Il castagno, albero del pane, e le altre piante di novembre, nell’ almanacco medioevale.

Il castagno, il corbezzolo, il cotogno, l’olivo, la quercia e l’erica, per ricreare le atmosfere di novembre.

Il castagno esordiva subito, a novembre, in epoca medioevale, per accompagnare con i suoi frutti la festa di Tutti i Santi. Ma l’almanacco del mese contemplava diversi altri alberi interessanti, come il corbezzolo, il cotogno e l’olivo, di cui tratteremo nelle prossime settimane.

Ramo di castagno con cielo azzurro e ricci verdi

Della quercia vi abbiamo già parlato, a proposito del calendario arboreo celtico.

La quercia, porta tra due mondi e mese di Dair nel calendario arboreo irlandese

Aggiungiamo tuttavia che era considerata il simbolo di re Luigi IX, futuro san Luigi dei Francesi (1214-1270). Ciò accadde per un motivo specifico. Luigi IX era solito rendere giustizia ai propri sudditi, ascoltando le loro lamentele sotto una quercia secolare che si trovava presso il castello di Vincennes.

Le ghiande erano cibo comunemente dato ai maiali ma erano anche nutrimento per le persone più povere. Trasformate in farina, diventavano il pane quotidiano di chi non si poteva permettere il frumento. Anche dell’erica, ultimo fiore a cavallo tra autunno e inverno, troverete l’articolo tra quelli già pubblicati da ZetaTiElle Magazine.

L’erica e la sfida del solstizio d’estate nel calendario arboreo irlandese

ricci aperti su ubn albero in cui si intravedono le castagne

Rosario e castagne, per la Solennità medioevale di Tutti i Santi

Nei primi secoli del Medioevo, esisteva già una festa in cui si veneravano tutti i Santi, compresi quelli rimasti oscuri e senza un nome citato nel calendario. Ma era associata o alla Pasqua o a Pentecoste. A legarla alla data del 1° novembre fu papa Gregorio IV, intorno al terzo decennio del IX secolo.

Il primo ad adottarla come celebrazione solenne fu Luigi I il Pio (778-840), prima re dei Franchi e poi imperatore del Sacro Romano Impero. La concomitanza di questa ricorrenza con la raccolta delle castagne ne fece l’alimento privilegiato per festeggiarla in famiglia. Le castagne si mangiavano bollite o cotte nel vino. Ma nel giorno di Ognissanti si mangiavano arrostite e, mentre genitori e figli le sbucciavano tutti insieme, seduti intorno alla tavola, si recitava il rosario.

alberi di castagno lungo una strada sterrata

Il castagno era all’epoca conosciuto come “albero del pane” e la farina dei suoi frutti era l’ingrediente di molte ricette. Pare che mangiar castagne prevenisse la caduta dei capelli. Assai rinomato era il cosiddetto brodo d’Inghilterra. Per prepararlo, le castagne intere erano cotte nel brodo di pollo, insieme con i relativi fegatini, e spezie quali zafferano e zenzero. Una versione successiva del brodo d’Inghilterra, riportata nel Ménager de Paris (XIV secolo), abbina le castagne al fegato di maiale e al rosso d’uovo. I falegnami usavano già il legno di castagno per le loro opere, perché non teme l’umidità e non marcisce.

gruppo di castagne mature

L’antica origine del castagno

Il castagno è una pianta autoctona del bacino Mediterraneo, poi introdotta anche nell’Europa settentrionale, specie in Francia, in Danimarca e nelle Isole Britanniche. La sua presenza in Francia risale al Miocene superiore e si situa nella zona delle Ardeche, ancora oggi territorio rinomato per le sue castagne.

I ritrovamenti archeologici di grani di polline smentiscono la tesi del Fournier sulla provenienza di quest’albero dall’Asia Minore, nel V secolo a.C. Del resto fu una tesi assai in voga nel mondo antico: persino Plinio riteneva che il castagno fosse originario della città di Kastanis, nel Ponto.

Oggi è diffuso in Europa, dal Mar Caspio al Portogallo, e nell’Africa settentrionale. Italia, Francia e Spagna sono i tre principali Paesi europei nella produzione di castagne.

castagneto

Tra Inghilterra e Irlanda

C’è un gioco inglese, la cui invenzione si perde nella notte dei tempi, che si chiama game of conkers e che è una sorta di battaglia con le castagne. I bambini le forano e vi fanno passare attraverso uno spago e poi le fanno sbattere le une contro le altre, come se fossero munizioni. Il vincitore sarà colui che riuscirà a mantenere intatti sino alla fine e spago e castagna.

A dire il vero, però, con l’introduzione in Inghilterra nel 1629 dell’ippocastano, sono stati i frutti di quest’ultima specie a essere preferiti per giocare, perché più grandi.

In Irlanda, al contrario, il castagno è un albero magico, simbolo di purezza. Ha il nome gaelico di crann castán (letteralmente; albero delle castagne) e il suo legno un tempo veniva usato per costruire barche e secchi per il latte. Pare, infatti, che secchi in castagno adoperati per la mungitura persuadessero le mucche a produrre più latte… E quando si facevano arrostire le castagne, ogni ragazza irlandese le lanciava nel fuoco chiamandole con il nome dei ragazzi del villaggio. Quella che fosse scoppiata per prima avrebbe costretto il ragazzo a lei abbinata a innamorarsi perdutamente dell’autrice del lancio fortunato.

caldarroste

Un ritratto sommario del castagno

Si tratta di un albero assai longevo, capace di vivere anche per secoli e, in casi eccezionali, per migliaia di anni. Ci sono castagni giganteschi in Sicilia, nella zona dell’Etna, ma anche in Inghilterra. Nella contea di Gloucester, il castagno di Tortworth, già soprannominato nel 1135 The great chestnut, nel 1830 aveva un tronco di 16 metri di diametro.

foglie di castagno su fondo azzurro cielo

Come specie, appartiene alla famiglia delle Fagacee è Castanea sativa Miller è il suo nome latino. Ha tronco diritto, chioma larga e molti rami snelli. Raggiunge facilmente l’altezza di 30 metri. Le foglie sono grandi, alterne, oblungo-lanceolate, a margine dentato e nervature parallele. I fiori sbocciano a giugno e si dividono in maschili e femminili. I primi sono gialli, riuniti in lunghi amenti esili ed eretti, disposti a ciuffi; quelli femminili, verdi, sono posti da 1 a 3 alla base dell’infiorescenza stessa. Hanno in comune la cupola papillosa che, a maturazione, diviene fittamente spinosa, costituendo il riccio che contiene da 1 a 3 frutti.

castagno amenti

La castagna è un grosso achenio dalla buccia bruna, con 2 cotiledoni interni bianchi, che il riccio libera tra ottobre e novembre.

L’infuso delle foglie

La droga medicinale è costituita dalle foglie, che contengono flavonoidi, pectine, zuccheri, resine e tannino. L’infuso, che è una bevanda alimentare esattamente come il tè, giova come espettorante in caso di tosse e bronchite. Si prepara ponendo due cucchiai rasi di droga essiccata in mezzo litro di acqua. Si porta a bollore, si spegne e si lascia riposare sotto coperchio per un quarto d’ora. Si filtra, si dolcifica e si beve lungo la giornata.

castagno

I meravigliosi frutti

Ma la vera ricchezza che ci offre quest’albero sono i suoi frutti, davvero salutari. Essi hanno un potere nutritivo pari quasi a quello del frumento. Contengono glucidi (sostanze amilacee), protidi (materie azotate) e lipidi. Ci sono inoltre vitamine del gruppo B e soprattutto vitamina C, che eguaglia come quantità quella del limone. Se non si toglie la buccia, queste vitamine resistono alla cottura. Troviamo infine diversi minerali, quali ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio, rame, sodio e zolfo. Tali preziosi costituenti rendono le castagne un cibo assai energetico e remineralizzante, antisettico (per la vitamina C), antianemico e tonico generale.

Sono consigliate a chi soffre di stanchezza fisica o mentale, di vene varicose o emorroidi e negli stati influenzali. Sono un alimento ricostituente per i bambini, gli anziani, i convalescenti, gli inappetenti e gli sportivi. Ma non sono, purtroppo, proprio per tutti: sono decisamente controindicate per i diabetici.

ricci e foglie
Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.