L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha aperto un’istruttoria contro Dolomiti SuperSki e i dodici consorzi di zona che ne fanno parte. L’obiettivo è capire se ci siano state pratiche anticoncorrenziali.
Se pensavate che le montagne fossero solo fatte di neve, sci e cioccolata calda, vi sbagliate. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha deciso di fare un giro tra le Dolomiti e indagare su possibili strategie poco trasparenti nel mercato degli skipass.
Dolomiti SuperSki non è un singolo impianto sciistico, ma una federazione che riunisce dodici consorzi di zona. Ogni consorzio gestisce gli impianti a fune in una specifica area delle Dolomiti, come Cortina d’Ampezzo, Val Gardena o Val di Fiemme e ogni consorzio di zona ha i propri impianti e i propri clienti.
In teoria, ogni consorzio dovrebbe competere con gli altri, offrendo prezzi e promozioni migliori. In pratica, secondo l’AGCM, sembra che abbiano deciso di fare un “patto di gruppo” sui prezzi e sulle vendite e, sempre secondo l’Antitrust, alcune regole interne alla federazione potrebbero aver creato restrizioni sulla concorrenza.
Le indagini
Le autorità hanno individuato due anomalie principali. Sulla base di alcuni articoli dello Statuto feder-consortile, sono state attuate pratiche commerciali che sembrerebbero essere due importanti restrizioni della concorrenza: la prima riguarda la definizione, all’interno del Federconsorzio Dolomiti SuperSki, del prezzo degli skipass dei Consorzi di zona.
A prima vista potrebbe sembrare un accordo utile per uniformare l’offerta, ma in realtà limita la concorrenza. Quando i prezzi vengono decisi di comune accordo da un gruppo di aziende, i clienti non possono beneficiare di sconti o offerte migliori. Tutti pagano di più e nessuno può competere liberamente.
La seconda riguarda invece i limiti, gravanti sempre sui Consorzi di zona, alla vendita dei propri skipass attraverso soggetti terzi.
In pratica, parrebbe che i consorzi abbiano concordato quanto far pagare per gli skipass e abbiano imposto limiti su chi può rivendere i biglietti e chi no, impedendo a negozi, agenzie online o piattaforme esterne di proporre offerte alternative. Anche questa pratica riduce la concorrenza e limita le possibilità dei clienti.
Il cartello della neve
L’AGCM e la Guardia di Finanza hanno effettuato delle ispezioni negli uffici dei consorzi per raccogliere documenti e prove con l’obiettivo di capire se i consorzi di Dolomiti SuperSki abbiano creato un cartello.
Un cartello si forma quando aziende o consorzi colludono tra loro per fissare prezzi o controllare il mercato. La legge italiana e le norme europee vietano questo comportamento. Lo scopo è proteggere i clienti e mantenere il mercato competitivo.
Per capire meglio, immaginiamo tre bar in un piccolo paese. Se decidono, di comune accordo, di mettere lo stesso prezzo per il caffè e vietare ad altri negozi di venderlo, i clienti pagano di più e hanno meno scelta. Nessuno può fare offerte migliori.
Con gli skipass sarebbe successo proprio questo facendo salire i prezzi per chi vuole sciare sulle Dolomiti e riducendo le possibilità degli utenti di trovare offerte più convenienti.
A destare l’attenzione delle associazioni in difesa dei consumatori, sono stai i pesantissimi rincari delle tariffe per la stagione invernale 2024/2025, che hanno registrato negli ultimi tre anni un incremento del 23,9% passando da 67 a 83 euro per un giornaliero.
Quali conseguenze?
Se si dimostrasse l’esistenza di un cartello, le conseguenze potrebbero essere gravi. I consorzi rischierebbero multe molto alte, con l’obbligo di modificare il regolamento del loro statuto, senza considerare i danni di immagine che ne deriverebbero, con le logiche conseguenze sull’intero indotto turistico.
I consorzi aderenti, ricorda l’autorità di vigilanza, sono Consorzio esercenti impianti a fune Cortina d’Ampezzo, S. Vito di Cadore, Auronzo/Misurina; Consorzio esercenti impianti a fune Skirama Plan de Corones – Kronplatz; Consorzio impianti a fune Alta Badia; Consorzio esercenti impianti a fune Val Gardena – Alpe di Siusi; Consorzio impianti a fune Val di Fassa e Carezza; Consorzio esercenti il trasporto di persone a mezzo impianti a fune Alpe Lusia – San Pellegrino; Consorzio impianti a fune Civetta; Consorzio impianti a fune Arabba – Marmolada; Consorzio 3 Zinnen Dolomites; Consorzio impianti a fune Val di Fiemme – Obereggen; Consorzio impianti a fune San Martino di Castrozza e Passo Rolle; Consorzio Rio Pusteria – Bressanone.
Una vicenda che porta inevitabilmente a riflettere su un tema più ampio: la gestione dei grandi consorzi e federazioni. Spesso, raggruppare più aziende può avere vantaggi, come semplificare la promozione o creare un’offerta unica per i clienti. Ma se la collaborazione si trasforma in accordi che limitano la concorrenza e la trasparenza, i benefici spariscono e i clienti ne pagano le conseguenze.
Foto copertina di ivabalk da Pixabay
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