Vacanze troppo care? il 49% degli italiani resta a casa

C’è chi la chiama “l’estate che vince”, con 36 milioni di italiani in partenza e un giro d’affari da oltre 41 miliardi di euro. C’è chi invece la definisce l’estate delle rinunce, dove quasi la metà degli italiani resta a casa, e chi parte lo fa spendendo molto più di quanto vorrebbe. Due fotografie della stessa stagione, scattate da prospettive opposte: da una parte Federalberghi, che esulta per il boom di partenze, dall’altra Assoutenti, che lancia l’allarme caro-vacanze. Entrambe vere, entrambe parziali. La realtà, come spesso accade, sta nel mezzo. E’ la storia del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno.

Questione di punti di vista

Secondo Federalberghi, sono 36,1 milioni gli italiani che riescono a partire in vacanza questa estate, producendo un giro di affari pari a 41,3 miliardi di euro, con una crescita dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma l’indagine svolta da Tecnè per conto di Federalberghi, rileva anche che praticamente la metà degli italiani resterà a casa.

La nostra indagine rivela che una quota di italiani non andrà in vacanza per motivi economici. È un dato che non può lasciarci indifferenti e che ci spinge a lavorare per un turismo più accessibile, ovvero capace di offrire occasione di benessere per tutti”, ha dichiarato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca.

Infatti, Assoutenti dichiara che rincari del settore turistico pesano come un macigno sulle vacanze estive degli italiani, spingendo una fetta crescente di popolazione a rinunciare del tutto alle partenze e determinando un aumento della spesa complessiva per chi, invece, decide di regalarsi una villeggiatura tra giugno e settembre. 

La stangata che ha interessato prezzi e tariffe di tutto il comparto turistico, dai trasporti agli alloggi, da un lato porta un maggior numero di famiglie a rinunciare del tutto alle partenze, dall’altro modifica profondamente le abitudini degli italiani che, per far fronte ai rincari, abbandonano le vacanze lunghe concentrate ad agosto, preferendo pochi giorni fuori casa e scegliendo di spostarsi anche in mesi alternativi come giugno e settembre, quando le tariffe sono più basse”, afferma Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti.

Quanto costa andare in vacanza in Italia?

Dunque, addio alle ormai leggendarie vacanze d’agosto. Le ferie si spezzettano in weekend lunghi, si distribuiscono nei mesi meno cari, si riducono nei giorni. Chi può, adatta le proprie abitudini al portafogli. Perché oggi una vacanza in Italia è un investimento. Le case vacanze, anche fuori stagione, toccano prezzi che fino a pochi anni fa sembravano impossibili: per un bilocale mediocre, in molte località di mare servono anche 1.200 euro a settimana ad agosto, a cui vanno aggiunti extra e pulizie finali.

Gli hotel non fanno eccezione: un tre stelle vicino alla spiaggia può superare facilmente i 150 euro a notte per una doppia, colazione spesso esclusa. Poi ci sono gli stabilimenti balneari: ombrellone e due lettini anche a 40-50 euro al giorno, e se aggiungi un pranzo leggero, una bibita e un gelato, il conto sale senza nemmeno accorgertene. E non parliamo del divertimento serale, delle cene fuori, delle attrazioni per bambini. E ancora: benzina, autostrade intasate da cantieri, ore in coda, pedaggi che salgono. Chi decide di partire in auto deve mettere in conto anche questo. Alla fine, per una settimana in famiglia, si rischia facilmente di superare i 2.000 euro, anche senza fare follie.

Quanto costa andare in vacanza all’estero?

Un dato che passa quasi inosservato, ma che ha un’importanza fondamentale, è che del 51,8% degli italiani che possono permettersi una vancaza, ben il 12% sceglie l’estero come meta turistica. E mentre i prezzi italiani lievitano, sempre più famiglie guardano altrove. Con gli stessi soldi di una settimana in Puglia o Liguria, in Albania, Croazia o Grecia ci fai due settimane in un hotel vista mare, con colazione inclusa e piscina. I voli low cost abbondano, le spiagge sono bellissime, e l’accoglienza non manca.

E poi ci sono le crociere, una formula che conquista sempre più famiglie. Perché convengono? Intanto i bambini spesso viaggiano gratis, oppure a tariffa ridotta. Buffet aperti tutto il giorno, ristoranti tematici, animazione continua, sale giochi, piscine, cinema, discoteche, spettacoli serali. E ogni giorno, si cambia città: un risveglio a Barcellona, una passeggiata a Marsiglia, un tuffo a Malta. Tutto incluso, nessun ombrellone da affittare, niente traffico da affrontare, zero code in autostrada. Con un pacchetto famiglia si riesce a partire anche con meno di 1.500 euro a testa, tutto compreso.

Le vacanze sono un lusso?

È vero, l’Italia è bellissima. Il mare, le montagne, i borghi. Lo sanno bene anche gli italiani, che nell’88% dei casi scelgono di rimanere nel Belpaese per le ferie. Ma a quale prezzo? Se la vacanza diventa un lusso, non tutti possono permettersela. Secondo quanto dichiarata da Federalberghi, Il 49,2% degli italiani quest’anno non partirà tra giugno e settembre. Non per scelta, ma per necessità. Sempre secondo Federalberghi, più di uno su due cita problemi economici come motivo principale. E anche chi parte, spesso lo fa con sacrificio, tagliando da altre parti del bilancio familiare.

Il turismo sta cambiando: più distribuito, più breve, più personalizzato. Ma anche più selettivo. Chi ha disponibilità si adatta, chi no, resta indietro. E mentre il settore alberghiero trova positivo questo dato, Assoutenti lo registra come un campanello d’allarme,  perché quando si dice che il 49,2% degli italiani quest’estate non partirà, si parla di quasi la metà della popolazione. Un dato enorme, che non può essere ignorato.

Perché quasi metà degli italiani resta a casa?

Dietro la rinuncia alle partenze c’è un Paese che fatica. Gli stipendi restano fermi, mentre il costo della vita sale: bollette, affitti, generi alimentari, assicurazioni, benzina. E a pagare il prezzo più alto sono soprattutto le famiglie con bambini, che a luglio devono già pensare a settembre: libri scolastici, abbonamenti per lo scuolabus, mense, rette per lo sport, materiale didattico, iscrizioni.

A conti fatti, l’estate per molti è un lusso che si paga con il sacrificio del rientro a scuola.

Non solo: chi lavora con contratti a termine o saltuari, chi è precario, chi vive di partite IVA con entrate discontinue, spesso non ha certezze nemmeno sul mese successivo. Anche tra chi ha un lavoro stabile, non è raro che la tredicesima (o la quattordicesima, per quei poci eletti che ancora ne beneficiano) serva per rientrare nei debiti dell’anno, non per andare in vacanza. In questo scenario, non partire non è una rinuncia frivola, ma una scelta obbligata. Una necessità che rivela quanto il concetto di “benessere” stia diventando sempre più selettivo.

Ferie, salute e benessere: perché il tempo libero non è un lusso

Andare in vacanza non è solo svago o lusso. È una necessità umana. Staccare per qualche giorno non significa solo fare le valigie e cambiare paesaggio: vuol dire recuperare energie, ridurre lo stress, ricaricare la testa. Chi non si ferma mai, alla lunga ne paga le conseguenze. Dorme peggio, si ammala più spesso, perde concentrazione, fatica a reggere il peso della routine quotidiana. Le ferie servono a ritrovare un equilibrio, a rallentare il ritmo, a respirare.

Dal punto di vista psicologico, anche pochi giorni fuori casa possono fare la differenza. Cambiare ambiente stimola il cervello, migliora l’umore, abbassa i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress). Le vacanze fanno bene anche alle relazioni: si ha finalmente tempo per stare davvero insieme, senza orari, senza corse, senza mille distrazioni. Famiglie, coppie, amici: una vacanza è spesso l’occasione per ritrovarsi, parlare, condividere momenti che durante l’anno vengono risucchiati dalla fretta.

E poi c’è un aspetto ancora più profondo: sentirsi liberi, anche solo per qualche giorno, fa bene alla dignità personale.

Due facce della stessa estate

I numeri dell’estate 2025 parlano chiaro: da una parte milioni di italiani in viaggio, dall’altra quasi la metà costretta a restare a casa. È un’estate che racconta due realtà diverse, entrambe vere. Il turismo regge, anzi cresce, ma non per tutti. Chi parte lo fa spesso con sacrifici, chi non parte non lo fa per scelta, ma per necessità.

Non si tratta solo di conti, ma di un equilibrio che rischia di rompersi. Perché una vacanza non dovrebbe essere un privilegio, ma una pausa minima per ricaricarsi e stare meglio. Se diventa un lusso riservato a chi ha disponibilità, qualcosa non funziona. Il settore turistico può crescere davvero solo se resta accessibile. Per tutti.

Foto copertina di Enrique da Pixabay

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”
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