“Parsifal” l’album progr sinfonico dei Pooh

Per la rubrica “33 giri di ricordi”recensione retrospettiva dell’album Parsifal” dei Pooh.

La Storia non è solo quella che si studia sui libri di scuola. E’ storia tutto ciò che ha contribuito al nostro sviluppo sociologico e che ha segnato gli eventi culturali. Ogni contesto storico è stato accompagnato dalla musica, colonna sonora che ha “battuto il tempo” e raccontato in modo indelebile la storia, fissandola a colpi di note nella nostra memoria. Nasce così la rubrica “33 giri di ricordi”, la musica che ha fatto la storia.

Proseguono gli appuntamenti con i 33 giri di ricordi, meglio se in vinile, che hanno segnato un’epoca: oggi tocca a un album storico per la discografia dei Pooh “primo periodo”: “Parsifal“.

1973

I Pink Floyd pubblicano l’album “The dark side of the moon”.

Durante una cerimonia davanti alla Questura di Milano, in memoria del commissario Luigi Calabresi, ucciso un anno prima, l’anarchico Gianfranco Bertoli, lancia una bomba a mano sulla folla per colpire l’allora ministro dell’Interno Mariano Rumor: l’attentato provocò quattro vittime e quarantacinque feriti.

A Roma viene rapito Paul Getty III, nipote dell’uomo più ricco del mondo. Per sollecitare il pagamento, i sequestratori tagliano un orecchio al ragazzo. La liberazione avverrà cinque mesi dopo, a fronte di un riscatto miliardario.

In un saggio su Rinascita, intitolato “Riflessioni sull’Italia dopo i fatti del Cile”, il segretario del PCI Enrico Berlinguer, lancia la proposta del “Compromesso Storico” con la DC.  

A La Spezia, vengono effettuati arresti di appartenenti al gruppo eversivo La rosa dei Venti, legato a strutture parallele connesse ai servizi segreti. Il colonnello Amos Spiazzi, rivelerà in seguito l’esistenza di strutture segrete NATO contro il pericolo comunista.

Peppino Di Capri vince il Festival di Sanremo con “Un grande amore e niente più“.

La Juventus vince il suo 15° scudetto, secondo consecutivo, con un punto di vantaggio sul Milan. Capocannonieri del torneo Paolino Pulici (Torino), Gianni Rivera (Milan) e Beppe Savoldi (Bologna), con 17 reti a testa.

L’Ignis Varese vince il campionato di basket.

I Pooh e l’anima progr

La macchina della musica ha trovato il suo assetto definitivo, quello che manterrà nei successivi quarantatre anni, e accende il motore: sarà un viaggio lunghissimo, fatto di anni senza fiato, per un numero di infiniti giorni, che termineranno con un restyling a base di componenti vintage, per quella che diventerà un’auto d’epoca, dal valore inestimabile.

Riccardo Fogli ha lasciato il gruppo, i motivi sono ben noti, sospesi tra un pensiero stupendo e una presunta svalorizzazione del suo talento all’interno della band, ed è stato sostituito dal semi sconosciuto Red Canzian, trevigiano con una voglia matta di essere inglese, dopo una serie infinita di provini, tenuti nella lavanderia di un albergo sull’Appennino tosco-emiliano, a Boncobilaccio.

I Pooh, con il nuovo e definitivo line-up, entrano in studio, agli ordini del produttore Giancarlo Lucariello: ne esce un LP che miscela in maniera unica nel panorama italiano di quell’epoca, il pop sinfonico di derivazione britannica, con melodie sofisticate ed orchestrali tipicamente italiane, arrangiate dal Maestro Franco Monaldi.

Valerio Negrini si consacra poeta al servizio della musica.

“Progressive” in una parola: termine che può portare a paragoni ingombranti, a band come i Pink Floyd o i Genesis, per non parlare delle parti corali, che diventeranno un marchio di fabbrica dei Pooh, e che richiamano direttamente i Beatles e i Bee Gees. 

I quattro orsachiotti escono a testa da questo genere di paragone, e c’è da chiedersi perché gruppi italiani come la Premiata Forneria Marconi, piuttosto che Le Orme, siano stati avvicinati ai mostri sacri del progr d’oltremanica, mentre i Pooh siano sempre stati considerati i parenti poveri. Mistero.

Parsifal

“Parsifal, un cavaliere alla ricerca dell’amore”: così doveva intitolarsi l’album, prima della defezione del bassista piombinese. E’ rimasto negli annali, solo il nome del personaggio wagneriano, Cavaliere del Graal, che sacrificò la propria esistenza nel tentativo di redimere l’umanità, compresa la copertina, gentilmente fornita dal Museo Teatrale alla Scala di Milano.

Una suite divisa in due parti, di cui la seconda interamente strumentale, con un testo in puro stile progressive made in Italy, superbamente scritto da Valerio Negrini.

Un pianoforte classico introduce il cantato, poi su un tappeto di Mellotron M400 (Roby Facchinetti era molto all’avanguardia per l’epoca), Dodi Battaglia sferra il primo lancinante assolo, mentre il secondo serve come ponte per la parte strumentale. Un mini “Concerto Grosso”, dove, nel terzo assolo, il chitarrista bolognese, ispiratissimo, gigioneggia da par suo, regalando una delle migliori performance chitarristiche di tutti gli anni ’70.

Finale con un crescendo d’archi pazzesco, e con le ultime parole del testo, che risultano quasi profetiche per quanto riguarda il futuro dei Pooh e la loro evoluzione musicale: “Sacro non diventerai, qui si ferma il tuo cammino”. Cammino che riprenderà soltanto nel 2010, con “Dove comincia il sole”, title track dell’ultimo album di inediti.

pooh la copertina del disco parsifal del 1973
“Parsifal” la copertina – Pooh 1973

Infiniti noi

Il resto dell’album, mantiene la “formula canzone”, anche se le durate sono maggiori rispetto agli standard da juke-box, all’epoca massimo dispensatore pubblico di musica.

Archi morriconiani, partenza quasi in sordina, voce che pian piano prende corpo, per un finale in crescendo, dove gli strumenti elettrici hanno il sopravvento sul tappeto orchestrale. Non particolarmente innovativa, rispetto ai precedenti successi a 45 giri, ma sicuramente di forte impatto.

Riascoltando “Infiniti noi”, tuttavia, la memoria va automaticamente alla trasmissione TV “Vino, whisky e chewing-gum”, condotta da Paolo Ferrari. Un programma, raro per quel periodo, dove si parlava e si proponeva musica, suddivisa tra balera, night club e discoteca.

Così, dopo Il Duo di Piadena e Fred Bongusto, vidi per la prima volta in televisione, il “complesso” che ascoltavo per radio, una radiolina Sony a transistor, durante la Hit-Parade di Lelio Luttazzi. Rimasi sorpreso e sconvolto.

A parte i quattro vestiti di bianco, belli, giovani e capelloni, mi colpirono gli strumenti: chitarre elettriche (ancora non distinguevo quale fosse il basso), il muro di tastiere e soprattutto l’enorme batteria, bianca e scintillante. Vedendo quel programma, decisi che anch’io avrei suonato la batteria, come Stefano D’Orazio.

Io e te per altri giorni

La canzone anticipò l’uscita dell’album, e venne scelta come primo singolo di lancio.

Il testo racconta la storia di un uomo e di una donna che decidono di lasciare i rispettivi partners, per cominciare una nuova vita in due, consci ma determinati, riguardo alle difficoltà e ai pregiudizi che dovranno affrontare. Testo e musica molto energici, un progr orchestrale di forte impatto, che tratta un argomento molto delicato per l’epoca, il divorzio, introdotto da poco nella legislazione italiana, ma oggetto di forti polemiche, tanto che l’anno seguente verrà indetto un referendum abrogativo.

La canzone verrà proposta nel tour finale Pooh 50.

L’anno, il posto, l’ora

Il brano di apertura di “Parsifal”.

Un gioiello di quasi sette minuti, raffinato e triste, che descrive il momento nel quale un pilota si accorge che il suo aereo si sta per schiantare al suolo, e lascia liberi i propri pensieri.

Anche questa canzone, riproposta come bonus track (integralmente rieseguita e ricantata), nel live “Dove comincia il sole live agosto 2011 – Castello di Este”, rappresenta la base di partenza per quello che verrà: strofe cantate a turno dai quattro orsachiotti, incisi e ritornelli cantati coralmente. Quello che diventerà un vero e proprio marchio di fabbrica.

Un pò del nostro tempo migliore

Le altre tracce, tutte di altissimo livello: “Solo cari ricordi”, “La locanda”, “Lei e lei”, che affronta il tema delicato, sempre per l’epoca, dell’amore tra donne, “Come si fa” e “Dialighi”.

Parsifal”, classificato al 58° posto nella classifica dei 100 migliori album italiani, secondo Rolling Stone Italia, e il seguente album “Un po’ del nostro tempo migliore”, pubblicato nel 1975, rappresentano quanto di meglio abbia prodotto il progr sinfonico italiano, insieme a poche altre band, giusto i New Trolls e gli Osanna. Un movimento che purtroppo ebbe una vita molto breve.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.