Con una decisione arrivata a stagione venatoria ormai conclusa, il Consiglio di Stato ha confermato la sospensione del piano di abbattimento dei cervi in Abruzzo, nel Parco Naturale Regionale Sirente-Velino. Il provvedimento, introdotto dalla Regione nell’agosto 2024, autorizzava l’eliminazione di 469 esemplari, compresi oltre 140 cuccioli, in due aree dell’aquilano. Una scelta che aveva immediatamente innescato la reazione delle associazioni ambientaliste, decise a fermare una misura ritenuta non solo sproporzionata, ma anche carente sotto il profilo scientifico e contrario alla vocazione naturalistica dell’intera regione.
Il pronunciamento del Consiglio di Stato non entra nel merito della legittimità del piano, ma lo rende di fatto inapplicabile: la stagione è finita, la delibera ha esaurito i suoi effetti, nessun cervo è stato abbattuto. Sul piano pratico, è una vittoria. Ma resta l’amaro per un meccanismo decisionale che ha rischiato di compromettere un patrimonio faunistico prezioso.
Una delibera contestata fin dall’inizio
Il dibattito sulla gestione dei cervi nelle aree interne abruzzesi non nasce oggi. Il numero crescente di ungulati ha generato preoccupazione tra alcuni agricoltori e allevatori, che denunciano danni alle colture e ai pascoli. In questo contesto, la Giunta regionale ha scelto di rispondere con un intervento drastico: abbattimento selettivo, in quantità significativa. Ma la reazione del mondo ambientalista è stata altrettanto decisa.
Subito dopo la pubblicazione della delibera, un cartello di associazioni ha presentato ricorso al Tar chiedendone la sospensione. Il primo verdetto, a ottobre 2024, non ha dato ragione ai ricorrenti. Malgrado la decisione del Tar, il Consiglio di Stato, chiamato a esprimersi in via cautelare, ha accolto l’istanza di sospensione bloccando tutto fino a nuovo giudizio. Quando la questione è tornata al Tar, a maggio 2025, l’abbattimento non era più tecnicamente realizzabile.
Le alternative ignorate e un rischio che resta
La decisione del Tar è motivo di gioia, certamente, ma solo in parte in quanto “ha preso atto della mancanza di interesse alla pronuncia nel merito, atteso che l’atto impugnato aveva cessato i suoi effetti”, ma va da sé che l’assenza delle condizioni ha impedito al Tribunale di contemplare, e meno che mai di deliberare, in merito alle alternative proposte e avanzate fin da subito dalle organizzazioni ambientaliste. Dal contenimento tramite traslocazioni controllate, all’uso di dissuasori e barriere, fino a piani di monitoraggio aggiornati e indipendenti: strumenti efficaci, già adottati in altri contesti, che permettono di conciliare la presenza dei cervi con le attività umane. Nel caso del Sirente-Velino, la questione rimane sospesa tra una decisione risolta “all’italiana”, dove il vizio di forma “perchè il fatto non sussiste per decorrenza dei termini” chiude ma non risolve il contenzioso.
Infatti, la sentenza non cancella il rischio che tutto questo possa ripetersi. Nessuna garanzia impedisce che un nuovo piano, magari con nuove tempistiche, venga riproposto. Questa volta è andata bene : la pressione pubblica, la mobilitazione civile e i tempi giudiziari hanno giocato a favore degli animali. I cervi sono salvi, ma solo per il momento, perchè la domanda resta: cosa accadrà quando si aprirà la prossima stagione venatoria?
Difendere il modello Abruzzo
La tutela della biodiversità in Abruzzo ha radici profonde. In questa regione è nato un modello di convivenza tra uomo e natura che ha fatto scuola: quello che ha salvato il lupo, il camoscio e l’orso marsicano. Un modello fondato su scelte responsabili, partecipazione pubblica e conoscenza scientifica. La vicenda del Sirente-Velino dimostra quanto questo equilibrio sia fragile, e quanto serva difenderlo con fermezza.
Chi sceglie di visitare i parchi abruzzesi non cerca trofei di caccia, ma un incontro autentico con la natura. La presenza dei cervi non è un problema, ma una risorsa. E ogni tentativo di ridurne drasticamente il numero senza un reale supporto scientifico è una minaccia a questa visione. Vigilare, informare, intervenire: è il compito di tutti, perché la prossima volta potremmo non essere così fortunati.
Foto copertina di Rainhard Wiesinger da Pixabay
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