Immorale, offensiva, blasfema, scandalosa, di cattivo gusto. Sono molte le opere d’arte sottoposte, in vari periodi storici, a censura. Anche se l’arte, dovrebbe godere di una “zona franca” di giudizio proprio per la sua condizione di espressione libera e “super partes”. Ma l’arte, come tutto del resto, deve fare i conti con i tempi e i precetti morali, o pseudo tali, che sono in essere in quel dato contesto storico.
Vediamo quali opere hanno trovato lungo il loro cammino la censura nazionale e internazionale, nessuna esclusa. Per onor di cronaca occorre sottolineare che certe opere, nonostante in altre forme d’arte quali musica, cinema, letteratura, si trovi ben di peggio, ancora oggi sono giudicate oscene.
Il Giudizio Universale: immorale


Iniziamo da Michelangelo Buonarroti e dall’affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina. Accusato di oscenità e tradimento della verità evangelica, fino a quasi rischiare di essere condannato per eresia. Critiche pesanti nel 1500 a quei corpi poco santi e troppo nudi, insomma sconvenienti. Giudicati talmente imbarazzanti da essere rivestiti, fino agli anni ’90 dai panneggi di Daniele da Volterra, passato alla storia con il soprannome di “Braghettone”. L’ arte di sottostare con l’arte alla censura.
Colazione sullerba:scandalosa


Édouard Manet fece gridare allo scandalo a metà del ‘800 con Colazione sull’erba. Pare che il problema morale fosse dovuto alla presenza contemporanea, di un nudo femminile classico e di giovani borghesi vestiti con abiti contemporanei. Un affronto ai canoni accademici perché, fino a quel momento, la nudità era rappresentata per raffigurare soggetti allegorici, mitologici o divinità. In breve la scena fu letta come l’incontro di una prostituta con due uomini del tempo e la giuria del Salon di Parigi la rifiutò come immorale.
La medicina di Klimt :offensiva


Altro giro, altra censura, stavolta tocca a Gustav Klimt. Nel 1894 gli vengono commissionate dal Ministero dell’Istruzione di Vienna, per abbellire il soffitto dell’Aula Magna dell’Università, le tre opere La Filosofia, La Medicina, La Giurisprudenza. Tacciate di essere offensive e forvianti rispetto al tema assegnato: “La vittoria della luce sulle tenebre”. I suoi nudi sfacciati, peccaminosi, contorti e ambigui, sono considerati troppo umani e mortali per la razionalità degli studi scientifici che dovevano rappresentare.
DeDominicis: uno scandalo


Siamo alla 36esima Biennale di Venezia, giugno 1972, Gino De Dominicis presenta un’opera con Paolo Rosa, un ragazzo affetto da sindrome di Down, seduto su una sedia posta nell’angolo della stanza, egli stesso opera circondato da altre opere . Il ragazzo simboleggia il suo modo di stare al mondo, uno stato che non è legato al tempo, un eterno bambino. Una mente infantile in un uomo adulto lo rende idealmente immortale. Nessuno lo comprende e dopo pochi giorni la censura fa il suo corso. L’ artista e il suo assistente, Simone Carella, denunciati dalla Procura della Repubblica per “sottrazione di persona incapace“.
L’origine del mondo di Courbet , Facebook la censura poi ci ripensa


“L’origine del mondo”, nome poetico e un realismo quasi fotografico, è commissionata nel 1866 a Gustave Courbet da un diplomatico turco, Khalil-Bey, per la sua collezione di quadri erotici. Il quadro, rintracciabile su Google senza censura , è stato oggetto di una causa singolare tra un docente francese e Facebook. Il professore pubblica il quadro e il noto Social gli blocca il profilo. L’ insegnante intenta causa e accusa il network di non saper distinguere tra arte e pornografia. Facebook perde e riammette l’opera. Pare la stessa sorte sia toccata ai nudi di Rubens.
Mapplethorpe: pervertito


Robert Mapplethorpe ritrae celebrità, tra cui anche esponenti ecclesiastici, ma a garantirgli la censura sono foto di soggetti sadomaso e studi di nudo omoerotici. Fa scandalo per i contenuti fortemente espliciti, in cui spezza volutamente il confine tra foto d’arte e temi tipici della pornografia . Usa l’arte per parlare , negli Anni Settanta, di omosessualità, HIV, sadomasochismo. “Pensavo che se avessi potuto in qualche modo renderli arte, se avessi potuto mantenere quella sensazione, avrei creato qualcosa di unicamente mio”.
Balthus: pedofilo


L’ascia della censura si abbatte su Thérèse revânt, di Balthus. Quella ragazzina viene definita con una posa troppo sensuale e conturbante. Di qui alle accuse di pedofilia e istigazione alla pedofilia stessa, il passo è breve. Balthus, ancora oggi, continua a subire violenza censoria. Viene da chiedersi se l’arte sia soggetta a parametri particolari di veto.