Riflessioni e commenti al discorso di Papa Francesco al G7:”Intelligenza Artificiale, serve una sana politica” – Editoriale di Tina Rossi
L’intervento al G7 di Papa Francesco sulla questione dell’intelligenza artificiale, ha sollevato non poche rimostranze nel mondo della politica. Il Pontefice ha invitato i Governi Mondiali a riflettere sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità, con parole che, per molti, sono state interpretate più come un monito che come stimolo. Un invito ad una lunga riflessione sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità.
Papa Francesco ha elogiato i punti forti dell’IA, considerandone i vantaggi, ma puntando fortemente il dito sui rischi. In sintesi, ha affermato che l’intelligenza artificiale rappresenta uno strumento di straordinaria potenza, applicato in numerosi ambiti dell’attività umana: dalla medicina all’occupazione, dalla cultura alla comunicazione, dall’istruzione alla politica. È ragionevole pensare che il suo utilizzo influenzerà sempre di più il nostro stile di vita, le interazioni sociali e, in futuro, perfino la nostra percezione dell’identità umana.
Allo stesso tempo, però, suscita sentimenti contrastanti. Da una parte entusiasma per le possibilità che promette, dall’altra incute timore per le potenziali conseguenze negative. E di fronte a questo scenario, siamo tutti, in misura variabile, pervasi da due emozioni principali: l’entusiasmo per i progressi che l’intelligenza artificiale può portare e la paura per i rischi associati al suo utilizzo.
Un potere donato da Dio
«La Sacra Scrittura attesta che Dio ha donato agli uomini il suo Spirito affinché abbiano “saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro” (Es 35,31). La scienza e la tecnologia sono dunque prodotti straordinari del potenziale creativo di noi esseri umani. Ebbene, è proprio dall’utilizzo di questo potenziale creativo che Dio ci ha donato che viene alla luce l’intelligenza artificiale».
Dal discorso di Papa Francesco al G7
Non passa settimana, se non addirittura giorno, in cui un nuovo prodotto non vanti l’applicazione dell’intelligenza artificiale. Chi, come me, interagisce quotidianamente con la tecnologia, e quindi con i software di dispositivi, sa bene che gli aggiornamenti e le funzioni di qualsiasi app o programma sono all’ordine del… minuto! Da chat GPT ai programmi di grafica, è straordinario quello che non si riesce, ormai, a fare con l’IA.
E quello che arriva a noi è paragonabile a quando fu commercializzato il primo personal computer. Siamo nel 1977 ma, in America, già nel 1946 la società ENIAC aveva inventato il primo calcolatore e nel 1967, l’italiana Olivetti riceveva da Hewlett Packard una sorta di risarcimento per il “furto” del brevetto del Programma 101, nato cinque anni prima negli stabilimenti eporediesi.
Il senso è che la tecnologia IA, che oggi è alla portata di tutti, è già obsoleta per i grandi meccanismi tecnologici mondiali e che quindi può essere distribuita a noi poveri comuni mortali. La Big Industry dispone di una tecnologia IA che ha un grado di progresso di gran lunga superiore a quello disponibile attualmente sul mercato e le capacità dell’IA conosciute e già applicate sfiorano davvero il potere di Dio. I sistemi attuali possono già superare l’esame di barre, scrivere codice, piegare le proteine e persino spiegare l’umorismo (fonte Center for AI Safety).
Un semplice esempio: l’IA ha superato la capacità dell’essere umano di generare strutture proteiche e di sintetizzare proteine. E che dire del dispositivo Neuralink di Elon Musk , un microchip nel cervello per comunicazioni telepatiche?
La domanda sorge spontanea: stiamo giocando a fare Dio?
Impossibile non riflettere sulle parole di Papa Francesco, perchè rappresentano un pensiero comune a molti.
La Sfida dell’Identità Umana
La simbiosi tra l’uomo e la macchina solleva interrogativi filosofici fondamentali. L’essere umano, nel perseguire l’ibridazione con la tecnologia, rischia di perdere la sua identità radicata nel regno animale? Il destino dell’umanità è davvero quello di diventare un ibrido senza emozioni, o c’è il rischio di perdere aspetti essenziali della nostra umanità?
Il concetto di simbiosi uomo-macchina solleva una domanda cruciale: in che modo questa fusione influenzerà l’identità umana?
L’ibridazione tra corpo umano e microchip potrebbe rappresentare una metamorfosi profonda o, al contrario, portare a una perdita di connessione con la nostra essenza umana? Questo processo di evoluzione sfida la nostra comprensione stessa dell’umanità che naturalmente viene da un’esasperazione dell’uso della tecnologia, malgrado possa aiutare persone ammalate.
E saremo in grado di non oltrepassare il confine tra scienza e delirio di potere?
Il paradigma tecnocratico
Un altro passo importante del discorso di Papa Francesco è quello riguardante il paradigma tecnocratico.
“Non possiamo, quindi, nascondere il rischio concreto, poiché insito nel suo meccanismo fondamentale, che l’intelligenza artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi.
Il paradigma tecnologico incarnato dall’intelligenza artificiale rischia allora di fare spazio a un paradigma ben più pericoloso, che ho già identificato con il nome di “paradigma tecnocratico”. Non possiamo permettere a uno strumento così potente e così indispensabile come l’intelligenza artificiale di rinforzare un tale paradigma, ma anzi, dobbiamo fare dell’intelligenza artificiale un baluardo proprio contro la sua espansione“.
La preoccupazione che l’IA possa diventare un pericolo per la specie umana non è un’utopia. La storia insegna come l’essere umano sia debole di fronte al potere, soprattutto quando è nelle mani di pochi o, addirittura, di uno solo, perchè l’essere umano cede alla debolezza della cupidigia e dell’avidità. Un oggetto infinitamente disponibile alla manipolazione da parte dell’essere umano, come può essere, (anzi, è), l’intelligenza artificiale è già da tempo oggetto di studi e di trattati da parte di organismi e organizzazioni. Malgrado le nuove norme (l’Italia è stato il primo Paese europeo) per regolamentare i confini dell’uso dell’IA, ancora siamo lontani da avere una legge che ci garantisce tutela e sicurezza.
Un (in)consapevole meccanismo di autodistruzione
L’intelligenza artificiale (IA) possiede il potenziale per beneficiare e far progredire la società. Come qualsiasi altra tecnologia potente, l’intelligenza artificiale comporta anche rischi intrinseci, compresi alcuni che sono potenzialmente catastrofici”. La dichiarazione proviene dal Center for AI Safety, il centro per la sicurezza IA, con sede a San Francisco (USA). L’intelligenza artificiale potrebbe essere utilizzata per progettare nuove pandemie o per propaganda, censura e sorveglianza, o rilasciato per perseguire autonomamente obiettivi dannosi.
Esiste il rischio che le organizzazioni che sviluppano un’IA avanzata causino incidenti catastrofici, in particolare se danno priorità ai profitti rispetto alla sicurezza. Le IA potrebbero, accidentalmente o volutamente, arrivare al pubblico o rubate da malintenzionati e le organizzazioni potrebbero non riuscire a investire correttamente nella ricerca sulla sicurezza. La visione più apocalittica, ma non impossibile, è che rischiamo di perdere il controllo sulle IA man mano che diventano più capaci. Le IA potrebbero ottimizzare gli obiettivi imperfetti, allontanarsi dai loro obiettivi originali, diventare in cerca di energia, resistere allo spegnimento e impegnarsi nell’inganno.
Il paradigma tecnocratico.
La politica e le sue accezioni
Chissà se i greci antichi condividerebbero il significato che oggi diamo alla parola politica. Ufficialmente l’amministrazione dello Stato definita da Aristotele regge ancora, ma su quali pilastri? L’etica e la politica non sempre sono un binomio che ben si combina. E ci va giù pesante Papa Bergoglio, senza troppi giri di parole, ricordando l’Enciclica Fratelli tutti: «per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l’inefficienza di alcuni politici. A ciò si aggiungono le strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l’economia o a dominarla con qualche ideologia. E tuttavia, può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica?»
La politica è vista come uno strumento essenziale per garantire che l’IA sia utilizzata in modo etico e benefico. Citando l’Enciclica, il Papa sottolinea che, nonostante la politica sia spesso criticata per corruzione e inefficienza, essa rimane indispensabile per il benessere collettivo e la pace sociale. Questo suggerisce che una buona politica, basata su principi elevati e sul bene comune a lungo termine, è fondamentale per gestire le sfide poste dall’IA.
Solo una sana e consapevole politica salva il giovane….
Per chi ha colto la citazione del titolo del paragrafo, mi scuso, ma non ho saputo resitere. Perchè tale è il senso che personalmente ho colto nelle parole del Pontefice
Una “sana (e consapevole) politica” è , dunque, necessaria per affrontare le carenze strutturali della società e guidare le trasformazioni necessarie. Una politica che dovrebbe coinvolgere vari settori e saperi, integrando l’economia in un progetto politico, sociale e culturale orientato al bene comune. Solo attraverso una tale visione integrata è possibile canalizzare le potenzialità dell’IA in modo positivo, evitando i rischi di un paradigma tecnocratico.
«La società mondiale ha gravi carenze strutturali che non si risolvono con rattoppi o soluzioni veloci meramente occasionali. Ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti. Solo una sana politica potrebbe averne la guida, coinvolgendo i più diversi settori e i più vari saperi. In tal modo, un’economia integrata in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune può “aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo”.
E’ ben chiara la linea di pensiero che arriva, dunque dal Sommo Rappresentante della Chiesa: l’intelligenza artificiale è vista come un utile strumento del progresso, ma che rischia di intaccare l’etica e i valori umani, se la politica non interviene con misure adeguate per preservarli.
E chi è senza peccato, scagli la prima pietra.
Potete leggere il discorso integrale di Papa Francesco cliccando qui.
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