Ferie non godute: tutto quello che devi sapere

Non sempre la risposta è scontata. In alcuni casi è l’azienda a stabilire il calendario delle ferie, ma ci sono limiti precisi da rispettare. Vediamo insieme quando le ferie possono essere imposte, cosa succede se non vengono utilizzate e quali sono i casi in cui il lavoratore può chiedere anche un risarcimento.

Le ferie sono solo un diritto o anche un dovere?

Sono entrambe le cose. Il riposo serve al benessere fisico e mentale del lavoratore, ma non può essere posticipato a piacere. La legge stabilisce che almeno due settimane vadano utilizzate nell’anno in cui maturano, mentre le rimanenti devono essere godute entro i diciotto mesi successivi. Accumulare ferie su ferie sine die non è quindi possibile. Anzi, è responsabilità anche dell’azienda assicurarsi che i propri dipendenti ne usufruiscano in tempo utile. Non basta dire “non le ha usate, le ha perse”. Il datore deve dimostrare di aver invitato il lavoratore a prendersi quel tempo, anche formalmente. Se non lo fa, e il dipendente non riesce a fruirne, scatta il diritto a un’indennità economica: un risarcimento pari alla retribuzione lorda per ogni giorno di ferie non goduto, con tutti i relativi contributi.

Se invece il datore ha avvisato in modo formale, ha programmato il calendario e il lavoratore ha comunque evitato di prenderle, allora quei giorni possono decadere.

Entro quanto tempo devono essere usate le ferie non godute?

Le ferie vanno utilizzate e in tempi precisi. La legge italiana prevede che almeno due settimane vengano godute entro l’anno in cui maturano. I giorni che restano, devono essere utilizzati entro i 18 mesi successivi alla fine dell’anno di maturazione. In pratica, se un lavoratore ha maturato 20 giorni di ferie nel 2024, dovrà usarne almeno 10 entro il 31 dicembre 2024, mentre gli altri dovranno essere consumati entro il 30 giugno 2026.

Se questo non avviene, e se il datore di lavoro non ha fatto nulla per sollecitare il dipendente, le ferie non godute non si perdono automaticamente. Al contrario, come abbiamo detto, il lavoratore può addirittura chiedere un’indennità economica.

È legale mandare in ferie un dipendente senza preavviso?

No, nella maggior parte dei casi non lo è. Anche quando le ferie sono imposte, il datore di lavoro deve comunicarle in anticipo. Lo impone il Codice civile, che richiede una gestione pianificata e non arbitraria del tempo di riposo.

Imporre giorni di ferie da un giorno all’altro, senza preavviso, può essere considerato un abuso. Il preavviso è necessario per permettere al lavoratore di organizzarsi, sia dal punto di vista personale sia professionale. È un aspetto di correttezza nei rapporti di lavoro, ma anche una tutela riconosciuta dalla normativa. Nessuna legge consente all’azienda di gestire le ferie come un interruttore da accendere o spegnere a piacimento.

Esistono casi in cui le ferie forzate sono giustificate?

Sì, e sono piuttosto chiari. Ci sono circostanze straordinarie in cui l’azienda può legittimamente imporre periodi di ferie. Parliamo ad esempio di una chiusura temporanea per ristrutturazioni, o di uno stop imposto dalle autorità per motivi sanitari o di sicurezza. Anche le chiusure collettive in determinati periodi dell’anno, come durante le festività natalizie o i ponti, possono rientrare tra i casi ammessi, se previste dal contratto collettivo o da prassi aziendali consolidate. Un’altra ipotesi frequente riguarda i cali di lavoro: quando l’attività rallenta e non ci sono altre mansioni da assegnare, il ricorso alle ferie può servire ad evitare misure più drastiche come la cassa integrazione. In tutti questi scenari, però, è fondamentale che la scelta sia motivata da ragioni oggettive, documentabili e indipendenti dalla volontà del singolo lavoratore.

Un’azienda può imporre ferie per punire o gestire un dipendente?

No, e se lo fa viola la legge. Le ferie non possono mai essere imposte per ragioni soggettive, come la scarsa produttività, un conflitto interno o la semplice volontà del datore di “farlo stare a casa”. Questo tipo di uso strumentale delle ferie è vietato e può essere impugnato. Il riposo obbligato deve dipendere da esigenze aziendali generali, non da valutazioni individuali.

Se l’imposizione è arbitraria o punitiva, il lavoratore può contestarla e, se necessario, far valere i propri diritti nelle sedi competenti. Il messaggio è chiaro: le ferie non sono un’arma di gestione del personale, ma uno strumento di tutela che va rispettato da entrambe le parti.

E se il dipendente non prende le ferie?

Anche in questo caso, la responsabilità non ricade solo sul lavoratore. Il datore di lavoro ha il dovere di vigilare affinché le ferie vengano effettivamente godute entro i termini di legge. Non basta dire che erano a disposizione: l’azienda deve provare di aver sollecitato il lavoratore a prenderle, tramite comunicazioni ufficiali.

Se questo non avviene, e le ferie non vengono utilizzate, il dipendente ha diritto a richiedere un’indennità sostitutiva, spesso molto più onerosa per l’azienda di quanto non sarebbe stato concedere il riposo nei tempi previsti. È una questione che tocca sia l’organizzazione interna sia i costi, e che va quindi gestita con attenzione da entrambi.

Immagine di copertina generata con IA Bing

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”
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