Cani come Carlino, Bulldog e Boxer e gatti come Persiano e Exotic Shorthair, nascondono una realtà poco conosciuta: dietro quei musetti dolci e irresistibili, c’è un’evoluzione genetica guidata dall’uomo che li fa assomigliare sempre di più, portando con sé rischi per la loro salute e benessere, sorprendendo anche gli esperti.
Chiunque abbia accarezzato un Bulldog inglese o coccolato un gatto Persiano sa quanto possano essere teneri con quel musetto schiacciato, quasi da peluche. Ma pochi immaginano che dietro quella faccia buffa e simpatica si nasconda una scoperta scientifica sorprendente: alcune razze di cani e gatti si stanno evolvendo sviluppando una straordinaria somiglianza tra le due specie. E non per caso.
Sembrano diversi, ma stanno diventando “gemelli”
La risposta arriva da uno studio internazionale pubblicato di recente e ripreso anche da Scientific American. Analizzando oltre 1.800 crani di gatti e cani domestici, i ricercatori hanno osservato qualcosa di davvero inaspettato: le razze brachicefaliche – cioè con il muso corto – stanno sviluppando tratti fisici così simili che un Bulldog può ricordare un Persiano più di quanto somigli a un lupo, suo antenato. Lo stesso vale per i gatti, che si discostano sempre di più dal loro parente selvatico, il Felis silvestris.
Una somiglianza tra cani e gatti così marcata, tra specie diverse, separate da circa 50 milioni di anni di evoluzione, è un fenomeno rarissimo in natura. Eppure, è stato possibile grazie a un solo fattore: l’uomo.
Inizialmente, i ricercatori volevano semplicemente confrontare la forma della testa di cani e gatti per capire quanto fossero diversi. Invece, ciò che hanno scoperto li ha sorpresi: la forma del cranio di alcune razze di cani e gatti a muso corto si sovrappone quasi completamente.
Questa somiglianza non è casuale, ma il risultato di una selezione artificiale spinta dagli esseri umani, che hanno modellato sia cani che gatti seguendo gli stessi standard estetici: muso piatto, testa arrotondata e tratti infantili come occhi grandi e nasi piccoli. Ad esempio, crani di carlini e pechinesi assomigliano molto a quelli dei gatti persiani, più di quanto non assomiglino ai loro antenati naturali, come il lupo o il gatto selvatico nordafricano.
Cos’è l’evoluzione convergente?
In pratica, canidi e felini si sono evoluti separatamente per oltre 50 milioni di anni, eppure ora, grazie alla selezione umana, stiamo praticamente cancellando queste differenze profonde. Lo spiega il professor Losos della Washington University di St. Louis (fonte Futurity: studio pubblicato su PNAS).
Gli allevatori hanno infatti scelto caratteristiche simili, desiderando animali che ricordassero i volti dei bambini, con un effetto che si chiama “evoluzione convergente”: specie diverse che, sottoposte a pressioni simili, sviluppano forme simili.
Questa convergenza si è verificata non solo tra cani e gatti, ma anche all’interno di ciascuna specie: i cani asiatici a muso corto come il carlino e il pechinese non sono parenti stretti dei bulldog inglesi, ma entrambi hanno sviluppato forme simili, così come accade tra diverse razze di gatti dal muso corto.
I ricercatori che hanno effettuato lo studio sui crani, hanno usato anche TAC digitali di gatti vivi, per analizzare in 3D le forme delle teste e capire come si siano evolute. Nonostante la straordinaria somiglianza, hanno anche constatato che questa selezione artificiale ha creato ulteriori gravi problemi di salute, e molti veterinari chiedono di limitare l’allevamento di queste razze estreme per il bene degli animali.
Questo studio aiuta a capire non solo come l’essere umano abbia modellato l’aspetto dei nostri animali domestici, ma anche quali conseguenze questa scelta possa avere, sottolineando l’importanza di un’allevamento più attento e responsabile.
Esistevano in natura questi cani?
La risposta, sorprendente per molti, è no: le razze a muso corto come il Carlino non esistevano in natura, sono frutto della creazione da parte dell’essere umano. Nessun lupo, né alcun felino selvatico ha mai avuto un muso corto e schiacciato. Queste caratteristiche sono comparse solo grazie all’intervento umano, attraverso la selezione o addirittura, la creazione artificiale.
Prendiamo proprio il Carlino come esempio. Questo piccolo cane dal viso rotondo e lo sguardo espressivo è il frutto di secoli di incroci selettivi. Le sue origini risalgono alla Cina imperiale, dove veniva allevato per assomigliare ai leoni delle statue sacre. Arrivato in Europa, è stato ulteriormente modificato per accentuare ancora di più quelle sue sembianze “da cucciolo”, così amate dalle famiglie nobiliari. Il risultato? Un cane totalmente diverso dal lupo da cui discende, con un cranio cortissimo e tratti infantili che rimangono anche da adulto. In natura, un animale con quelle proporzioni non avrebbe potuto sopravvivere a lungo, né respirare, né nutrirsi con la stessa facilità di un animale selvatico (Fonte: BMC Part of springer Nature).
Ma il Carlino non è un caso isolato. Lo stesso vale per molte altre razze canine brachicefaliche: Bulldog inglese, Bulldog francese, Boston Terrier, Pekingese, Shih Tzu, Boxer, Cavalier King Charles Spaniel e Lhasa Apso sono tutti esempi di razze “costruite” nei secoli con l’unico scopo di piacere all’uomo, non di adattarsi alla vita in natura. Tutte queste razze hanno in comune un muso schiacciato, occhi grandi, testa rotonda e, spesso, una respirazione affannosa. E che dire dei gatti?


E i gatti?
Lo stesso discorso vale anche per alcuni gatti. In natura, nessun felino ha un volto corto e piatto come quello del Persiano, dell’Himalayano, o dell’Exotic Shorthair. Anche in questo caso, l’aspetto è stato ottenuto selezionando gatti che nascevano con nasi sempre più corti, occhi sporgenti e crani tondeggianti. Queste razze non sono il frutto dell’evoluzione naturale, ma piuttosto di una “scultura genetica” creata in laboratorio, spesso senza considerare del tutto le conseguenze sul benessere degli animali.
Uno studio dell’Università di Medicina Veterinaria di Vienna ha esaminato la sindrome delle vie aeree brachicefaliche nei cani, evidenziando come le anomalie anatomiche, come il muso corto, siano alla base dei problemi respiratori in queste razze. Un altro studio ha analizzato le dimensioni nasofaringee in razze brachicefaliche come il Carlino e il Bulldog francese, confermando che la riduzione delle vie aeree è una caratteristica distintiva di queste razze (fonte PubMed).
La selezione artificiale ha avuto un impatto straordinario sull’aspetto dei nostri animali domestici. In pratica, l’essere umano ha scelto – spesso inconsapevolmente – di far riprodurre esemplari con caratteristiche fisiche “da cucciolo”: occhi grandi, fronte alta, naso corto. Tutti tratti che scatenano in noi una risposta emotiva fortissima, lo stesso meccanismo che ci spinge a proteggerli e ad amarli fin dal primo sguardo.
Secondo quanto pubblicato sul sito di Futurity, queste caratteristiche sono state selezionate in epoche diverse e in razze lontane tra loro. Eppure, il risultato è stato simile: un processo di “evoluzione convergente”, in cui animali diversi sviluppano tratti quasi identici per adattarsi a uno stesso contesto – in questo caso, il gusto umano.


Ma quei musi schiacciati, fanno davvero bene a cani e gatti?
Purtroppo no, almeno non sempre. Dietro quel viso tenero e buffo si nasconde spesso una lunga lista di problemi di salute. Le razze brachicefaliche, sia canine che feline, possono soffrire di difficoltà respiratorie, problemi oculari, dentali e perfino neurologici.
La Sindrome Brachicefalica, per esempio, colpisce molti cani come Carlini e Bulldog. Si tratta di una condizione in cui le vie respiratorie superiori sono parzialmente ostruite, rendendo faticosa la respirazione, anche a riposo. Nei gatti, situazioni simili si verificano nei Persiani e Himalayani, che possono avere nasi così schiacciati da rendere difficile anche un semplice respiro.
Quando l’aspetto carino diventa un problema serio
Quando si parla di razze dal muso corto, le complicazioni non si fermano al semplice “russare” o a un po’ di fiatone dopo una passeggiata. Le implicazioni mediche sono molto più profonde e, in alcuni casi, davvero gravi, a cominciare dalle vie respiratorie al parto, passando per le patologie neurologiche.
Malattie respiratorie: riduzione delle vie aeree, difficoltà a respirare, rischio di sindrome delle vie aeree brachicefaliche (BAOS).
La struttura schiacciata del cranio riduce drasticamente lo spazio disponibile per il passaggio dell’aria. È per questo che molti di questi animali sviluppano la cosiddetta sindrome delle vie aeree brachicefaliche (BAOS), una condizione che può rendere complicato anche solo dormire senza ansimare. Alcuni arrivano ad avere bisogno di interventi chirurgici per respirare meglio.
Problemi dentali e oculari: malocclusione dentale, occhi sporgenti, insufficiente lacrimazione
I problemi non si fermano al naso. Anche la bocca, compressa in uno spazio ridotto, può causare malocclusione dentale, con denti accavallati, gengive infiammate e difficoltà nella masticazione. Gli occhi, spesso sporgenti, restano più esposti a traumi e infezioni. In alcuni casi, la lacrimazione è insufficiente, provocando secchezza e dolore cronico.
Parti difficoltosi: frequenti tagli cesarei per partorire, problemi riproduttivi.
Anche il momento del parto può trasformarsi in una sfida. In molte razze brachicefaliche, i cuccioli hanno teste troppo grandi rispetto al bacino delle madri. Risultato: parto naturale quasi impossibile e ricorso frequente al taglio cesareo, con tutti i rischi che comporta.
Patologie neurologiche: craniosinostosi precoce, ridotto volume cranico, dilatazione ventricolare, idrocefalia interna .
Alcuni studi clinici hanno evidenziato casi di craniosinostosi precoce (una chiusura anticipata delle suture craniche), ridotto volume cerebrale, dilatazione ventricolare e perfino forme di idrocefalia interna. Condizioni che possono compromettere seriamente la qualità della vita.
Secondo quanto rilevato da diversi studi veterinari, tra cui una ricerca condotta presso l’Università di Cambridge, i cuccioli nati da madri brachicefaliche presentano un’incidenza significativamente più alta di malformazioni rispetto ad altri gruppi. Una realtà che spesso resta nascosta agli occhi di chi sceglie un cane o un gatto solo per l’aspetto estetico.
Cosa possiamo fare noi, come proprietari e amanti degli animali?
Naturalmente non si tratta di smettere di amare questi animali. Ma è importante conoscere la realtà e prenderci cura di loro in modo più consapevole. Il nostro affetto non dovrebbe fermarsi all’aspetto esteriore. Chi adotta o acquista un cane o un gatto brachicefalico, come un Carlino o un Persiano, deve sapere a cosa può andare incontro e scegliere allevatori seri, che mettano la salute prima dell’estetica.
In alcuni Paesi europei si discute persino di leggi per limitare l’allevamento estremo di queste razze. L’obiettivo non è vietarle, ma ridurre i casi più gravi e garantire agli animali una vita lunga e sana.
Forse il punto è proprio questo: il nostro gusto per il “carino” può cambiare la natura molto più in fretta di quanto pensiamo. Nel giro di pochi secoli, l’essere umano ha trasformato il volto di cani e gatti, rendendoli simili tra loro come mai era accaduto prima. È un piccolo esempio di quanto potente – e delicato – sia il nostro ruolo accanto agli animali domestici.
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