Dopo anni di battaglie, l’autotune ce l’ha fatta: è entrato ufficialmente a Sanremo ed ora tutta l’Italia canta a Sanremo. Non avete letto male e non ho sbagliato io a scrivere: la “a” è voluta e sentita.
Sdoganato, penso, per sfinimento, l’autotune è passato ufficialmente da software modificatore della voce, o meglio, intonatore della voce, a “filtro” occasionale ammesso alla gara canora.
Così, quest’anno, a parte quei pochi dei dell’olimpo musicale che, malgrado appartengano all’anagrafe della prima metà del secolo scorso, gli artisti in gara si dividono in due categorie: quelli che cantano con il “filtro” e quelli che cantano in corsivo.
Il risultato è un festival da ascoltare con il libretto in mano come all’opera, libretto che, per l’occasione, si trova nell’edizione settimanale di TV Sorrisi e Canzoni. E ben venga perchè tra un corsivo e un autotune si capiscono tre parole ogni due versi. Vien da ridere se si pensa alle polemiche dell’anno scorso insorte verso il povero Geolier, colpevole d’aver inserito un paio di innesti napoletani in un testo bellissimo e comprensibilissimo.
L’incomprensibilità delle frasi è tale da far rimpiangere l’edizione del 2011 quando Van De Sfroos canto tutto il brano in “Dialet laghee”. E ho detto tutto.
La motivazione ufficiale è che vietare l’autotune sarebbe andare contro la logica della discografia di oggi, di certe sonorità, di certi modi di cantare. Cantare, appunto, che nell’accezione dei termine prevede “modulare la voce in una sequenza di suoni, secondo un ritmo e una melodia determinati”.
E allora la domanda sorge spontanea: ma se “cantare” significa “modulare la voce” e “in una sequenza di suoni”, chi non sa modulare la voce in una sequenza di suoni, a Sanremo, che ci va a fare?
E così, i maschietti di trapprovenienza usano l’autotune, le femminucce continuano a luccicare cantando in corsivo. Gattine miagolanti con la voce nasale, falsetti improponibili, “esse” sibilline in stile “SisSsire” (ricordate SirBiss, il serpente del principe Giovanni in Robin Hood?) e broom broom broom, tu tu tu e compagnia bella.
Sinceramente, c’è di meglio a The Voice Kids.
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