse istituzioni locali. Questo appello si unisce a quello di molti altri sindaci italiani, che negli ultimi anni hanno cercato di fermare la progressiva chiusura delle filiali nelle loro comunità.

“La nostra mobilitazione non è solo per ottenere un bancomat,” ha dichiarato Marco Bussone, presidente nazionale di Uncem, “ma per far sì che le banche non si sfilino dai loro impegni nei confronti delle comunità locali, evitando di abbandonare i territori montani”. La manifestazione a Bobbio Pellice è solo l’ultima di una serie di mobilitazioni organizzate da Uncem negli ultimi anni, come accaduto a Venasca e Monticello d’Alba, dove la chiusura delle filiali è stata in parte mitigata dall’arrivo di nuove banche di credito cooperativo.

La crisi delle filiali bancarie nei piccoli comuni: cause e conseguenze

Negli ultimi anni, le banche italiane hanno progressivamente ridotto la loro presenza nei piccoli comuni montani. Le ragioni di queste chiusure sono molteplici, ma il principale fattore è l’adozione di nuovi piani industriali che privilegiano la digitalizzazione e l’home banking. Questo fenomeno è stato accelerato dalla crisi economica e dalla crescente concentrazione bancaria, con i grandi istituti di credito che scelgono di abbandonare le aree meno redditizie per focalizzarsi su quelle più profittevoli.

Tuttavia, come sottolineato da Roberto Colombero, presidente di Uncem Piemonte, la chiusura delle filiali non è una conseguenza diretta della crisi economica nei territori montani, bensì una delle cause. “Non è vero che l’economia che peggiora sui territori montani fa scappare le banche dai piccoli Comuni,” ha affermato Colombero, “le banche se ne vanno, ma la crisi economica non è la causa, è la conseguenza della loro dipartita.”

La chiusura delle filiali bancarie in queste aree sta portando ad una vera e propria desertificazione economica, con conseguenze drammatiche per il tessuto produttivo e sociale. Senza accesso ai servizi bancari, le imprese locali si trovano in difficoltà a gestire i propri affari quotidiani, mentre le famiglie e gli anziani – spesso poco inclini all’uso delle tecnologie digitali – si vedono costretti a spostarsi nei centri abitati più grandi per eseguire operazioni bancarie.

L’importanza delle banche di credito cooperativo e dei piccoli istituti

Un aspetto centrale della lotta portata avanti da Uncem riguarda la promozione delle banche di credito cooperativo (BCC) e di altri piccoli istituti che continuano a credere nei territori montani. Diversi studi economici hanno dimostrato l’importanza della presenza di banche locali nel favorire lo sviluppo economico dei piccoli comuni. Secondo una ricerca condotta da Coccorese e Shaffer (2021), la presenza di BCC nei comuni italiani ha effetti positivi su vari indicatori economici, tra cui il reddito, l’occupazione e la crescita economica.

Non solo, la diversità bancaria, rappresentata dalla presenza di banche locali e cooperative, ha dimostrato di avere effetti positivi sulla stabilità economica e sulla solidità finanziaria delle imprese, specialmente in periodi di crisi finanziaria. Studi recenti, come quelli di Pisicoli (2022 e 2023), evidenziano come la diversità bancaria favorisca la nascita di nuove imprese e contribuisca a creare un ambiente più stabile e resiliente.

Un esempio concreto di questa tendenza positiva è il caso di Venasca, dove, dopo la chiusura della filiale di Unicredit, è stato possibile aprire una nuova banca di credito cooperativo nella piazza centrale del paese. Lo stesso è avvenuto a Monticello d’Alba, dove la chiusura di Intesa San Paolo è stata seguita dall’apertura di un nuovo istituto di credito cooperativo. Questi casi dimostrano come sia possibile trovare soluzioni alternative alla desertificazione bancaria, grazie alla collaborazione tra istituzioni locali e piccoli istituti di credito.

La richiesta di Uncem: un nuovo patto con le banche

La mobilitazione di Uncem non si limita alla difesa delle singole filiali, ma mira a promuovere un cambiamento strutturale nel rapporto tra le banche e i territori montani. Marco Bussone ha ribadito la necessità di un patto tra le banche e le istituzioni locali, per garantire che anche i piccoli comuni possano beneficiare di un accesso equo ai servizi finanziari. Questo patto, che dovrebbe coinvolgere l’ABI (Associazione Bancaria Italiana), potrebbe rappresentare un punto di svolta per il futuro delle aree montane.

“Le banche devono essere parte della rigenerazione economica dei territori,” ha dichiarato Bussone, “non possono complicare ulteriormente il quadro economico e sociale chiudendo i loro sportelli.” La proposta di Uncem è stata accolta positivamente dall’assessore alla Montagna del Piemonte, Marco Gallo, che ha aperto un dialogo con le banche per discutere gli effetti negativi delle chiusure e cercare soluzioni condivise.

Le conseguenze sociali ed economiche della chiusura delle filiali bancarie

La chiusura delle filiali bancarie nelle aree montane ha conseguenze ben oltre il semplice disagio per i clienti. Questi territori, già duramente colpiti dallo spopolamento e dalla carenza di infrastrutture, rischiano di vedere peggiorare ulteriormente la loro situazione economica. La mancanza di servizi bancari rende più difficile l’accesso al credito per le imprese, limita le opportunità di sviluppo e contribuisce alla desertificazione commerciale.

Anche dal punto di vista sociale, la chiusura delle banche rappresenta un grave problema. Le filiali bancarie svolgono un ruolo importante nella vita quotidiana delle comunità, fungendo non solo da punto di accesso ai servizi finanziari, ma anche come luogo di incontro e di scambio di informazioni. In molte aree montane, le filiali bancarie rappresentano uno dei pochi servizi rimasti, e la loro chiusura rischia di isolare ulteriormente queste comunità.

Una battaglia per il futuro delle comunità montane

La progressiva chiusura delle banche nelle aree montane italiane è un problema che va ben oltre la questione economica. Si tratta di una battaglia per il futuro di intere comunità, che rischiano di essere abbandonate a loro stesse. La mobilitazione di Uncem e dei sindaci locali rappresenta una speranza per questi territori, ma è necessario un impegno collettivo da parte di tutti gli attori coinvolti – dalle banche alle istituzioni, dalle imprese ai cittadini – per trovare soluzioni sostenibili e inclusive.

“Non fermeremo il tempo,” ha concluso Marco Bussone, “ma crediamo fermamente che le banche debbano fare la loro parte nel contribuire alla rigenerazione economica e sociale dei territori montani.”

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”