Eddie Murphy is back! “Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F”

La saga di “Beverly Hills Cop” ha segnato un’epoca nel cinema degli anni ’80, grazie a una combinazione vincente di azione, commedia e il carisma irresistibile di Eddie Murphy. Lanciata nel 1984, questa serie di film non solo ha consolidato l’attore newyorkese come una delle stelle più brillanti di Hollywood, ma ha anche introdotto un nuovo modo di fare cinema poliziesco, mescolando suspense e risate in un formato che ha influenzato numerose produzioni successive.

Ora, trent’anni dopo l’ultimo episodio, Eddie Murphy torna a vestire i panni di Axel Foley nel nuovissimo “Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F”, diretto da Mark Molloy, al suo debutto alla regia, trasmesso in anteprima mondiale sulla piattaforma Netflix lo scorso 3 luglio.

Si parlava di un quarto episodio, fin dalla seconda metà degli anni ’90, poi nel 2006 è stata annunciata una prima sceneggiatura, nel 2008 viene annunciato un regista, silurato subito dopo. Tra cambi di sceneggiatori e sceneggiatura si arriva al 2016, ci vogliono tre ulteriori anni per rifare tutto daccapo, poi nel 2022, dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia, il progetto è finalmente pronto per partire.

Ma prima di parlarvi del nuovo capitolo, ripercorriamo brevemente la “carriera” di Axel Foley tra Detroit e Los Angeles.

Beverly Hills Cop (1984)

Il primo film della serie, “Beverly Hills Cop“, diretto da Martin Brest, è stato un successo clamoroso sia di critica che di pubblico. Eddie Murphy interpreta Axel Foley, un irriverente poliziotto di Detroit che si ritrova a Beverly Hills per indagare sull’omicidio di un caro amico. Foley, con il suo stile sfrontato e le sue tattiche poco ortodosse, scombina l’ordine della polizia locale, portando un vento di cambiamento e un’irresistibile dose di comicità.

Il film è noto anche per la sua colonna sonora, in particolare il tema principale “Axel F” di Harold Faltermeyer, che è diventato un pezzo rappresentativo degli anni ’80.

Beverly Hills Cop” ha incassato oltre 300 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando il film più redditizio del 1984 e consacrando Eddie Murphy come una superstar.

Beverly Hills Cop II (1987)

Tre anni dopo, nel 1987, è arrivato “Beverly Hills Cop II“, diretto da Tony Scott.

Il sequel vede Axel Foley tornare a Beverly Hills per aiutare i suoi amici detective, Billy Rosewood (Judge Reinhold) e John Taggart (John Ashton), a risolvere una serie di rapine ad alto rischio. Questo film mantiene il mix di azione e commedia, ma con un tocco più oscuro e una regia visivamente più stilizzata.

Anche se non ha raggiunto gli stessi livelli di incassi del primo film, “Beverly Hills Cop II” è stato un successo significativo, confermando la popolarità della serie e di Eddie Murphy.

Beverly Hills Cop III (1994)

Il terzo capitolo, “Beverly Hills Cop III“, uscito nel 1994 e diretto da John Landis, vede Axel Foley tornare nuovamente a Beverly Hills, questa volta per indagare sull’omicidio del suo capo di Detroi, il tenente Todd.

La storia lo porta all’interno di un parco di divettimenti, offrendo nuove ambientazioni e situazioni comiche. Tuttavia, questo terzo episodio non ha avuto lo stesso impatto dei precedenti, ricevendo critiche contrastanti e incassando meno al botteghino.

Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F

C’è voluto del tempo ma ne è valsa la pena, detto subito forte e chiaro.

Il nuovo film è una summa dei precedenti episodi, costruito con grande attenzione ai particolari e ai déjà-vu.

Si parte come al solito da Detroit, dove Axel Foley continua a combinare disastri in giro per la città, per poi spostarsi a Beverly Hills. Stavolta è il vecchio amico Billy Rosewood (Judge Reinhold), ex poliziotto ora investigatore privato, ad avvertirlo che la figlia Jane (Taylour Paige) è in pericolo.

La scena si sposta al cap-90210 dove, come al solito, Axel combina un sacco di guai, viene immancabilmente arrestato, ritrova il vecchio amico John Taggart (John Ashton), ora comandante della stazione di polizia di Beverly Hills, e si incontra-scontra con due entry, il poliziotto Bobby Abbott (Joseph Gordon-Levitt), e il capitano Grant (Kevin Bacon). Azzeccatissimo il cameo di Serge (Bronson Pinchot) che sfoggia stavolta una pettinatura in stile Aldo Biscardi.

Gli ingredienti della saga ci sono tutti: azione, buone intenzioni, battute al fulmicotone, sparatorie, auto distrutte che neanche in “Fast & Furious” e quella dose di suspense che non guasta mai.

Il punto di forza di questo film, rispetto agli altri sequel di cult degli anni ’80 che ripropongono gli stessi personaggi cercando di rinnovare il genere, è che la forma è rimasta invariata, ma i personaggi sono cambiati.

Eddie Murphy

Nonostante un evidente accenno di panza e i capelli disegnati con l’hennè, si rivela in splendida forma, con quella faccia da paraculo, che solo lui possiede, che non sembra patire il trascorrere del tempo. L’immancabile il giubbotto dei Detroit Lions fa sempre bella mostra di se, accompagnato dall’altrettanto solito scarcassone, stavolta un Ford Bronco pick-up, con il quale percorre le strade del quartiere più chic di Los Angeles.

Una nota sotto, rispetto al passato, il doppiaggio, ma è un dettaglio trascurabile, affidato a Fabrizio Vidale, anziché al fido Tonino Accolla, che purtroppo ci ha lasciati nel 2013.

Gli altri attori marcano pesantemente il passare del tempo, del resto sono trascorsi trent’anni esatti, ma il fascino dei personaggi rimane immutato. Nuova linfa al progetto viene dalle new entry, il poliziotto ex elicotterista e la figlia di Axel, con la quale il protagonista ha un rapporto complesso e da ricostruire.

Il tutto con il sottofondo della ormai mitica colonna sonora, riveduta e rimodernata nei suoni, ma non nella sostanza, che durante i titoli di coda, viene proposta in versione rap. Vi dico solamente che spacca.

Senza spoilerare nulla: godetevi al massimo la scena finale. Se, come me, nel 1984 eravate poco più che ventenni, sarà un vero colpo al cuore e per qualche istante tornerete sulla poltrona del cinema di allora, magari vicino alla “lei del cuore”, nel mitico decennio. La scena, da sola, vale tutto il film.

Insomma: “The heat is on!”

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.