Side A – Storie a 45 giri: “No One Is to Blame” di Howard Jones: da brano sottovalutato a Hit mondiale (con il contributo di Phil Collins)
Howard Jones è una delle figure più iconiche della musica synth pop degli anni ’80. Nato nel 1955 in Inghilterra, emerge sulla scena musicale nel 1983 con brani che mescolano melodie accattivanti e testi profondi. Il suo stile è caratterizzato da un uso intenso di sintetizzatori e da una voce calda e riflessiva. Nel 1986, l’artista pubblica “No One Is to Blame“, una canzone che diventa una delle sue più celebri.
A livello storico, il 1986 è l’anno del disastro di Chernobyl, che sconvolge il mondo e pone nuove domande sul nucleare. Nel frattempo, la tecnologia continua a progredire, con il lancio dei primi personal computer accessibili al grande pubblico.
Ma per la musica, il 1986 è un anno di grandi cambiamenti e successi. Nel panorama internazionale, artisti come Madonna, Prince e Whitney Houston dominano le classifiche, mentre il rock vive una nuova era con band come Bon Jovi e Europe. In Italia, la scena musicale è segnata dal Festival di Sanremo, dove Eros Ramazzotti e Zucchero (ancora Fornaciari), iniziano ad affermarsi.
La “British Invasion” vive il momento di massimo splendore, tra new-wave, synth-pop, e new romantic: Howard Jones, Eurythmics, Pet Shop Boys, Level 42, Duran Duran e Spandau Ballet dominano le classifiche di tutto il mondo, portando nelle radio e su MTV (anche il videoclip diventa fondamentale per la diffusione della musica) quel sound sofisticato, fatto di sintetizzatori e drum-machine, diventao il simbolo della cultura pop degli anni ‘80.
La Prima Versione: Un’Elegante Ballata Synth Pop
La prima versione di “No One Is to Blame” appare nel 1985 nell’album “Dream Into Action”. Il brano, prodotto dallo stesso Jones, mantiene un sound synth pop minimalista, con un arrangiamento che mette in risalto le tastiere e la sua voce malinconica. Un brano che affronta il tema della frustrazione romantica e dell’impossibilità di ottenere ciò che si desidera, con una poetica delicata e universale, ma di questo ne parleremo tra poco. Sebbene questa versione riceva un discreto apprezzamento, non riesce a raggiungere il successo sperato nelle classifiche internazionali.
La Versione del 1986: Il Tocco di Phil Collins
Nel 1986, Howard Jones decide di rielaborare “No One Is to Blame” con l’aiuto di Phil Collins, all’epoca al culmine della sua carriera. Collins produce la nuova versione e vi suona la batteria, conferendo alla canzone un sound più ricco e orchestrale.
Un Phil Collins in splendida forma, che per l’occasione si ricorda di essere un grande batterista, uno dei più grandi in assoluto, a mio modesto parere. Insieme a un “parterre de rois”, che comprende, Phil Palmer alla chitarra, Mo Foster al basso e lo stesso HJ alle tastiere, regala un compendio di come si debba suonare la batteria.
Hugh Padgham, pluripremiato producer e sound-engineer, artefice del successo dello stesso PC e dei Genesis dagli anni ’80 in poi, ci mette del suo, rendendo la nuova versione un vero “masterpiece”.
Questa reinterpretazione, inclusa nell’EP “Action Replay”, diventa un successo immediato, raggiungendo la quarta posizione nella Billboard Hot 100 negli Stati Uniti. La voce di Jones, accompagnata da una strumentazione più calda e avvolgente, rende il brano ancora più emozionante e accessibile a un pubblico più ampio.
La canzone viene anche riproposta nell’album “One to one” del 1986.
Il Significato del Testo
“No one si to blame” è quello che in italiano riassumeremmo con “vorrei ma non posso“. Quando vivi qualcosa che ti piace, ma non puoi averlo, quando meriti qualcosa ma non ti arriva. Parla di attrazione, quella che senti quando c’è qualcosa tra due persone, ma per qualche motivo non può diventare una vera storia. Geniali metafore per descrivere quella sensazione frustrante di desiderare qualcosa che sai di non poter avere.
Ma da dove nasce questa perla musicale e di saggezza?
Tutto nasce da una battuta sentita durante un tour a San Francisco. Un collaboratore chiese a Howard se gli piacevano le ragazze del posto. Dopo la sua risposta, l’altro se ne uscì con: “Puoi leggere il menu, ma non puoi pranzare!“. Boom. Ecco il cuore della canzone. Ma il bello è che va oltre: parla di tutte quelle volte in cui sei al top, ma il premio lo prende qualcun altro. O quando ti senti in colpa per cose che forse nemmeno hai fatto. L’insicurezza, le ambizioni che si scontrano con la realtà… tutto questo è dentro il pezzo.
Ma alla fine, “No One Is to Blame” è più di una canzone. Per chi ha vissuto gli anni ‘80, è un tuffo nei ricordi, nelle emozioni mai dimenticate. Per me è la colonna sonora di una storia che poteva essere speciale, ma che, proprio come dice la canzone, semplicemente non era destino. E non è colpa di nessuno.
Oggi, “No One Is to Blame” rimane un brano amato e spesso trasmesso nelle radio dedicate agli anni ’80. La sua combinazione di melodia dolce e testo toccante lo rende un classico senza tempo. Howard Jones continua a esibirsi e a mantenere vivo il suo repertorio, dimostrando come la sua musica abbia lasciato un segno indelebile nella storia del pop.
Howard Jones oggi
Dopo sei lunghi anni di assenza dalle scene Howard Jones, all’alba dei suoi settant’anni, torna alle sue radici di pianista di formazione classica con l’imminente uscita di “Piano Composed” (Cherry Red Records), in uscita il 23 maggio.
“Il pianoforte è il primo strumento che ho iniziato a suonare quando avevo sette anni ed è come se avessi trascorso tutta la mia vita suonando il pianoforte”, dichiara HJ sul suo official site.
La nuova release comprende dieci nuovissime composizioni per pianoforte e sarà disponibile in due formati, ognuno con diverse ispirazioni/storie di origine.
Piano Composed
“Durante il Covid ho pensato che fosse giunto il momento di realizzare un album di brani per pianoforte, ma questa volta volevo che le composizioni fossero più ponderate piuttosto che puramente improvvisate, come avevo fatto in precedenza. Ho iniziato a comporre con il mio software per pianoforte Ivory e sono stato in grado di apportare molte modifiche ai brani e sperimentare con gli arrangiamenti. Ero soddisfatto e ho fatto masterizzare il lavoro e ho stampato un po’ di vinile e ho pensato che sarebbe stato tutto. Poi alla Steinway’s di Londra mi hanno gentilmente lasciato trascorrere una giornata con un pianoforte Spirio nel loro showroom. Ho portato il mio laptop e ho eseguito le composizioni IVORY sul pianoforte e sono rimasto sbalordito dalle possibilità di questo moderno pianoforte meccanico”.
Il risultato è un doppio regalo per i suoi fans. La versione in vinile (180 grammi in edizione limitata), “Piano Composed Ivory“, include anche un libretto illustrato di 36 pagine contenente le trascrizioni musicali di cinque dei dieci pezzi, nonché una custodia interna illustrata con note dello stesso Jones., e la versione CD standard, “Piano Composed Spirio“, presenta le 10 tracce rivisitate in chiave elettronica.
“Spero che ti piacciano questi pezzi. Ho pensato che questo progetto unisse due passioni… suonare il pianoforte e la composizione elettronica“.
Non vedo l’ora di sentirle entrambi. Stay always tuned.
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