Se pensavate che la poesia fosse solo roba da libri polverosi e sonetti antichi, preparatevi a cambiare idea! Perchè “Nella Mente: di notte un volo, di giorno un velo” di Sara Tedesco è un libro di poesie che vibra al ritmo del rap, creando un mix esplosivo di emozioni e immagini taglienti come negli haiku giapponesi. Una forma poetica nota per la sua brevità e per la capacità di evocare sentimenti profondi attraverso un linguaggio conciso e suggestivo.
Rap e Poesia: Un Legame Potente
Il rap e la poesia hanno sempre avuto un legame speciale. Entrambi giocano con le parole, creano immagini potenti e trasmettono emozioni forti. Sara Tedesco lo sa bene e nel suo libro usa la metrica, le rime e il ritmo per dare vita a testi che sembrano pronti per essere spittati su un beat. Dai giochi di parole alle metafore incisive, ogni poesia è un viaggio tra sogni e realtà, tra il volo della notte e il velo del giorno.
Versi che Diventano Flow
Le poesie di Sara non sono solo da leggere, ma da sentire. Il suo stile richiama il freestyle, quel modo libero di creare versi che nasce sul momento e segue un flow naturale. Le sue parole scorrono come un beat ben costruito, con punchline che colpiscono e immagini che restano impresse.
Intervista Esclusiva con Sara Tedesco
Ma chi è Sara Tedesco? Qual è la sua ispirazione? Come ha trasformato la poesia in rap? Per scoprirlo, abbiamo avuto il piacere di intervistarla e farci raccontare il suo viaggio artistico.


Il rap e la poesia sembrano mondi diversi, ma nel tuo libro si fondono in un’unica voce. Cosa ti ha spinto a scegliere questo stile per esprimere i tuoi pensieri?
“In realtà, il rap nella musica non mi piace (tranne rare eccezioni. Non solo non ho mai scelto deliberatamente lo “stile rap“, non mi ero neanche mai resa conto che si trattasse di questo finché la critica Claudia Pastorino non me lo ha fatto notare con la sua prefazione. Per me, infatti, le mie erano semplicemente rime o parole perfette per rendere fluida e orecchiabile la lettura, al contempo capaci di meravigliare nella forma in cui erano scritte.
Sì, c’è rap ma c’è poesia. La forma per me è importante quanto il contenuto. Puoi avere anche un’idea, un concetto moralmente potente, pedagogico, unico, ma se poi lo esprimi “come al solito”, non colpisce al cuore. Non lascia smarriti, non ti fa porre domande, ma passare direttamente alla poesia successiva, sapendone quanto prima di iniziare a leggere.”
Nella mente: di notte un volo di giorno un velo. Il titolo del tuo libro è evocativo e suggestivo. Puoi raccontarci il suo significato e come rappresenta il tuo percorso creativo?
“Cercavo un titolo breve e conciso che racchiudesse il luogo da cui tutto è partito: la mia mente. Nella mente ho fatto tanti pensieri che sono poi i pensieri di tutti. Ed ecco fatto.
Tutti affrontiamo il problema del voler essere noi stessi in una società che non lo permette, ma anche quello dell’ansia del domani, dell’illusione d’amore, del lutto, della volontà di riscattarsi dal rimorso per l’amore perduto”.
Per me, abbiamo tutti una mente che a volte (“di notte”) ci fa sognare e a volte (“di giorno”) ci confonde e ci inibisce. Nella mente sei il tuo miglior amico, ma puoi essere anche il tuo peggior nemico”.


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Nel rap il flow è essenziale. Come hai lavorato sulla musicalità dei tuoi versi per creare un impatto potente sul lettore?
“Ho sempre cercato la frase o la parola “puzzle” in tutti i versi. C’è una frase o una parola, una ripetizione, che in un determinato contesto sta meglio di qualunque altra, anche se non fa rima. Anche se non è un parolone. Sono convinta che ogni poesia ce l’abbia. L’inizio è il momento più difficile. È il momento in cui hai un’idea geniale che si sta per lanciare dal trampolino e aspetta il gong. È il momento che aspetti da mesi, forse da anni, quando hai il blocco dell’ispirazione. Ma ad un tratto si palesa forte e chiaro.
E il primo verso si lancia nel vuoto a macinare nuovi versi come metri verso l’acqua. Perché gli altri versi scaturiscono dal primo inesorabili. Se hai il primo verso, hai tutta la poesia da raccontare. Ma non basta questo: gli altri versi devono essere degni del primo e devono preparare il lettore a una conclusione che lo sconvolga, che sconquassi il suo equilibrio, che lo lasci nel “mezzo irrisolto“, per un attimo sospeso a ricercare se stesso. E, se si ritrova, la poesia ha fatto “pluf”.


Entriamo nel personale di Sara Tedesco. Parliamo quali momenti della tua vita e quali poetesse e poeti pensi abbiano influenzato maggiormente la scrittura di queste poesie che coprono un ventennio 2004-2024?
“Un momento di forte ispirazione per me è stato il passaggio dal liceo all’università, perché avrei voluto provare molte Facoltà e mi procurava un profondo disagio il dover scegliere,. Il fatto di non sapere cosa mi avrebbe riservato il futuro e che non avrei avuto un’altra possibilità. Poi, ovviamente, i problemi d’amore. C’è stato un amore non vissuto anche se ricambiato.
Mi ha ispirato anche un problema di salute a una persona a me molto vicina. E infine, mi ispirano molto il mondo e gli eventi della vita. Amo osservare e raccontare. Paragonare la natura ai sentimenti umani. Per quanto riguarda l’influenza dei poeti, penso a Fernando Pessoa per l’atmosfera che traspare nelle poesie e per le ripetizioni. Per lo struggimento d’amore e per come si concludono le poesie, sono stata certamente influenzata da Saffo“.


L’immagine di copertina della rosa rossa su un selciato grigio è potente e suggestiva. Quale significato ha per te questa scelta visiva? Riflette un tema centrale del libro o un’emozione particolare che volevi trasmettere?
“Ho scelto questa immagine per trasmettere cosa può succedere nella mente di un essere umano, ovvero come si possa rovinare un fiore che non a caso è una rosa rossa appassita, che simboleggia l’amore sbiadito, sfruttato, gettato a terra.
È una foto di una decina d’anni fa, scattata a Napoli durante gli studi, quella rosa si trovava ai piedi della statua di Dante. Ho conservato la foto prima per il mio sito di poesie e poi per il libro. Spero che mi porterà ancora tanta ispirazione poetica.”
Se dovessi scegliere un’emozione dominante che attraversa il tuo libro, quale sarebbe? E cosa speri che i lettori portino con sé dopo averlo letto?
“Il fine principale del libro è quello di cercare di ritrovare se stessi in quelle parole. Non senza essere prima travolti dal perdersi che dovrebbe accomunare i lettori e che bisogna saper rendere. Tra le altre, l’emozione dominante che attraversa il libro penso sia lo stupore: il lettore non si aspetta un certo finale e ne è talmente coinvolto da rileggere la poesia per fissare il sentimento (questo mi è stato detto da più persone). Dopo averlo letto, spero che i lettori si portino dietro due cose: l’interpretazione personale secondo il loro vissuto e la voglia di continuare a leggere le mie poesie in futuro”.
Credi che il rap possa essere una nuova frontiera per la poesia contemporanea? Come immagini l’evoluzione di questo genere?
Sinceramente non saprei se il rap possa essere una nuova frontiera, la poesia sta vivendo un periodo di crisi profonda da diversi anni (soprattutto in Italia). Sono convinta che uno stile nuovo possa rappresentare un valore aggiunto -che avvicinerebbe un nuovo pubblico-, ma non saprei di che portata possa essere nel contesto attuale. Certamente si tratta di un genere che può evolvere, con la lettura, con la musica e (purtroppo o per fortuna) con la vita che ci dà sempre un motivo per scrivere. Ad ogni modo, spero che non evolva assomigliando sempre più a una canzone rap che a una poesia”.
C’è una poesia o un frammento del tuo libro che senti particolarmente vicino alla tua essenza? Se sì, puoi condividerlo con noi?
“Questa è una domanda molto difficile. Escono tutte da uno stato d’animo preciso che ho sentito forte nel momento in cui le ho scritte. In generale, se penso a una poesia che valga in ogni tempo e in ogni contesto per me, direi quella senza titolo dove mi rivolgo alle stelle imponendo loro di spegnersi. Sintetizza il mio pensiero filosofico sulla vita.
A un certo punto, ho deciso di non pensare più al domani e ai rimorsi del passato e di darmi da fare per realizzare i miei sogni e basta. C’è un momento in cui tocchi il fondo e puoi solo risalire, perché nella mente succede anche questo”.
Spegnetevi, stelle.
Quand’anche un desiderio avveraste,
non cadevate che nella mia attesa.
- Sara Tedesco stralcio di poesia da Nella Mente: di notte un volo, di giorno un velo
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