“Bella da morire”: un successo sanremese tra tradizione e cambiamento

Il 1977 segna un’edizione particolare del Festival di Sanremo. Mentre il mondo della musica italiana e internazionale è scosso da profondi cambiamenti, il palco dell’Ariston continua a essere dominato da melodie rassicuranti e testi romantici. In un periodo in cui il rock progressivo, l’hard rock e la canzone d’autore conquistano il cuore dei giovani, la kermesse sanremese sembra rimanere ancorata a una tradizione melodica che fatica a innovarsi.

La ventisettesima edizione del Festival vede la vittoria degli Homo Sapiens con “Bella da morire”, un brano che rappresenta al meglio il pop italiano dell’epoca: una melodia accattivante, un testo immediato e una struttura semplice ma efficace.

Il gruppo toscano riesce a imporsi con un pezzo che incarna il perfetto equilibrio tra orecchiabilità e sentimento, conquistando un pubblico ancora legato alla tradizione canzonettistica italiana.

Quell’anno il Festival è condotto da Mike Bongiorno, affiancato da Maria Giovanna Elmi, in un’edizione che, nonostante la presenza di grandi nomi della musica leggera, riceve una copertura mediatica limitata dalla Rai. L’evento sembra quasi relegato in secondo piano rispetto ad altre trasmissioni, segno della crisi di attenzione che Sanremo sta vivendo in quegli anni. Tuttavia, la presenza di ospiti internazionali di rilievo, come Barry White e John Miles, contribuisce a dare un tocco di prestigio alla kermesse.

Il Festival dei complessi: un podio inedito

Mai come nel 1977 Sanremo è stato segnato dalla presenza dei complessi, termine allora usato per definire le band. A conferma di questa tendenza, il podio è interamente occupato da gruppi musicali, un evento raro nella storia del Festival. Al primo posto si classificano gli Homo Sapiens con “Bella da morire“, mentre al secondo posto troviamo i Collage con “Tu mi rubi l’anima“. Al terzo posto, invece, si piazzano i Santo California con “Monica”. Questa edizione segna quindi un’eccezione alla predominanza dei solisti, dimostrando che il pubblico dell’epoca apprezza sempre più le sonorità e le armonizzazioni vocali tipiche delle band.

Ma c’è dell’altro…dopo 26 edizioni trascorse a brillare nella storica sede del Casinò, il Festival è costretto a fare le valigie per via dei lavori di ristrutturazione. La nuova destinazione? Il Teatro Ariston, pensato inizialmente come una “sistemazione temporanea”… ma che finisce per diventare la sua casa definitiva! Tranne nel 1990, quando il Festival si concede una piccola deviazione.

Bella da morire”: la formula del successo

Il brano vincitore di Sanremo 1977 è un esempio di pop leggero ma ben costruito. “Bella da morire” si distingue per un ritornello immediato e una melodia che rimane impressa fin dal primo ascolto. Il testo racconta un amore appassionato e idealizzato, un tema che si inserisce perfettamente nel solco della tradizione sanremese. Tuttavia, gli Homo Sapiens, a differenza di molti colleghi dell’epoca, portano sul palco un sound più fresco e arrangiamenti più moderni, avvicinandosi ai gusti di una generazione in bilico tra passato e futuro.

Dal punto di vista musicale, il brano è costruito su una struttura classica della canzone pop: strofa-ritornello, con una progressione armonica semplice e immediata. Le voci del gruppo si armonizzano perfettamente, conferendo al pezzo una leggerezza che lo rende facilmente fruibile. Non si tratta di una rivoluzione musicale, ma di una proposta vincente all’interno di un Festival che premia la melodia e l’emozione diretta.

1977: un anno di rivoluzioni musicali e sociali

Mentre a Sanremo trionfa la melodia di Bella da morire, fuori dall’Ariston il mondo della musica vive uno dei suoi momenti più esplosivi. Il 1977 è l’anno del punk, con l’uscita di album seminali come “Never Mind the Bollocks” dei Sex Pistols e “Rocket to Russia” dei Ramones. È anche il periodo in cui la disco music domina le classifiche, con artisti come Donna Summer e i Bee Gees che ridefiniscono le sonorità da club.

In Italia, la scena musicale è altrettanto variegata. Il cantautorato impegnato di Fabrizio De André, Francesco De Gregori e Lucio Dalla propone testi profondi e sonorità ricercate, mentre il rock progressivo italiano vive il suo periodo d’oro con band come la Premiata Forneria Marconi, il Banco del Mutuo Soccorso e gli Area. L’hard rock e il glam rock trovano spazio tra i più giovani grazie ai Queen, ai Deep Purple e ai Led Zeppelin.

Il contesto storico: Italia e mondo nel 1977

Il 1977 è un anno di grandi tensioni e trasformazioni sia in Italia che a livello internazionale. Nel nostro Paese, le contestazioni studentesche e operaie raggiungono il culmine, con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. È l’anno in cui il movimento del Settantasette si impone con forza, segnando un nuovo capitolo della lotta politica giovanile. Il terrorismo delle Brigate Rosse è in piena attività, mentre la politica italiana cerca faticosamente di trovare un equilibrio tra le forze di governo e l’opposizione comunista.

A livello internazionale, gli Stati Uniti vivono gli effetti della crisi economica e della fine della Guerra del Vietnam, mentre in Europa il punk diventa la colonna sonora di una generazione disillusa. La Gran Bretagna è scossa dalle proteste giovanili, e la musica diventa il veicolo principale per esprimere il disagio e la voglia di cambiamento.

La frattura tra Sanremo e la musica dei giovani

L’edizione del 1977 evidenzia ancora una volta la distanza tra la musica proposta a Sanremo e quella realmente ascoltata dai giovani. Mentre il festival premia artisti pop e melodici, le nuove generazioni si avvicinano a generi più sperimentali e anticonvenzionali. La canzone d’autore diventa il mezzo per esprimere il disagio sociale e politico di quegli anni, mentre il rock progressivo e il punk rappresentano una forma di ribellione contro le convenzioni musicali e culturali.

Sanremo, dal canto suo, continua a essere un evento seguito e amato, ma la sua rilevanza nel panorama musicale giovanile è sempre più marginale. Tuttavia, è proprio grazie a brani come “Bella da morire” che il Festival riesce a mantenere un ponte con un pubblico più vasto, offrendo canzoni che, pur senza rivoluzionare la scena musicale, riescono a diventare autentici successi nazionali.

Un classico della musica leggera italiana

A distanza di anni, “Bella da morire” resta uno dei brani simbolo della musica leggera italiana. Nonostante il suo sound sia legato agli anni ’70, la canzone continua a essere ricordata con affetto e apprezzata per la sua semplicità e immediatezza. Gli Homo Sapiens, con questo pezzo, hanno saputo creare un classico che ancora oggi rappresenta una delle pagine più riconoscibili della storia di Sanremo.

Se il Festival di Sanremo del 1977 non è stato un’edizione rivoluzionaria, ha comunque regalato al pubblico una canzone destinata a rimanere nella memoria collettiva. In un’Italia divisa tra la tradizione e il desiderio di cambiamento, “Bella da morire” si inserisce perfettamente come simbolo di un’epoca in bilico tra passato e futuro.

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.