Venerdì 13 agosto, Salman Rushdie, il romanziere famoso per il libro “I Versi Satanici” è stato aggredito, da un sospetto estremista musulmano, al Chautauqua Institution, a New York. Proprio mentre stava per iniziare un intervento sugli scrittori e gli artisti esiliati negli Stati Uniti durante un festival letterario.
Il procuratore distrettuale Jason Schmidt ha riferito che Salman Rushdie “è stato colpito con 3 coltellate alla parte anteriore destra del collo, 4 allo stomaco e una all’occhio”. E con lui ancora una volta è stata colpita la libertà di parola e di espressione. Un attacco contro la persona che va a colpire i fondamenti della libertà di ognuno di noi.


La fatwa emessa da Khomeini
Salman Rushdie si porta dietro, dal 15 febbraio 1989, una fatwā di condanna a morte, emessa nei suoi confronti dall’allora ayatollah Khomeini. Il motivo? Nel suo libro I versi Satanici Rushdie parafrasa in modo evidente un episodio riferito al profeta Maometto. Con il nome di versetti satanici , infatti,si indicano, da parte degli studiosi della cultura islamica alcuni versetti che Maometto avrebbe recitato alla Mecca. Versi poi indicati dal profeta stesso come di origine satanica perché le parole gli erano state sussurrate all’orecchio sinistro. ( L’Arcangelo Gabriele gli parlava solo dal destro).
Sia come sia, il libro non piace al regime islamico iraniano di Khomeini. Rushdie è accusato di apostasia blasfemia e bestemmia e raggiunto dalla fatwa di morte. A questa si aggiunge, poco dopo, una taglia sulla sua testa posta da un ricco e facoltoso commerciante di Teheran. Una taglia riproposta nel 2019, a “celebrazione” del trentennale della fatwa da quaranta organizzazioni mediatiche iraniane. 600mila dollari per la vita di Rushdie.
I Versi Satanici


Ma di cosa tratta nello specifico questo romanzo per cui Rusdhie rischia la vita da più di trent’anni? Pubblicato nel 1988 dalla casa editrice inglese Viking Penguin, e ambientato in un mondo moderno pieno di caos e miracoli, inizia con il botto. L’attentato terroristico a un jet diretto a Londra a metà volo. Due attori indiani cadono sulla terra, salvandosi miracolosamente, ma trasformati in simboli viventi di ciò che è angelico e malvagio. I due protagonisti si affrontano in una lotta senza esclusione di colpi destinata a protrarsi in eterno, fino alla improvvisa apparizione divina del profeta Mahound.
Un romanzo definito dal The Guardian di Londra “Esilarante, popoloso, loquace, a volte esilarante, straordinario. . . un giro sulle montagne russe su un vasto paesaggio dell’immaginazione.”. Un romanzo che ha valso a Rushdie il Whitbread Prize per il miglior romanzo.
Le morti “improvvise” dei traduttori
Il libro versi satanici porta con sè una scia di morte, paura e distruzione come nella peggiore Inquisizione. Dopo nove giorni dell’uscita è bandito in India, paese di nascita dell’autore. Quindici giorni dopo arrivano le prime minacce di morte, indirizzate poi anche alla moglie e seguite da pacchi bomba negli uffici della Viking Penguin. A Bolton, uno dei dieci borghi metropolitani della Grande Manchester in Inghilterra, il libro è bruciato in piazza.
Non finisce qui. Il 3 luglio del 1991 viene pugnalato nella sua abitazione Ettore Capriolo, traduttore del libro in italiano, fortunatamente non a morte. Sorte peggiore per il traduttore giapponese, Hitoshi Igarashi, ucciso a Tokyo il 12 luglio. L’editore norvegese William Nygaard è ferito a colpi d’arma da fuoco nell’ottobre del 1993.
Il perverso gioco su Rushdie che dura da più di trent’anni
Nel corso di questi trent’anni il regime iraniano ha espresso posizioni anche più morbide nei confronti di Salman Rushdie senza però mai arrivare ad un annullamento della fatwa. Il politologo francese Dominique Moïsi ha spiegato al “Corriere della Sera che “c’è stato un momento di apertura e moderazione in cui le autorità iraniane volevano sospenderla, ma c’erano divisioni tra gli ayatollah e alla fine ha prevalso l’ala più conservatrice.
Nel 1998 il governo iraniano dichiarò che non avrebbe mai appoggiato un tentativo di assassinio verso Rushdie, ma la fatwa non venne comunque ritirata”. Il punto è che i vari governi iraniani succeduti da allora non se la sentono di smentire in modo netto la famosa decisione del padre della Repubblica islamica. Inoltre “Con la morte di Khomeini nel 1989, l’editto è stato reso immutabile. Ancora nel 2019 la stessa guida suprema, l’ayatollah Khamenei ha definito ‘irrevocabile’ il verdetto di Khomeini perché si basa su ‘versi divini’”.
La fatwa dunque continua. Per sempre. Salman Rushdie non potrà mai rilassarsi nel timore di un altro killer nascosto nell’ombra.