La pasta italiana sotto attacco USA: un affare europeo

Il Made in Italy si trova ad affrontare una nuova prova: l’ipotesi di dazi americani fino al 107% sulla pasta italiana è un attacco a uno dei simboli più riconoscibili del nostro Paese, un prodotto che da secoli racconta tradizione, territorio e cultura culinaria e che tutto il mondo ci imita.

Il settore della pasta è infatti tra i pilastri dell’economia agroalimentare nazionale, che rappresenta economia, occupazione e identità, con un giro d’affari che supera i 700 milioni di euro solo per l’export verso gli Stati Uniti, e coinvolge migliaia di imprese e lavoratori. La minaccia dei dazi, dunque, non è una questione marginale: mette in discussione la competitività del sistema produttivo italiano, le catene di approvvigionamento e la stabilità occupazionale di un intero comparto.

Se i dazi venissero confermati, sarebbe un attacco simbolico a uno dei prodotti più identitari del Made in Italy, riducendo la percezione del valore della pasta italiana come eccellenza globale.

Per consumatori e produttori, la posta in gioco è doppia: da un lato l’impatto economico immediato, dall’altro il rischio di perdere terreno sul mercato globale e di vedere minata la reputazione costruita negli anni con qualità, trasparenza e attenzione al dettaglio.

La pasta italiana: una sfida europea

In questo contesto, le istituzioni italiane si muovono con determinazione. «L’aumento dei dazi americani sulla pasta italiana fino al 107% è una misura ingiustificata e dannosa, che mette a rischio oltre 700 milioni di export e colpisce uno dei simboli del nostro Made in Italy», sottolinea Salvatore De Meo, eurodeputato di Forza Italia e membro della Commissione Agricoltura. L’ eurodeputato mette in luce non solo l’urgenza economica, ma anche la portata simbolica del problema: il settore della pasta è il cuore del Made in Italy alimentare e la sua tutela diventa un impegno nazionale.

«Il Governo italiano – continua De Meo – grazie all’impegno e alla guida del ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha già attivato un’azione diplomatica per coordinare il negoziato con le autorità americane e difendere la correttezza del nostro sistema produttivo. È fondamentale che anche l’Unione europea intervenga con determinazione per tutelare un settore che rappresenta eccellenza, tradizione e occupazione per il nostro Paese».

In questo senso, l’intervento politico e diplomatico diventa anche una questione di credibilità internazionale: la capacità dell’Italia di tutelare i propri prodotti rafforza la fiducia dei partner commerciali e preserva la reputazione del sistema agroalimentare nazionale. La sfida dei dazi non è solo economica, ma simbolica: rappresenta la necessità di dimostrare che il Made in Italy non è negoziabile, che la qualità, la trasparenza e la correttezza sono valori irrinunciabili. E in un contesto globale sempre più complesso, questo tipo di difesa assume un peso strategico che va ben oltre i confini della pasta, coinvolgendo l’intera percezione dell’Italia come paese di eccellenza e innovazione.

Giù le mani dal Made in Italy

La difesa della pasta italiana ha un significato che va oltre il commercio. «Difendere la pasta italiana significa difendere un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo, per questo come Forza Italia continueremo a impegnarci in Europa per tutelare la qualità, la trasparenza e la correttezza dell’industria alimentare italiana», conclude De Meo. Ogni pacco di pasta esportato racconta una storia di eccellenza, tradizione e lavoro artigianale: proteggere questo patrimonio significa affermare che l’Italia sa difendere ciò che ha costruito con anni di impegno e innovazione.

Ma la posta in gioco non è solo culturale o simbolica. In un mercato globale sempre più competitivo, la capacità di resistere ai dazi, di negoziare con decisione e di coinvolgere l’Europa come partner strategico, determinerà la posizione dell’Italia nel mondo del commercio agroalimentare. La spada di Damocle sulla pasta italiana non riguarda soltanto la tavola degli americani o i conti delle aziende italiane, perché, alla fine, l’americano che può permettersi di mangiare italiano, non si preoccupa certo  di pagare più caro il suo piatto di maccheroni, così come continuerà a gustarseli con un buon bicchiere di Chianti. La vera questione è che la resilienza nazionale – ed europea – in difesa dell’artigianato alimentare e vinicolo, rappresenta un test di leadership, credibilità e visione per il futuro del Made in Italy, un monito su quanto sia essenziale proteggere i valori che hanno reso il nostro Paese unico nel mondo.

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”
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