Gli straordinari cambiamenti climatici degli ultimi due anni, non sono la sola causa dell’attuale crisi idrica e della conseguente siccità. La carenza di risorse idriche è una condizione annunciata da tempo e che non avrebbe dovuto sorprendere impreparati istituzioni e politica.
Da tempo, infatti, il monitoraggio dei bacini idrici e dello scioglimento dei ghiacciai naturali indicava una progressiva perdita delle risorse acquifere.
Cosa è stato fatto?
Evidentemente non abbastanza.
Lo sa bene l’Uncem (Unione Nazionale delle Comunità Montane) che già vent’anni fa lavorava per pianificare invasi, piccoli e più grandi, sui territori montani. Per affrontare la crisi idrica e avere una efficace programmazione. Già vent’anni fa invitavamultiutilities a investire sulle reti acquedottistiche, per togliere di mezzo le perdite. Oggi ne parlano in tanti e i cambiamenti climatici sono seri, gravissimi, da non sottovalutare. La crisi idrica oggi in corso impone al Governo, al Parlamento, alle Regioni, alle Multiutilities di agire.
Siamo in ritardo.
Buono il piano di investimenti, ma non basta
In questo percorso occorre ridefinire il rapporto tra chi produce e stocca il bene, le aree montane, con chi lo consuma. È un fattore decisivo per le politiche sulla risorsa idrica, ancora incastrate tra cose non fatte da molte regioni in particolare al Sud, a partire dalla pianificazione, e tribunali delle acque che decidono sopra le teste anche dei sindaci. Cambiare strumentazione per lavorare meglio e proteggere il bene è necessario. Con un’azione che tocchi anche i singoli Cittadini.
“Ritengo come Uncem positivo il piano di investimenti presentato a Torino dal Ministro Pichetto con il Presidente Cirio e l’Assessore Carosso. Molti punti toccati e le proposte fatte, concrete, a fronte di stanziamenti economici, vanno nelle direzioni promosse e auspicate da Uncem, a livello nazionale e piemontese, negli ultimi mesi. È un bel segnale. Sinergie istituzionali e scientifiche preziose, da coltivare“. Lo afferma Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte.
Un concetto ribadito in occasione della Giornata della Terra.
“Investimenti sulle reti, con i gestori del Ciclo idrico ovviamente che fanno la loro parte, e su nuovi accumuli si possono unire a iniziative per migliorare gli invasi, i canali e le infrastrutture idriche nei Paesi”. Prosegue Colombero.
Le richieste dell’Uncem
“Chiediamo a Governo e Parlamento di prevedere bons e incentivi per dotare i nostri immobili, anche pubblici, di sistemi domestici di accumulo. Altri Paesi d’Europa lo hanno già fatto. Ulteriore piano sul quale concentrarsi è quello legato ai gettiti economici che potranno ottenersi in Piemonte e in altre Regioni dal rinnovo delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche, scadute o in scadenza“. Una considerazione più che giustificata che l’Uncem presenta contestualmente ad una serie di proposte per lavorare in sinergia con il Governo e le istituzioni locali.
“L’uso plurimo, idropotabile e idrolettrico in primis, dell’acqua di questi bacini è un punto fermo. Investimenti si potranno fare trasformando, con nuovi o vecchi gestori delle concessioni, le centrali in ‘pompaggi’, riutilizzando più volte la stessa acqua per produrre energia verde. Daremo il nostro supporto alla Regione anche su questo ambito, come abbiamo fatto finora. Ieri ho avuto modo di parlare di questo e di altri temi con il Sindaco e gli Amministratori di Ceresole Reale.
nello specifico, Colombaro spiega che “in tutta la Valle Orco e in tutte le Valli alpine possono convivere efficacemente usi diversi della risorsa idrica, senza conflitti e generando opportunità, anche turistiche e ambientali, per le comunità locali. Questo è un punto fermo, una valorizzazione piena dei servizi ecosistemici-ambientali che la Regione Piemonte insegna, ad esempio con il ‘Fondo Ato’, che fa scuola in Italia, consentendo tutela della risorsa idrica e impegno degli Enti montani sovracomunali per la tutela delle fonti e la difesa dei versanti. La crisi climatica impone lavoro intenso, ragionato, su basi di dati scientifiche, lontani dalle tifoserie contrapposte, nell’interesse congiunto di ambiente, ecosistemi, comunità“. Conclude Colombaro.
5 proposte per affrontare l’emergenza e il cambiamento climatico











