Torino, misteri e ipocrisie: la storia immortale de “La donna della domenica” dal cinema alla TV
La donna della domenica, diretto da Luigi Comencini nel 1975, è uno dei capolavori del cinema giallo italiano, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Fruttero e Franco Lucentini del 1972. Ambientato nella Torino della metà degli anni ’70, il film mescola con maestria il genere poliziesco, la commedia di costume e una pungente critica sociale.
La donna della domenica (1975)
La vicenda si apre con l’omicidio dell’architetto Garrone, un uomo di umili origini che si muove in ambienti altolocati, ma è malvisto da tutti per il suo carattere sgradevole e le sue ossessioni. Viene trovato morto in modo grottesco, ucciso con un fallo in pietra.
Al commissario Santamaria, un poliziotto di origini siciliane (trasformato in romano per esigenze cinematografiche), viene affidato il caso. Le sue indagini lo portano a esplorare i salotti borghesi di Torino, dove incontra personaggi enigmatici e pieni di segreti, tra cui Anna Carla Dosio, una donna dell’alta società, e Massimo Campi, un intellettuale tormentato.
Il film combina il mistero dell’omicidio con una riflessione ironica sulla società torinese dell’epoca, dominata da ipocrisie e divisioni di classe.
I personaggi
Commissario Santamaria (Marcello Mastroianni)
Il commissario Santamaria è un uomo pragmatico, intelligente e di origini siciliane, che si muove con abilità tra le insidie della borghesia torinese. Il suo approccio è pratico e diretto, ma non privo di una certa sensibilità verso la solitudine e la complessità dei personaggi che incontra. Conia, con una certa arguzia, la frase “l’intelligenza usata solo per ammazzare il tempo è…stronzismo”.
La sua figura è al centro anche del sequel televisivo A che punto è la notte, diretto da Nanni Loy nel 1994, in cui Santamaria torna per risolvere un nuovo caso, questa volta legato a intrighi religiosi e politici.
Anna Carla Dosio (Jacqueline Bisset)
Anna Carla è il ritratto della donna borghese elegante e distante. Bella, ricca e un po’ annoiata, si muove con grazia nei circoli dell’alta società torinese. Dietro la sua apparenza perfetta, tuttavia, si nasconde un senso di vuoto e disillusione. Il rapporto tra Anna Carla e Santamaria è ambiguo e affascinante, un mix di attrazione e sfida intellettuale.
Massimo Campi (Jean-Louis Trintignant)
Massimo è un intellettuale tormentato, con una personalità complessa e un senso di colpa che lo rende sospettoso. La sua relazione omosessuale con Lello Riviera è un tema centrale della sua caratterizzazione, riflettendo le difficoltà di vivere apertamente in una società ancora chiusa e ipocrita.
Signora Tabusso (Lina Volonghi)
La signora Ines Tabusso è un personaggio secondario ma significativo, interpretato magistralmente da Lina Volonghi. Fa parte della borghesia torinese, ed è una donna astuta e dal carattere deciso, capace di influenzare il corso delle indagini con la sua presenza incisiva. La sua figura aggiunge un ulteriore strato di complessità al mondo di relazioni e ipocrisie che circonda l’omicidio.
Leggenda vuole che durante le riprese, le battute riguardanti “la puttaneria di Torino Sud” e i “battaglioni di troie e di magnaccia”, abbiano provocato talmente tante risate da parte di attori, tecnici e regista, da dover interrompere la lavorazione.
Architetto Garrone (Claudio Gora)
La vittima dell’omicidio, Lamberto Garrone, è un uomo ambiguo e sgradevole, ossessionato dal sesso e disposto a tutto pur di migliorare il proprio status sociale. La sua morte assume un significato simbolico, rappresentando l’inadeguatezza di chi tenta di inserirsi in un mondo che non gli appartiene.
Mitica la battuta: “mi metto in orbita alla ricerca di un drinkino” diventata linguaggio comune.
Torino negli anni ’70
La Torino di La donna della domenica è più di uno sfondo: è un personaggio vero e proprio. La città, industriale e divisa tra le sue anime operaia e borghese, tra piemontesi “doc” e “terroni”, rappresenta il contesto perfetto per un giallo che esplora le tensioni sociali. La FIAT domina la scena economica, attirando migliaia di immigrati dal Sud Italia, creando un contrasto evidente con la borghesia ricca e spesso ipocrita.
Luoghi iconici come Piazza Vittorio Veneto, Via Po, Piazza Palazzo di città (sede del Comune) e le colline torinesi contribuiscono a creare un’atmosfera di eleganza e mistero, riflettendo la doppia anima della città: raffinata e austera, ma anche enigmatica e inquietante.
La fiction (2011)
Nel 2011, Giulio Base dirige una fiction televisiva tratta dallo stesso romanzo, con protagonisti Andrea Osvárt (Anna Carla Dosio), Giampaolo Morelli (Santamaria) e Roberto Zibetti (Massimo Campi). Sebbene condivida la trama con il film del 1975, la fiction presenta alcune differenze significative.
Approccio: Il film di Comencini è più elegante e ironico, mentre la fiction adotta un tono più moderno e accessibile al pubblico contemporaneo.
Estetica: La fotografia della fiction è luminosa, ma meno evocativa rispetto all’atmosfera raffinata e cupa del film.
Interpretazioni: Sebbene i protagonisti della fiction offrano una lettura interessante dei personaggi, non raggiungono il carisma di Mastroianni, Bisset e Trintignant.
Contestualizzazione: La fiction del 2011 sfrutta una narrazione più dinamica, adattando alcuni dettagli della trama ai gusti di un pubblico moderno, ma rischia di perdere parte della profondità sociale e culturale che caratterizzava l’opera originale. Alcuni personaggi appaiono meno complessi, con una maggiore semplificazione delle loro motivazioni e relazioni.
Nonostante queste differenze, la fiction riesce comunque a catturare l’essenza del giallo, mantenendo viva l’atmosfera enigmatica della storia originale.
A che punto è la notte (1994)
Il commissario Santamaria torna nella miniserie televisiva A che punto è la notte, sempre ambientata a Torino e tratta dal romanzo omonimo di Fruttero e Lucentini. Questa volta, Santamaria indaga sull’omicidio di un prete, don Pezza, scoprendo una rete di intrighi che coinvolge il Vaticano, la politica e il mondo economico.
In questa storia, il commissario appare più maturo e disilluso, segnato dalle complessità del suo lavoro e dalla consapevolezza della corruzione che pervade la società. La miniserie si distingue per il tono più cupo rispetto a La donna della domenica, pur mantenendo un forte realismo sociale.
Atmosfera: L’ambientazione è più oscura e drammatica, con una rappresentazione ancora più approfondita delle tensioni sociali e politiche che caratterizzano Torino.
Tematiche: La storia affronta argomenti più complessi, come i giochi di potere all’interno della Chiesa e i legami tra religione e corruzione politica, offrendo una riflessione più ampia sul ruolo delle istituzioni nella società.
Evoluzione del personaggio: Santamaria si presenta con un carattere più segnato dall’esperienza e da una certa amarezza, che lo rende ancora più umano e vicino al pubblico.
La miniserie si distingue non solo come un giallo avvincente, ma anche come un ritratto lucido e disilluso di una società complessa e piena di contraddizioni.
Carlo Fruttero
La donna della domenica rimane un pilastro del cinema italiano, capace di coniugare il mistero del giallo con un’analisi profonda della società borghese degli anni ’70. Grazie alla regia di Comencini, alle interpretazioni indimenticabili di Mastroianni, Bisset e Trintignant, e alla rappresentazione unica di Torino, il film continua a essere un punto di riferimento per il genere. Le successive trasposizioni televisive del 2011 e del 1994 dimostrano l’attualità e la versatilità di questa storia, che ancora oggi affascina il pubblico con il suo mix di intrighi e critica sociale.
Un dettaglio poco noto riguarda Carlo Fruttero, uno dei due autori del romanzo originale, da parte di chi lo ha conosciuto personalmente, come nel caso di un suo ammiratore che lo incontrava spesso dal tabaccaio di via Fidia a Torino, e lo chiamava ossequiosamente “professore”.
Durante una di queste conversazioni, Carlo Fruttero mi rivelò che lui e Franco Lucentini avevano in mente di scrivere un terzo capitolo con protagonista il commissario Santamaria, magari diventato nel frattempo vicequestore. Purtroppo, il progetto non ha mai visto la luce a causa del suicidio di Lucentini nel 2002, lasciando incompiuta quella che avrebbe potuto essere una nuova avventura di uno dei personaggi più iconici del giallo italiano.
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