Stefano Napolitano: un concept album spirituale per anime inquiete

Ci sono artisti che seguono la strada, altri che se la inventano. Stefano Napolitano, invece, ogni tanto sparisce e quando torna ha cambiato mezzo, forma, pelle. Una volta lo trovi in libreria con un saggio, poi lo ascolti in un singolo che mischia sitar, synth e testi mistici. Oppure ti capita in tv, mentre recita poesie o parla di cinema con la disinvoltura di chi il set l’ha sempre avuto in testa.

Difficile etichettarlo, impossibile ignorarlo. Stefano Napolitano non è solo uno che scrive: è uno che agita le parole, le scuote, le mette in scena. Tra libri, canzoni, format video e incursioni televisive, ha costruito un percorso fuori dagli schemi, a metà tra la poesia e il pop, tra la riflessione profonda e la voglia di provocare. Ed oggi, lo ritroviamo con un nuovo progetto musicale che vanta la collaborazione di Danilo Ballo.

Una nuova luce sul mondo

Nel panorama cantautorale italiano contemporaneo, Una nuova luce sul mondo emerge come un’opera intensamente concettuale e spirituale. Il disco, prodotto e arrangiato con sensibilità da Danilo Ballo (già collaboratore dei Pooh), è un viaggio sonoro e narrativo che mescola influenze orientali e mediterranee (sitar, duduk, percussioni africane, voci arabe), in una struttura melodica occidentale. Il risultato è una miscela elegante e straniante, dove il sacro incontra il quotidiano, la storia si fa mito e la denuncia si fa poesia, tra la resina e la pietra.

Sfruttando il sintetizzatore virtuale TH8 di Acustica Audio, Ballo e Napolitano disegnano paesaggi sonori che non hanno timore di essere esoterici, profondi, a tratti anche scomodi. Il tema portante è il ritorno simbolico di Cristo e Maria Maddalena su una Terra smarrita, una narrazione spirituale che diventa specchio dei nostri tempi.

Stefano Napolitano - la copertina dell'album un disegno di Gesù e la Maddalena nel deserto. Gesu con manto azzurro è chinato in ginocchio la Maddalena è sullo sfondo

Analisi track by track: sette stazioni per un concept esistenziale

Il disco si articola in sette tracce che seguono una chiara progressione narrativa e spirituale. Si apre con la title-track, “Una nuova luce sul mondo”, manifesto programmatico che alterna toni apocalittici e speranze salvifiche. “Vecchia terra” continua il racconto immaginando il ritorno del Cristo contemporaneo, mentre “Carboni ardenti” è la più esplicitamente critica, un j’accuse contro l’ipocrisia moderna. “Spazio zero” rallenta i tempi con un’introspezione rarefatta e simbolica, mentre “Lucifero”, provocatoria e liricamente spigolosa, offre una rilettura quasi compassionevole dell’angelo caduto. “Ecco l’uomo” è forse la vetta drammatica del disco: il confronto diretto tra Gesù e l’uomo moderno. Chiude l’album “Donna di Magdala”, poetico commiato che restituisce a Maria Maddalena una centralità storica e spirituale, con una forza evocativa che non cede al sentimentalismo. Un’opera prima sorprendente, densa di visione e artigianalità, che anticipa un artista da tenere d’occhio.

Tracklist: “Una nuova luce sul mondo”, “Vecchia terra”, “Carboni ardenti”, “Spazio zero”, “Lucifero”, “Ecco l’uomo”, “Donna di Magdala”.

Lo abbiamo incontrato per farci raccontare il suo mondo, i suoi “ritorni”, le sue idee poco accomodanti su amore, morte, musica e quella strana creatura che è il pubblico. Il risultato? Un’intervista senza filtri, come lui.

Intervista a Stefano Napolitano

Una nuova luce sul mondo”: spiritualità e denuncia nel debutto di un outsider della canzone d’autore

Dopo anni di scrittura, poesia, televisione e ricerca espressiva, Stefano Napolitano approda alla musica con un album sorprendente. Un esordio cantautorale che mescola sonorità orientali, elettronica raffinata e testi di forte intensità spirituale e simbolica. In questa intervista, l’artista torinese ci racconta com’è nato il progetto, la collaborazione con Danilo Ballo (già arrangiatore dei Pooh), la costruzione narrativa delle sette tracce e la sua visione disincantata ma ancora profondamente umana della contemporaneità.
Una voce fuori dal coro, che parla al cuore e alla coscienza.

Come nasce Stefano Napolitano artista?

Credo sia nato già all’età di 4 anni quando si accorse di saper leggere e scrivere, di saper contare fino a 100 e di eseguire le 4 operazioni aritmetiche.

Ti senti più scrittore o più musicista?

Io nasco come scrittore e mi innamoro sin da bambino della musica. Il primo approccio con la musica risale alle varie edizioni di Canzonissima dove ai tempi furoreggiavano fior di interpreti come Ranieri e Morandi. Ma nel 1973 ho l’opportunità di guardare un filmato alla televisione di un individuo vestito in giacca e cravatta stile anni 70 con gli occhi truccati e i capelli color carota. Era David Bowie nel video clip Life on Mars. Quel giorno Bowie mi aprì un portone. Capii quanto la musica fosse importante perché variegata. Da lì in poi entrò tutto il resto. Quindi mi sento entrambi le cose.

Quale situazione ha stimolato la nascita del nuovo, primo, tuo album?

Sentivo il bisogno di raccontare una storia che potesse andare bene a tutti. Era da poco finita la pandemia, le persone sembravano smarrite, l’atteggiamento del governo e del giornalismo servo ci aveva bombardato col virus trasmettendoci ansie, panico, terrore. Vedevo gente ancora impaurita, smarrita, delusa, amareggiata e mi sono chiesto dove stessimo andando. O meglio, dove stavano cercando di farci andare.

In tutta questa confusione che si era creata attorno ho pensato che l’unico modo per uscirne fuori fosse la visione di un ritorno del Cristo questa volta non più da solo ma in compagnia di Maddalena, la sua più devota discepola se non che amante, personaggio spesso messo da parte nella narrazione biblica ma a mio avviso molto importante. Un Gesù che ritorna per ricreare insieme a lei l’antica formula esoterica del fuoco sacro, dell’amore sacro e cambiare le sorti dell’umanità.

Parlaci di questo album

Una Nuova Luce Sul Mondo riprende la tradizione del concept album caratteristica di alcune produzioni degli anni Sessanta, prima fra tutte Il Sergent Pepper’s dei Beatles. Parte musicalmente da uno stile musicale che può far ricordare il Maestro Battiato ma in realtà si propone di unire in un unico suono la melodia del pop occidentale con le atmosfere marcatamente orientali. Ho voluto creare un suono che mettesse insieme melodicamente queste due tradizioni; quindi, ho ricercato un certo tipo di violini, di bonghi africani, il sitar indiano, il duduk armeno, le voci e i lamenti arabi, strumenti usati ai tempi di Gesù.

Ciò che è venuto fuori è stata una miscela esplosiva. Sono riuscito a creare un suono delicato ma al tempo stesso molto potente.

Un disco che parla dell’umanità in bilico tra bene e male senza più riconoscere la differenza tra l’uno e l’altro. Per quanto riguarda gli arrangiamenti, Danilo Ballo ha usato per la prima volta un sintetizzatore virtuale di nome TH8 di Acustica Audio. A livello di testi sono molto ricercati, mi sono orientato sul sacrale, il mistico e credo di esserci riuscito. Per l’occasione io ho suonato la chitarra e Danilo le tastiere.

Se dovessi fare una collaborazione importante/featuring quale sarebbe l’artista con cui vorresti confrontarti e perché?

Mi confronterei con la vecchia guardia dei cantautori perché sono cresciuto con loro e da loro ho imparato molto. Mi piacerebbe collaborare insieme a Bennato, per esempio, o Alberto Fortis ma anche Garbo o Camerini.

Beatles o Rolling Stones?

Beatles da sempre e per sempre.

La pandemia, anche se è alle spalle, ha cambiato le regole. Come vedi il futuro della musica?

Malissimo come il futuro degli esseri umani. Stanno sminuendo il senso dell’arte. Arte è ciò che di più caro possediamo, è la nostra anima con la quale creiamo i prodotti e li lanciamo sul mercato. Oggi non si crea più ma si distrugge. L’artista è morto, esiste soltanto l’imprenditore avido di denaro. Tutto questo è colpa di un pubblico sempre meno preparato e molto disattento e sempre meno colto che risponde positivamente allo scempio a cui stiamo assistendo.

E come vedi il tuo di futuro?

Andrò avanti fino alla fine, scrivendo i miei libri, la mia musica e i miei soggetti così come piacciono a me. Non mi lascerò indurre in tentazione e mi libererò dal male. Amen.

Stefano Napolitano in pillole

Torinese di nascita, classe 1966, Stefano Napolitano è un enfant prodige e la scrittura entra presto nella sua vita: a quattro anni legge già da solo e poco dopo inizia a tenere un diario, compagno silenzioso di riflessioni e pensieri. Negli anni, quel bisogno di raccontare diventa passione: poesie, racconti, testi di canzoni, soggetti per film, tutto diventa pagina.

Dopo qualche esperienza nella pubblicità e nei sondaggi per l’allora nascente Fininvest, si affaccia al mondo del giornalismo culturale, intervistando artisti come Giorgio Gaber (un incontro che lo segnerà), Morgan e i Bluvertigo, Raul Cremona, Garbo, Alberto Fortis, Johnson Righeira e tanti altri.

Poi, il silenzio. Per anni sparisce dai radar, finché nel 2021 ritorna con il libro Pensieri di seconda scelta, un mix di poesia e riflessione sull’amore, la vita e la morte. Per Stefano inizia una nuova fase artistica che lo riporta nei salotti culturali e programmi radio-tv. Nel 2022 pubblica Lucifero si racconta, un saggio provocatorio, accompagnato da mini-video girati da lui stesso. Il libro fa rumore e approda persino al Salone di Francoforte.

Nel frattempo, scopre anche la via della musica. Il suo primo singolo, Cadendo, entra nella Top 50 della classifica indipendente. Lo segue Il mio momento, prodotto con Danilo Ballo, e distribuito da Ingrooves. Il brano scala la classifica emergenti e quelle dell’indie. Ai videoclip partecipano nomi come Johnson Righeira, Marco Carena e Linda Lorenzi.

Ma Stefano non si ferma qui, e tra un programma televisivo e un altro, nel 2024 pubblica l’album Una nuova luce sul mondo, sette brani mistici e sperimentali in cui fonde strumenti orientali e pop elettronico. La promozione è affidata a Luisa Miki, già manager di Mario Venuti. L’album è un concept spirituale, dove parole e suoni cercano “qualcosa che resta”.

Potete seguire Stefano Napolitano su Facebook, Instagram, Spotify e sul canale YouTube.

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.
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